La rinnovata forza della lotta di classe nel nostro tempo
Ha ancora senso scrivere e parlare di lotta di classe nella nostra epoca e nella nostra società definita “liquida”, “postindustriale”, “postideologica”? Ed ora, nell’era coronavirus, divenuta anche “postpandemica”?
Altrochè se ne ha. Più di prima. Tutto siamo tranne che in presenza di un concetto ferrovecchio o di un relitto del passato.
Lotta di classe nel nostro tempo, per cominciare dall’attualità, è battersi per fornire vaccini ai paesi più poveri del mondo, gratuitamente o ad un prezzo politico. E, per restare in ambito covid-19, sospendere i brevetti sui vaccini quando si è scivolati dentro una pandemia dichiarata.
Lotta di classe è combattere con tutti gli strumenti possibili l’inaccettabile carneficina dei morti sul lavoro, sulla quale da noi in Italia ben poco si sa reagire dopo qualche ora o mezza giornata di dichiarazioni di rito. Bisogna battersi con tutte le forze per la sicurezza sui posti di lavoro.
Lotta di classe è affermare il primato della scienza sui negazionismi.
Lotta di classe significa impegno generalizzato, di valore strategico, a debellare il primato della finanza e dei grandi mercati finanziari privati in economia e sulla politica. Significa impegno generalizzato a debellare i supermiliardari, ad essere sempre, comunque e dovunque dalla parte dei più deboli, dei più poveri, dei più fragili, a far sì che queste categorie possano al più presto superare la soglia di povertà e diventare nei loro paesi classe media. Più supermiliardari esistono nel mondo e meno speranza esiste di consolidare la classe media vincendo così la povertà.
Lotta di classe è farla finita con allenatori e giocatori di calcio o atleti di altre pratiche sportive strapagati una catasta di milioni di euro o dollari l’anno mentre decine, centinaia di milioni di individui in quello stesso anno muoiono letteralmente di fame. E la stessa fine della cuccagna deve valere per non meno strapagati registi, stelle del cinema, cantanti, gruppi. Non facciamoci imbrogliare dal messaggio che si fa circolare ad arte: tutti costoro – da Besoz a Gates al capocannoniere di turno – fanno tanta beneficienza. Vero. Come è vero però che rimane siderale la distanza tra quanto guadagnano (e quanto con questi importi astronomici si potrebbe realizzare per i più disagiati e per la collettività in genere) e quanto destinano alla beneficienza, pur in presenza di somme significative. Più in generale, deve considerarsi inammissibile ed inaccettabile il concetto che un solo individuo disponga di un patrimonio di centinaia o migliaia di miliardi di dollari o di euro, pari al bilancio non di una repubblica delle banane ma di uno stato di medie dimensioni economiche e produttive.
Lotta di classe significa contrastare in tutti i modi i nuovi imperi del nostro tempo: Amazon, Ali Baba e simili. Multinazionali dell’e-commerce che hanno distrutto commercianti e commercio nelle città e nei paesi di ogni angolo del pianeta.
Lotta di classe è guerra senza quartiere alla mafia, alle mafie, alla corruzione, al malaffare, a tutto quello che costituisce la negazione della legalità e dell’etica pubblica.
Lotta di classe è non pensare omologato, essere consapevoli che prima dell’Intelligenza Artificiale viene sempre l’uomo, lottare per un mondo non necessariamente più superdigitalizzato ma per un mondo prima di tutto con più relazioni dirette, di occhi, in carne ed ossa. Il supino abbandono, ormai messianico, a nuove tecnologie sempre più sofisticate, spesso inutilmente superflue, manovrate da una sparuta minoranza di cervelloni dell’informatica, rende sempre più “analfabeti informatici” o, nella più ottimistica delle ipotesi, “controllati informatici” miliardi di individui: una vera pacchia per il cosiddetto “capitalismo della sorveglianza”.
Lotta di classe, per restare in ambito planetario, è una non più rinviabile, imponente ripresa delle manifestazioni per il disarmo nucleare. Dappertutto. Incessantemente. Di più: bisogna farla finita con l’atomo anche nelle applicazioni energetiche pacifiche. Bisogna uscire dall’atomo, bisogna cancellarlo dal pianeta prima che cancelli il pianeta. O finisce l’atomo – quello della deterrenza e dei missili armati di testate nucleari ed anche quello della “utilizzazione pacifica” che fornisce energia elettrica – o finisce ogni forma di vita nel mondo. Non esiste scampo, non esistono scorciatoie o vie di mezzo. O finisce l’uno o finisce l’altra.
Lotta di classe significa battersi sempre e dovunque, in ogni paese, per una riduzione delle spese militari. Se un mondo senza armi ed armamenti è una utopia non liquidiamo come utopia una sensibile riduzione delle spese per gli eserciti, le quali – crisi o non crisi – raggiungono ogni anno nuovi traguardi e cifre che fagocitano i bilanci delle nazioni.
Lotta di classe significa anche battersi contro gli sperperi delle spese destinate alla conquista dello spazio, peraltro sempre più militarizzato. Che andremo a fare sulla Luna o su Marte? La montagna di dollari, trilioni su trilioni, che queste nuove conquiste costano alle potenze spaziali ed alla collettività non potrebbe essere meglio impiegata sulla vecchia Terra per rendere più felice l’esistenza di miliardi di individui?
E’ lotta di classe esigere dovunque, a cominciare dalle nostre parti, la cura costante e il potenziamento dell’istruzione, dell’università e della ricerca pubblica, l’acqua pubblica e non privatizzata, la sanità pubblica e per il territorio, il contrasto feroce all’abbandono scolastico.
