La rivoluzione solitaria di Papa Francesco che cambia la Chiesa
Cultura | 15 settembre 2015
Quando si prova a chiedere in giro cosa la gente pensi di Papa Francesco, le risposte sono quasi sempre unanimi, sia che si tratti di cattolici praticanti che di atei convinti:” questo Papa sta cambiando le cose...”.
Che fosse un Papa “sui generis” si era capito fin da quando ha rifiutato la scorta a Santa Maria Maggiore, la croce d'oro prima di affacciarsi al balcone della basilica, non si è seduto sul trono quando ha ricevuto l'omaggio dei cardinali in conclave.
I segnali che sono giunti fino ad oggi dal massimo esponente della Chiesa sono per certi versi rivoluzionari e potremmo dire fuori dal coro, perchè malgrado lo scorrere del tempo, dentro le mura vaticane e nelle piccole diocesi – con qualche dovuta eccezione – il conservatorismo è ciò che ha accompagnato la “parola di Dio”, una parola che spesso, per voce dei suoi divulgatori, non ha saputo fondersi e amalgamarsi con una società moderna e diversa rispetto a duemila anni fa.
Appare rivoluzionario un Papa che scalcia davanti ai privilegi e che decide di stare accanto non solo ai più deboli, ma a tutti coloro i quali in questi secoli di storia sono stati emarginati dalla chiesa. Un'umanità ritrovata che stravolge i vecchi equilibri.
Tante infatti le dichiarazioni di Francesco che hanno rivoluzionato il pensiero aprendo di fatto ad un rinnovamento della Chiesa, lanciando un messaggio fresco, nuovo, capace di attrarre i giovani. Un vero leader carismatico che nella Chiesa mancava forse dal primo Wojtyla.
Dichiarazioni, le sue, che hanno disorientato gli ambienti più conservatori, come quelle fatte durante la conferenza episcopale sulla famiglia quando di fatto è stata espressa una nuova posizione per i cattolici divorziati e per gli omosessuali. Affermazioni, queste ultime, che non sono andate giù a molti. I conservatori infatti hanno lanciato una campagna contro questa nuova politica che avrebbe concesso i cattolici divorziati e risposati il diritto di prendere la Comunione durante la Messa.
La potenza del suo messaggio e delle sue parole, arrivano come uno schiaffo in pieno volto. E' il caso delle dichiarazioni di domenica scorsa quando senza alcuna esitazione Francesco ha lanciato un appello forte e chiaro rivolgendosi a ogni parrocchia cattolica in Europa, perché accolgano ciascuna una famiglia di profughi in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni. In un momento di emergenza umanitaria senza precedenti, in cui il dibattito sull'immigrazione coinvolge ogni ambito della società, inchiodando in primis la politica a responsabilità precise spesso disattese, per incapacità o per paura, le prime risposte arrivano dalle comunità ecclesiali. Roma, Firenze, Avezzano, Potenza - Muro Lucano e Marsico Nuovo si sono già attivate. Anche le diocesi della Calabria si stanno mobilitando, le parrocchie di Torino, Bologna, si stanno organizzando per dare una risposta all'appello del Papa. Ma ci sono anche dei casi “virtuosi” che non hanno atteso input, come Vicenza, dove fin dalla scorsa Quaresima, il vescovo Beniamino Pizziol ha aperto le porte di un appartamento in Vescovado ai migranti o il Santuario di Pompei dove negli ultimi mesi sono stati accolte 30 donne migranti con i loro bambini che provengono da Eritrea, Nigeria, Guinea.
Così come appare storica la recente svolta sull'aborto: in vista del Giubileo il papa ha chiesto una grande amnistia. "Perdono pieno alle donne che si sono pentite" e concede ai preti la facoltà di assolvere in caso di aborto: "Il perdono di Dio non può essere negato a chi si è pentito".
Dalla lotta ai privilegi “L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere Vescovi vuol dire tenere sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù che, come Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire”, ai dialoghi con gli studenti e gli insegnanti "Una laurea non è sinonimo di status più elevato, denaro e prestigio sociale"e studiare "è un diritto, non un privilegio" , o ancora la storica visita a Cuba per incontrare Raul Castro. Pochi mesi dopo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, metterà fine a un embargo fallimentare durato 53 anni. Lo stesso leader cubano ha dichiarato : "Ho ringraziato il Santo Padre per il suo contributo al riavvicinamento fra Cuba e gli Stati Uniti"
Qualcuno ha fatto un'analogia tra la visita di Giovanni Paolo II ed il suo impegno per l’abbattimento del muro di Berlino e Francesco per la ripresa dei rapporti tra Cuba e Usa.
Recentemente è tornato sul tema dei guadagni derivanti da attività economiche collaterali svolte da alcuni parrocchie o conventi, ed è successo durante un'intervista con la radio protestante di Buenos Aires Fm Milenium 106.7 (con la quale Bergoglio collaborava) nel corso della quale ha affermato parole nette:"Un collegio religioso, essendo religioso, è esente dalle tasse, ma se lavora come albergo è giusto che paghi le imposte", ha spiegato Francesco. Sull'accoglienza dei migranti, ha fatto presente il Papa, "alcune congregazioni dicono: 'no, ora che il convento è vuoto faremo un hotel, un albergo: possiamo ricevere gente e con ciò ci manteniamo e guadagniamo denaro'. Bene, se desideri questo, paga le imposte. In caso contrario, il business non è pulito".
Bisogna dire che non è la prima volta che il tema dei guadagni della chiesa finisce al centro del dibattito e delle attenzioni di Bergoglio. Qualche tempo fa infatti il suo no alla chiesa affarista fece molto scalpore “Ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente - ha detto Bergoglio - Non ce la fa a perdonare! E lo scandalo, quando il Tempio, la Casa di Dio, diventa una casa di affari, come quel matrimonio: si affittava la chiesa. Ma perchè Gesù ce l'ha con i soldi, ce l'ha con il denaro? - ha chiesto il Papa - Perchè la redenzione è gratuita; la gratuità di Dio Lui viene a portarci, la gratuità totale dell'amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che ...eh, non è tanto gratuita, la salvezza. È per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel Tempio».
Francesco, insomma, sta provando a segnare il passo del cambiamento e come diceva Sant'Agostino:“I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Questi tre tempi sono nella mia anima e non li vedo altrove. Il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l'attesa.” Un'attesa che si spera non sia troppo lunga.
Francesca Scaglione
di Francesca Scaglione
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