La provinciale che sbanca in Bbc riscatta Hornby
Nick Hornby non è solo un brand, ha battuto un colpo, è arrivata una conferma. Da “Non buttiamoci giù” (che pure aveva qualche passaggio a vuoto e alcuni momenti di stanca) alla sceneggiatura del film “An Education” lo scrittore inglese aveva proposto poche cose degne di nota, negli ultimi anni. Le raccolte di articoli, l’interlocutorio romanzo “Tutto per una ragazza” e qualche racconto stiracchiato (“È nata una star” o “Tutti mi danno del bastardo”) non rendevano merito al suo talento scoppiettante, non solo comico. E, invece, Hornby ha dato una bella lucidata alla sua inventiva, scrivendo “Funny Girl” (373 pagine, 18,50 euro), pubblicato da Guanda, nella traduzione di Silvia Piraccini. Non osa, percorre binari rassicuranti, eppure colpisce, alla sua maniera.
Leggere “Funny Girl”
significa immergersi in un viaggio negli anni Sessanta inglesi, dalla grigia e
fredda Blackpool alla – probabilmente non meno gelida – frizzante Londra, dove
esplode il brillante talento della bella Barbara, che ha rinunciato a un anno
da Miss dopo un concorso su una spiaggia, per lavorare in tv: dopo una breve
parentesi da commessa in un grande magazzino, diventerà un'attrice comica, la
star di una popolare sit-com della Bbc, Barbara (e Jim), con il nome d'arte di Sophie
Straw. Gli anni Sessanta sono protagonisti, come la tv, la musica, piccoli e
grandi protagonisti dell'epoca, cantanti e attori, veri o inventati, ritratti
in luoghi notevoli, fra successi e passioni, ambizioni e solitudini, ribellioni
ed emancipazioni, soprattutto quelle femminili. La finzione televisiva,
inevitabilmente, si confonderà con la vita. E la sit-com non vivrà in eterno,
perché il mondo andrà molto più veloce di come viene rappresentato nel piccolo
schermo.
Grazie a un riuscito dosaggio di bei dialoghi (talvolta feroci) e di
personaggi riusciti – oltre alla protagonista anche gli autori della serie, Tony
Holmes e Bill Gardiner, gay costretti alla cautela perché allora in Inghilterra
l'omosessualità era ancora un reato, Vernon Whitfield, critico con la puzza
sotto il naso – Hornby
regala qualche giorno di buona lettura. Di questi tempi non è poco. Il copione
di un film sembra quasi pronto (e il cinema raramente aiuta i romanzi), ma è un
peccatuccio veniale, che si può perdonare.
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