La Regione al voto, tra spese inutili e nuovo precariato

Economia | 21 marzo 2016
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Suddivisa in otto titoli e 76 articoli, la legge di stabilità regionale approvata dall'ARS il 2 marzo ma pubblicata sulla GURS solo venerdì' 18, presenta in realtà due grandi articolazioni profondamente differenti tra di loro. Nella prima parte si trova la sostanza politica della complessa manovra ancora in corso di definizione tra Palermo e Roma - sui nuovi rapporti finanziari tra la regione ad autonomia speciale e lo Stato; nel resto si ripercorrono strade già note e abbastanza contraddittorie con l'esigenza del risanamento finanziario. Qualche chicca va segnalata: avevamo già accennato ai mezzi di trasporto “alternativi” per le isole minori (canoe, tavole da surf, oppure elicotteri?) ipotizzati dall'articolo 48, non è da meno il terzo  comma  dell'articolo 15 che prevede il finanziamento di borse di lavoro trimestrali per il sostegno al reddito dei disoccupati residenti nei comuni con popolazione inferiore a 150.000 abitanti per “la raccolta differenziata dei rifiuti con il sistema porta a porta e/o lavori di manutenzione”. Si autorizza in sostanza la creazione di nuovo precariato in un settore già tanto tormentato come quello dello smaltimento dei rifiuti: alla faccia della razionalizzazione della spesa! In compenso dalla legge è scomparso ogni riferimento ad interventi di contrasto contro la povertà estrema. Eravamo stati assai critici su quanto contenuto in materia  nel disegno di legge a suo tempo esitato dalla Giunta, ma anche quel poco è scomparso e si è preferito ignorare del tutto una questione che investe drammaticamente la vita di trecentomila famiglie siciliane. Nel frattempo il disegno di legge di iniziativa popolare vien fatto giacere colpevolmente negli uffici della presidenza dell'Assemblea Regionale. Ormai conclusa la sessione di bilancio, non ritengono Lorsignori che sarebbe l'ora di tirarlo fuori dai cassetti? Ancora una volta, si deve tristemente constatare la sordità di deputati e governo regionale rispetto a qualunque proposta intenda affrontare in termini non clientelari ed assistenzialistici  esigenze sempre più urgenti dei soggetti più deboli della società siciliana.  Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Il cuore politico della legge va però rintracciato negli articoli dal 1 al 7. L'art.1 consente di cancellare dalle scritture contabili della Regione le somme eliminate nei precedenti esercizi finanziari peer perenzione amministrativa. Il 2 stabilisce che al concorso al risanamento della finanza pubblica, quantificato per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 in 1miliardo286.745 euro si provvede con risorse a carico della regione. L'art.3, introducendo nella legislazione siciliana la nuova normativa sulla contabilità unificata, prevede che a decorrere dal 2016 le variazioni di bilancio connesse a riproduzioni di economie di spesa dei fondi regionali siano effettuate, a fronte dell'accertamento delle relative entrate, solo nei casi in cui sia individuato un vincolo di specifica destinazione dell'entrata alla spesa e sia prevista la relativa copertura nel bilancio. Per il cofinanziamento dei programmi comunitari 2014-2020 si provvederà attingendo alla quota di risorse FSC accertate pario a 233 milioni di euro per il  2016 e a 25milioni per il successivo esercizio finanziario. Tuttavia di questi 233 milioni, ben 60 saranno destinati al settore forestale. L'art. 4 è dedicato ai rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione, vero punto dirimente della recente vicenda politica regionale. Tutta questa parte della legge è scritta traguardando l'obiettivo della modifica delle norme di attuazione dello Statuto speciale, la cui ultimo aggiornamento risale all'ormai lontanissimo 1965: se tale obiettivo fallisse l'intero impianto della manovra verrebbe meno, con conseguenze disastrose. Su questo punto si è esercitato il massimo della polemica, ma non sempre è risultato chiaro cosa v'è in gioco. Partiamo dall'inizio: a partire dal 2012 le leggi di stabilità nazionali hanno imposto alle regioni e  agli enti locali di partecipare agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica. La Sicilia, come altre regioni, ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale, ma le sentenze non le hanno dato ragione. Ciò ha comportato per il già defedato bilancio siciliano un peso crescente, che negli anni scorsi lo Stato ha consentito di coprire facendo ricorso ai fondi nazionali per l'investimento nelle zone depresse in particolare al fondo sviluppo coesione. Nel 2015, il Governo nazionale che, in seguito alla cosiddetta sentenza Mattarella sul ruolo del commissario dello Stato in Sicilia, ha il potere di impugnare davanti l'Alta Corte le leggi regionali siciliane, consentì l'uso del FSC per il 2015, ma cassò le norme relative al 2016 e al 2017. La Sicilia ha dovuto perciò provvedere con risorse a carico del proprio bilancio ad un onere pari a 1, 286,745 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017, 2018 (articolo 2 “accantonamenti tributari”). Ma il bilancio siciliano non ha risorse sufficienti e, in seguito alla trattativa con Roma, la legge di stabilità nazionale ha previsto, con una formula tale da non esporre il governo nazionale alle ire del “partito del Nord” , un contributo per 900 milioni di euro, statuendo altressì la possibilità di un ulteriore contributo di 500 milioni al momento della positiva conclusione del negoziato.  Da qui la necessità di accantonare in un apposito fondo in cui sono iscritte le risorse derivanti dalle riduzioni delle autorizzazioni di spesa importi corrispondenti a 1,4 miliardi per il 2017 e a 1,685 miliardi per l'esercizio finanziario 2018. In sostanza 550 milioni di euro di spesa (tra cui quella per la proroga dei contatti dei precari e dei forestali) sono subordinati alla definizione delle nuove norme di attuazione dello Statuto IL negoziato   per le  disposizioni statutarie è affidato al Comitato paritetico Stato-regione, il quale però non è stato coinvolto nella trattativa che viene svolta al livello dei due Esecutivi. Al resto delle spese le legge di stabilità siciliana provvede attingendo a piene mani al cosiddetto piano di cambiamento del PAC 2014-2020, in base al Documento di programmazione finanziaria del Piano azione coesione allegato alla delibera dell Giunta  regionale 268 del novembre 2015: Insomma, anche se in maniera più celata e per risorse inferiori agli scorsi anni, si continua a coprire spesa corrente con risorse che avrebbero dovuto essere destinate allo sviluppo. Con questa legge di stabilità, in conclusione, è la sostanza stessa dell'autonomia che si modifica e la Sicilia per rimediare  allo scialo e agli sprechi degli ultimi quindici dovrà rapidamente concludere la trattativa con lo Stato, resa assai difficile dalla condizione di debolezza e dalle contraddizioni dell'attuale governo regionale che paga errori suoi ma anche- e soprattutto – di quanti lo hanno preceduto. Non so quanto sia chiaro all'opinione pubblica siciliana che è ormai definitivamente tramontata una stagione della politica siciliana e che sono tutte da scrivere le regole per uscire dai disastri dell'oggi senza provocarne altri assai più gravi. Non mi pare, purtroppo, che la maggioranza della classe dirigente siciliana  ne abbia consapevolezza.

 di Franco Garufi

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