La presidenza italiana del G20 ai tempi di Mario Draghi

Politica | 5 febbraio 2021
Condividi su WhatsApp Twitter


1.L’ennesimo figurone internazionale dell’Italia


Che figura di m…!”. Planetaria. L’imprecazione – tutta stile ed eleganza – di Emilio Fede quando era direttore del TG4 berlusconiano, rimandata in onda con altrettanta eleganza migliaia di volte praticamente ogni sera giusto all’ora di cena da “Striscia la notizia”, purtroppo si addice in pieno all’Italia e alla crisi di governo di queste settimane. La più folle, improvvida, irresponsabile incosciente, ingiustificabile crisi di governo che si possa scatenare per tornaconto politico personale. La crisi è stata voluta e perseguita da un fiorentino che incarna una versione aggiornata della maledizione di re Mida. Se nel mito tutto quello che toccava re Mida si tramutava in oro (fantastico ma diventava un problema anche solo mangiare o bere) tutto quello a cui si applica Matteo Renzi diventa invece qualcosa che prima o poi finisce per rottamare, sfasciare, distruggere. Una maledizione davvero: crea e distrugge, crea per distruggere, conquista per dissipare. Che siano consensi, formule di governo, autorevolezza nel panorama istituzionale, stabilità nella leadership, affidabilità nelle relazioni politiche. E così l’Italia più malandata da settanta anni a questa parte si permette il lusso di una crisi di governo. Che nessuno ha compreso nel nostro paese. Figuriamoci all’estero. I corrispondenti da Roma e gli inviati dei media stranieri, poverini, meritano tutta la nostra solidarietà per la fatica titanica alla quale sono stati chiamati per spiegare ai loro connazionali quanto è successo nei palazzi della nostra capitale.

Vanno in scena sterili consultazioni e non meno sterili mandati esplorativi mentre mediamente cinquecento e passa cittadini muoiono di Covid-19 ogni giorno. Con una crisi sanitaria inarrestabile, la più sconfortante crisi economica dai tempi del bombardamenti alleati e della guerra civile del 1943-1945, una conseguente devastante crisi finanziaria e occupazionale, un “Recovery Plan” rimasto a mezza cottura sulla scrivania e ai piedi di Pilato quanto a presentazione a Bruxelles. Roba da matti. Un vero figurone per il nostro rating nel mondo, sempre più marginale sia come posizione che come credito.

Alla fine dei giri a vuoto “San” Sergio Mattarella (perché ha davvero la pazienza di un santo a convivere con il gregge politico accampato a Roma e con succursali in tutto il paese) non ha potuto fare a meno di sbottare. Come dire? “Bambini, ora basta!”. E, con una drammatica dichiarazione letta al Quirinale davanti ai microfoni la sera del 2 febbraio, ha commissariato la politica inutile, l’ennesima versione storica dell’“Italia bloccata” dai mille veti incrociati, dalle mille rigidità decisionali ed ideologiche sul da farsi. Pensare che qualcuno da anni teorizza che viviamo in “un’era post-ideologica”. Non ha capito niente. Così Mattarella ha chiamato Mario Draghi a succedere a “Giuseppi” Conte: governo istituzionale di alto profilo del Presidente. Definitelo come volete. E’ comunque un governo, per quanto di profilo tecnico o semitecnico, che dovrà necessariamente vivere dell’appoggio di questa o quella formazione alla prova del voto nelle due aule parlamentari.

In tanti e ripetutamente lo hanno evocato SuperMario da quando, il 31 ottobre 2019, ha ultimato il mandato alla guida della Banca Centrale Europea. Ed alla fine eccolo. Prima ancora di quanto si pensasse. Il Presidente Mattarella chiama alla guida del governo nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria, economica e sociale l’italiano più noto ed apprezzato in tutti gli ambienti internazionali, a cominciare da quelli che contano. L’italiano magnificato da più prestigio, con più medaglie al petto. Meritate. Specie quando, al timone della BCE, è stato determinante per mettere in sicurezza dalla speculazione l’euro. Determinante di conseguenza anche per salvare l’Italia bersagliata da appetiti finanziari speculativi e resa più fragile del vetro dal suo stratosferico debito pubblico. Era il 26 luglio 2012, in una conferenza a Londra, quando pronunciò la famosa frase rimasta nella storia “Whatever it takes”. Ossia “Costi quel che costi” oppure “Tutto ciò che è necessario” per preservare l’euro.