A proposito di istruzione e di farci gli affari degli altri: è lotta di classe non restare indifferenti per quieto vivere o interessi commerciali di import ed export o per diplomazia dell’acquiescenza di fronte a quei paesi, sclerotizzati da concetti religiosi vecchi di millenni, e a quelle teste turbate che vedono ancora nel 2021 come una specie di diabolico frutto della modernità la scolarizzazione di massa delle donne.
E’ lotta di classe battersi contro ogni forma di colonialismo euroccidentale e americano e di neocolonialismo cinese in Africa.
E’ lotta di classe limitare il carico demografico ormai insostenibile della terra. E dunque considerare non più un tabù, di cui non si ritiene neppure di dovere parlare, la prolificità delle coppie – soprattutto di religione islamica, ma in Africa anche di altre religioni – con sette, otto, dieci figli. Con questi numeri il domani di ogni ragazzo o ragazza del mondo è compromesso. La terra non potrà mai reggere un simile carico demografico in crescita esponenziale. Di conseguenza nei decenni a venire si produrranno ancor più inevitabili contrasti, conflitti, guerre.
E’ lotta di classe elevare sempre e dovunque la conoscenza, potenziare lo studio, la cultura, l’arte. Possibilmente evitando la stupidità del “cancel culture”, l’abbattimento delle statue di uomini importanti del passato che erano e restano (non può essere altrimenti) uomini del loro tempo, da giudicare per come pensavano e per quello che hanno realizzato allora e non con la nostra mentalità di oggi.
E’ lotta di classe sradicare i femminicidi e la violenza sulle donne. Non fa alcuna differenza che il fenomeno coinvolga trasversalmente tutte le classi sociali e le professioni.
E’ lotta di classe la grande guerra per il rispetto della natura e per una agricoltura naturale, non artificiale, avvelenata di chimica. E’ lotta di classe difendere l’ambiente e la sostenibilità ambientale. Come bisogna uscire dall’atomo così bisogna uscire dalla plastica che sta riempendo - devitalizzandole - terre, mari e oceani, sta soffocando miliardi di individui e l’intero pianeta. E’ lotta di classe arginare – con l’adozione di coraggiose misure in materia energetica, nella produzione industriale, nella vita domestica di tutti i giorni – la catastrofe climatica targata uomo in quanto causata in massima parte dall’uomo.
E’ lotta di classe il contrasto in ogni nostro gesto od atto al razzismo ed alle preclusioni mentali. E - una volta messo in chiaro che è di tutta evidenza che il nord del mondo non può accogliere l’intero sud del mondo ovvero centinaia e centinaia di milioni di persone ininterrottamente - è lotta di classe non annegare o respingere i migranti. Semmai integrarli, accoglierli con corridoi umanitari e programmazione dei flussi su base associativa internazionale, senza costruire muri e barriere o aizzare contro di loro i cani poliziotto. Integrarli significa farli diventare nel tempo risorse, cervelli, braccia, imprenditori nei paesi nei quali si trasferiscono. Secondo il modello americano e anche britannico che da un secolo e mezzo, se non più, ha reso l’immigrazione e l’insieme di più culture il motore della crescita, così come dell’innovazione scientifica ed accademica di quei paesi.
E’ lotta di classe nel mondo combattere contro tutti gli “ismi” che lo hanno distrutto nel secolo scorso e che, nostalgicamente, fanno capolino anche nel XXI°: comunismi, fascismi, nazismi, sovranismi, nazionalismi, suprematismi. Battersi contro tutte le dittature e le autocrazie, a partire da quelle camuffate da finte democrazie. Finiti i blocchi, restano due schieramenti ben precisi: da una parte le democrazie dove - anche se giorno per giorno va difesa, salvaguardata, coltivata – esiste la libertà e nazioni dove si assiste ad un drammatico deficit di libertà, a repressione, a negazione di diritti, tutte condizioni dolorosamente penalizzanti per i cittadini di quei paesi.
E’ lotta di classe per noi europei difendere a tutti i costi l’integrazione europea: rendere sempre più salda, coesa e federale l’Unione Europea, argine evidente e conclamato a secoli di reciproca macelleria tra regni e principati del continente.
E’ lotta di classe combattere contro il terrorismo, islamico e non solo, in tutte le sue forme, espressione vigliacca, infame e folle di attacco a persone, anche bambini, inermi e innocenti.
Torniamo all’Italia. E’ lotta di classe la lotta senza quartiere all’evasione fiscale con l’introduzione di una seria patrimoniale per chi dispone di patrimoni effettivi (per chi li occulta e li intesta a prestanome bisogna procedere senza starci troppo a pensare con il sequestro automatico) ad esempio che superano il milione di euro, ad esempio che consentono vacanze in barche e motoscafi lussuosi da sogno, ad esempio per chi acquista e guida auto da centomila euro in su. E’ lotta di classe non indugiare troppo in privatizzazioni rivelatesi non meno inefficienti della gestione diretta pubblica, anzi più rapaci e imperniate su giochi finanziari piuttosto che su solide basi economiche.
L’elenco potrebbe continuare. Ci fermiamo qui. Crediamo che basti. Nella società postpandemica resta stellare la distanza tra le entrate di un manager di una azienda e di un lavoratore della stessa azienda – ad esempio, ne esistono casi, 370 volte in più al giorno – e si assottiglia sempre più la classe media, spina dorsale del vivere sociale e del vivere economico. Perché dunque si dovrebbe archiviare la lotta di classe?
di Pino Scorciapino
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