La rivoluzione dolce delle donne leader nel Mediterraneo

Società | 28 ottobre 2020
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Presentati su Zoom i risultati del Progetto Amina, promosso dalla Ong MEDITER e finanziato dall’UE. Un percorso che ha dato vita alla Rete Jasmine con il sostegno di 20 donne leader nel Mediterraneo, protagoniste di un video e di un libro pubblicato in cinque lingue. Leoluca Orlando: “è il valore della qualità della partecipazione delle donne alla vita delle comunità che fa la differenza”.

 

«Non ci sono dubbi. Siamo sulla strada che ha un grande futuro: quello di affermare con forza che il Mediterraneo è un continente di acqua e che l’ immagine del Mediterraneo è data dalla qualità della partecipazione delle donne alla vita delle comunità. Due cose caratterizzano le città oggi: la qualità della mobilità e il nuovo palazzo di città, il nuovo teatro simbolo di una città. Alle città si chiede quale sia la qualità della mobilità. Credo, però, che un altro elemento sia  anche la qualità della partecipazione delle donne alla vita delle comunità. Essere qui oggi tutti insieme dimostra che la strada intrapresa dal Progetto “Amina “ e dalla Rete Jasmine, nata a Palermo un anno fa, ci vede in piena condivisione di visione.  Si va sempre più rafforzando la consapevolezza dell’importanza dell’esperienza fatta nel capoluogo siciliano che, nonostante il Covid19, vogliamo tutti che continui e la vostra partecipazione di oggi lo dimostra».

Lo ha affermato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, prendendo parte alla Conferenza finale del Progetto “Amina” che si è svolta sulla piattaforma Zoom. Difficile, infatti, sarebbe stato, in tempo di Covid19, tenerla in presenza, dal momento che le 50 donne che vi hanno preso parte sono originarie di paesi come Giordania, Libano, Marocco, Spagna, Albania, Francia, Inghilterra. Un numero veramente nutrito di donne coinvolte dall’Ong Mediter, la cui rete è composta da oltre 60 partner delle due rive del Mediterraneo, in un progetto sostenuto e co-finanziato dalla Commissione Europea  in partnership con l’”Association de Volontariat Touiza de la Wilaya D’Alger”, che, proprio a Palermo, ha reso concreto uno dei suoi obiettivi che puntava alla costituzione di una rete nel Mediterraneo per il supporto alla leadership delle donne nella Regione. Rete nata nel novembre del 2019 e alla quale è stato dato il nome di Jasmine. Tra i suoi ulteriori obiettivi quello di facilitare l'accesso a posizioni d’influenza e potere per le giovani donne leader nel Mediterraneo attraverso formazione continua e scambio di buone prassi.  

A essere state convocate nel capoluogo siciliano, dal 13 al 16 novembre 2019, infatti, in qualità di testimonial e co-fondatrici della Rete che ha oggi sede a Palermo, sono state donne leader provenienti da 12 Paesi dell’area Mediterranea che hanno sottoscritto la “Carta di Intenti della Rete Jasmine” davanti al primo cittadino, nella Sala delle Lapidi di Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo.

Una mattinata piena di sollecitazioni, quella odierna, capace non solo di fare il punto su quanto realizzato, ma anche di tracciare la strada da seguire per tappe future.

«Non potevamo concludere meglio di così – afferma Victor Matteucci,  presidente di Mediter – a dimostrazione che si è trattato di un percorso sentito e partecipato da tutti perché  andato oltre il dovuto grazie all’investimento emotivo di tutti.  Un progetto che, in 3 anni, ha registrato il coinvolgimento di 150 donne beneficiarie dirette e di un migliaio di altri soggetti raggiunti in vario modo. Le Università di Algeri e di Palermo sono state attivamente coinvolte con interviste fatte a oltre 100 donne delle due rive del Mediterraneo. Abbiamo fatto la formazione attraverso due moduli, uno a Palermo e l’altro ad Algeri: il primo con 30 donne, il secondo con 70. Quindici i tutor. La Rete Jasmine, secondo obiettivo del progetto, ha portato a Palermo 22 donne leader da 12 paesi che hanno sottoscritto la Carta di Intenti, rilasciando le interviste che hanno dato modo di realizzate “Il Mondo è mio”, libro pubblicato in cinque lingue (italiano, francese, inglese, spagnolo e arabo) che presenteremo ben presto in giro per il Mediterraneo. Ora ci attendono nuove sfide, progetti che la Rete Jasmine porterà avanti con la sinergia che è propria di quelle donne che amano confrontarsi e non primeggiare l’una sull’altra».

Covid permettendo, infatti, tra le prime città nelle quali il libro sarà presentato ci sono Barcellona e Tirana, oltre ovviamente Palermo e Roma.  La conferenza di oggi, però, ha dato l’input a tutte le donne presenti per programmare e organizzare altri eventi, utilizzando il libro per promuovere la Rete Jasmine e le sue enormi potenzialità  funzionali a rafforzare, tra le altre cose, l’influenza delle donne nelle decisioni, facilitando un management delle donne e supportando le dinamiche di genere.

«Questa pandemia – ha aggiunto il sindaco Orlando – ha costretto tutti a partire dal diritto alla salute, il chiodo al quale appendere il quadro di ogni programma di vita, di ogni attività economica. La salute innanzitutto. Partire da questo diritto, però, può avere un effetto positivo perché ci richiama a tutti gli altri diritti: il diritto al lavoro, alla libertà, all’uguaglianza. Il virus ci ha costretto prepotentemente a parlare di diritti e, in qualche misura, l’iniziativa vissuta a Palermo e che continua in tutto il Mediterraneo, viene rafforzata dalla pandemia, consentendoci  di inserire il quadro dei diritti delle donne nel quadro del diritto alla salute, diritto che deve partire dal rispetto della vita umana. Palermo vi aspetta tutte, appena il virus ve lo consentirà».

«Sono veramente soddisfatto di questa giornata  – conclude Victor Matteucci –. Ringrazio il sindaco Orlando e le donne per avere partecipato a un’esperienza unica, che è solo un punto di partenza. Implementiamo i prodotti messi in campo e diamo seguito anche alla formazione politica. Così come dice la nostra amica Farida Allaghi, dobbiamo fare un passo indietro noi per dare modo alle nuove generazioni di donne di avanzare. Ce lo sottolineava il sindaco di Palermo, la pandemia ci costringe a riflettere sui diritti, in particolare sullo sviluppo sostenibile. La salute ci richiama a una sostenibilità dei modelli economici e credo che le donne siano una risorsa strategica per l’approccio di condivisione e non conflittuale che si è sempre avuto. Una sfida che non riguarda solo le donne ma tutti».



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