La questione morale che i politici non sanno porsi
È possibile riflettere seriamente sulla consistenza del rapporto tra etica e politica nell’attuale fase del Paese? Centinaia di parlamentari nazionali nel volgere di quest’ultima legislatura hanno cambiato casacca diverse volte senza che nessuno di loro si ponesse la domanda se tradiva il mandato affidatogli dagli elettori. La corruzione dilagante non potrà mai essere eliminata dall’ANAC né dalla Magistratura se non ci sarà una scelta etica alla base della società nella sua organizzazione civile, politica ed economica.
Le forze politiche attuali nella loro liquidità organizzativa e valoriale non sembrano in grado di generare e guidare una riscossa etica dei cittadini divisi tra l’attrazione del populismo, della c.d. antipolitica e dalla forte tentazione alla rinuncia. Ciò è dimostrato dalla crescita dell’astensionismo elettorale, dal trionfo dell’egoismo individualista e dall’indebolimento dello spirito di solidarietà civile. D’altra parte la crescita smisurata della diseguaglianza sociale, della povertà assoluta e dell’impoverimento di quei ceti una volta ritenuti benestanti, oggi costituiscono tematiche senza un’adeguata rappresentanza politica.
Tutto ciò ha creato qualunquismo, scarsità della partecipazione, sfiducia verso la politica e le istituzioni, aprendo pericolosi scenari di indebolimento della stessa democrazia costituzionale. Inoltre ha indebolito la vita e la vigilanza democratica dei partiti, oggi divisi tra personalismi e correnti, non ideologiche e programmatiche, ma di puro potere di gruppo. Il fatto che le mafie possano, soprattutto, a livello locale, penetrare e condizionare la vita delle istituzioni tramite aggregazioni elettorali di partito o di liste civiche indifferentemente di centro-destra o di centro-sinistra deve preoccupare tutti i democratici e farli riflettere. In Sicilia, ad Alcamo, il voto di scambio coinvolge uomini di spicco del centro-sinistra, essi sono espulsi, ma vincono i 5 stelle e scompare il PD dal consiglio comunale.
A Siracusa, dopo la recente spaccatura interna al centro sinistra, dietro la quale si intravedono scontri di interessi economici contrapposti, sul piano regolatore e sulla spesa pubblica, il sindaco, sfiduciato dal suo partito, a sua volta denuncia inquinamenti mafiosi. Qualche mese prima un giovane dirigente e amministratore di quel partito, sempre della provincia di Siracusa, viene arrestato mentre contrabbandava droga. Immediatamente è stato sospeso o espulso dal suo partito. Ma come è stato possibile candidarlo e fargli assumere incarichi di livello nel partito? In un piccolo comune dal colore delle piume di una gallina si risale facilmente al proprietario e nel comune di quel giovane nessuno si era accorto di nulla? Esiste un problema di qualità del radicamento sociale?
Ci si può affidare solo al messaggio mediatico ed elettorale, senza sollecitare la partecipazione, e la responsabilità quotidiana alla vita sociale e politica? Senza vita democratica interna garantita da valori ideali e politici condivisi nessuna forza politica potrà avere vita lunga al di là della competizione elettorale più vicina. Senza rimpiangere i partiti di massa, dopo la proclamata rottamazione, soprattutto a sinistra, urge la costituzione di una forza politica di sinistra del XXI secolo post-liberista, post globalizzazione che sappia indicare come superare gli attuali squilibri sociali e come perseguire la giustizia sociale nella libertà e nella democrazia. Il Pd saprà assolvere a questo compito storico?
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