La Regione acquisirà la casa del beato giudice Livatino, diventerà museo

Società | 21 gennaio 2022
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 Diventerà patrimonio indisponibile pubblico la casa della famiglia Livatino a Canicattì in cui mosse i primi passi, crebbe e si formò il giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 e beatificato il 9 maggio scorso. La giunta regionale della Sicilia presieduta da Nello Musumeci su proposta dell’assessore alla Cultura e all’Identità siciliana, Alberto Samonà, ha infatti deciso l’acuisi­zione dell’intero immobile che così sarà inserito nella rete delle case-museo dei siciliani illustri. Si tratta di un passo in avanti importanti anche se non conclusivo. Ci sono dei passaggi tecnici da consumare prima di arrivare alla definitiva acquisizione. 

L’in­ten­to proposto e caldeggiato dall’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino” che da anni ha condotto una campagna di sensibilizzazione nell’opinione pubblica e nelle istituzioni oltre a perpetuare la Memoria e la testimonianza del “Giudice Beato” è di va­lo­riz­za­re la casa dove il ma­gi­stra­to ha tra­scor­so la pro­pria vita. La casa in viale Regina Margherita 166 in­fat­ti contiene im­por­tan­ti te­sti­mo­nian­ze della vita di questa bella figura di magistrato e cittadino italiano i cui principi improntati all’osservanza del­la Fede Cri­stia­na lohanno spinto alla coerenza e all’abnegazione fino al­l’e­stre­mo sa­cri­fi­cio. Artefice della delibera di giunta regionale condivisa da tutti i componenti con slancio e rinnovato entusiasmo l’asses­so­re Alberto Sa­mo­nà che senza tentennamenti definisce la casa della famiglia Livatino “un luo­go sim­bo­lo che da la più autentica testimonianza dell’assoluta normalità di vita di un gigante che a distanza di oltre trent’anni continua ad essere esempio per tutti diventando un faro per le vecchie e nuove generazioni. La casa memoria Livatino –continua Samonà- sarà lo strumento per diffondere l’esempio ed i valori incarnati da Livatino che la Chiesa ha elevato agli onori degli altari”. 

Con la de­li­be­ra di giunta si è dato man­da­to al Di­par­ti­men­to dei Beni Cul­tu­ra­li e del­l’I­den­ti­tà Si­ci­lia­na di com­pie­re gli atti ne­ces­sa­ri e al Di­par­ti­men­to Re­gio­na­le Tec­ni­co di de­ter­mi­na­re il va­lo­re del­l’im­mo­bi­le. “Da quan­do, quasi un anno fa, è sta­to con­fer­ma­to il vin­co­lo di tu­te­la cul­tu­ra­le del­la So­prin­ten­den­za –chiarisce Samonà- ab­bia­mo la­vo­ra­to con gli uf­fi­ci per ar­ri­va­re a un ri­sul­ta­to che pos­sa ren­de­re frui­bi­le la casa in modo per­ma­nen­te. L’im­mo­bi­le, una vol­ta ac­qui­si­to, entre­rà a far par­te a pie­no ti­to­lo del­la Rete regiona­le del­le case-mu­seo, isti­tui­ta dal go­ver­no Musu­me­ci per met­te­re in col­le­ga­men­to i luo­ghi rappresen­ta­ti­vi dei perso­nag­gi il­lu­stri del­la Sicilia”. 

Nella casa rimasta come la mattina del 21 settembre 1990, giorno della vile e barbara uccisione, oltre ad aleggiare l’essenza di Rosario Livatino sono contenuti ancora effetti personali, documenti, scritti, le videocassette in Vhs e sistema ¾ dei grandi capolavori degli anni 60-70, quaderni e libri di scuola e forse anche alcuni capi di abbigliamento. L’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino” e l’ufficio diocesano del postulatore avevano avviato assieme alla Soprintendenza una prima attività di catalogazione poi incredibilmente interrotta dalla proprietaria che aveva ereditato la casa dal padre del giudice Livatino al momento dell’ufficializzazione della proposta di sottoposizione al vincolo. La “casa della famiglia Livatino” infatti ha un valore architettonico, urbanistico ma ancor più storico. Per anni prima e dopo la morte del dottor Vincenzo Livatino l’immobile aveva ospitato giovani e meno giovani dell’Azione Cattolica, degli Scout, di Libera ed i volontari impegnati nei campi lavoro sui beni confiscati. Attività di formazione e conoscenza interrotta dall’oggi al domani unilateralmente dalla nuova proprietaria che non l'ha più messa a disposizione dell’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino” che ha comunque continuato a lavorare su questo fronte e per la Beatificazione del giovane magistrato. “Restiamo sempre a disposizione della cittadinanza e della comunità intera –dice Giuseppe Palilla, presidente dell’associazione Livatino Onlus- ma anche delle istituzioni pubbliche e private per mantenere viva la Memoria e rendere Testimonianza di Rosario Livatino prima come uomo e magistrato ed oggi come Beato. Continueremo il lavoro di ricerca e di raccolta delle testimonianze che devono diventare patrimonio di tutti così come la casa della famiglia Livatino la cui fruizione è stata involontariamente limitata anche ad autorità importanti”. 

Di parere diverso la proprietaria ed i suoi figli. “L’immobile è stato sempre aperto a tutti –dice Giuseppa Profita assieme ai figli Claudio e Gabriele Vigneri- a semplice richiesta e prenotazione. La casa del giudice Livatino ha accolto tutti dagli studenti alle autorità e numerose sono le iniziative che ha ospitato in questi anni”. L’associazione “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino Onlus” dal dicembre 2016 è priva della sede che gli era stata concessa dall’amministrazione Corbo che adesso potrebbe riassegnargliene una. Nelle more potrebbe essere lo stesso locale del complesso per la Legalità. La sede di rappresentanza potrebbe essere a “Casa Livatino”. 

 di Enzo Gallo

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