Per restare all’aggettivo “internazionale” associato al nostro figurone, è il caso di ricordare che – proprio mentre l’avvilente teatrino della politica consuma i suoi stanchi riti e conferma ogni giorno di più quanto la politica stessa sia psichiatricamente “dissociata” dalla vita reale della popolazione – l’Italia ha anche un importante impegno da onorare: la presidenza di turno del G20. Beninteso, tra le mortali emergenze sopra sciorinate la presidenza del G20 può anche collocarsi in fondo come rilevanza, abbiamo ben altre preoccupazioni nella nostra giornata. Ma nessuno ci toglie dalla testa che nelle capitali mondiali facciamo un figurone alla Fede. Invece di attrezzarci al meglio per dare senso e smalto a questa incombenza che ci siamo ritrovati tra le mani della presidenza di turno del G20 ci “concentriamo” sulla crisi di governo. Un esercizio che eccita incredibilmente i media italiani. Schiere di analisti e maghi, esperti e astrologi della politica, commentatori, uomini e donne dalle previsioni facili: ognuno con la sua formula e i suoi sbocchi certi, ognuno pronto ad illustrarci con profetica certezza “come andrà a finire”. Beati loro. Beati questi sapienti – sempre le stesse facce – che frequentano redazioni giornalistiche, “speciali” e studi televisivi (anche uno, due, tre nella stessa giornata) che tutto sanno e tutto ci spiegano. Trasmissioni fiume di ore in tutte le reti. Una specie di passatempo nazionale.

Nelle settimane di incertezza, prima dell’incarico a Draghi, si è letto e scritto di tutto e di “tutte le formule sul tappeto”: Conte ter, governo istituzionale, governo del Presidente, elezioni anticipate nel pieno di una pandemia che si è già portata via quasi 100.000 vite. Chi perora elezioni anticipate in un contesto sanitario simile - così drammaticamente pericoloso, nel pieno di una delle cicliche pandemie e pestilenze della storia - dovrebbe essere ricoverato d’urgenza alla neuro.

Oltre a presentare al più presto il “Recovery Plan” a Bruxelles ed a stringere al massimo i tempi per la vaccinazione di massa di non meno di quaranta milioni di connazionali, attardata dalle inadempienze contrattuali dei produttori farmaceutici, avremo tempo e modo di onorare il nostro status di paese presidente di turno del G20?

In questo quadro così incerto e confuso abbiamo ritenuto opportuno, intanto, provare a saperne un po’ di più sia sulla sigla G20 che su modalità di azione e finalità di questo consesso internazionale. Una specie di fratello minore del più noto come importanza G7 ma fratello maggiore quanto a numeri e consistenza allargata. Cos’è, come è fatto, come funziona, quali temi l’Italia intende affrontare prioritariamente nel complicatissimo scenario storico-sanitario-economico-ambientale contemporaneo? Non definiremo queste pagine un dossier completo ma, più modestamente, un approfondimento che quest’anno – pur con incontri che molto probabilmente saranno in prevalenza online per ovvie ragioni collegate alla pandemia – ci aiuterà ad inquadrare meglio tutti gli appuntamenti che dovrebbero sostanziare la presidenza italiana. E, a consuntivo del mandato annuale, fornirci la cifra di quanto abbiamo saputo o non saputo concretizzare nella nostra presidenza di turno. Partita così distratta, azzoppata, ritardata.



2.Il G20. Cos’è, come funziona, di cosa si occupa


Il Gruppo dei 20 (o G20) è un forum dei leader, dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, creato nel 1999, dopo una successione di crisi finanziarie per favorire l'internazionalità economica e la concertazione tenendo conto delle nuove economie in sviluppo. Ne fanno parte i 19 paesi più industrializzati (quelli del G7 innanzitutto) con l'eccezione di Spagna e Paesi Bassi (sono presenti invece Argentina e Sudafrica). Anche se non sono membri riconosciuti, Spagna ed Olanda nel corso degli ultimi incontri sono sempre stati invitati come ospiti. È presente, inoltre, l'Unione Europea.

Ecco l’elenco dei paesi aderenti: in quanto facenti parte del G7 o G8 (il numero varia in base al barometro dei rapporti con la Russia): Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti. In quanto paesi del cosiddetto gruppo BRICS (economie emergenti o già prepotentemente emerse nel mondo): Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Altri paesi: Australia, Arabia Saudita, Argentina, Corea del Sud, Indonesia, Messico, Turchia. Il continente africano è rappresentato, oltre che dal Sudafrica, dai due paesi che detengono la presidenza di turno dell’Unione Africana (attualmente è lo stesso Sudafrica) e del NEPAD, la Nuova Associazione per lo Sviluppo dell’Africa (attualmente è il Ruanda).

Fu soprattutto dopo la crisi finanziaria e la conseguente recessione del 2008 – nota Luigi Gavazzi il 19 dicembre 2020 in una scheda su timgate.it dal titolo “Che cos’è il G20 e cosa farà l’Italia che avrà la presidenza nel 2021” – che i membri del G20 hanno deciso collettivamente di stimolare le rispettive economie e di astenersi da misure protezionistiche, in modo da accelerare la fine della recessione. Ciò ha dimostrato che solo collaborando gli “attori chiave” possono affrontare le sfide di un mondo in rapido cambiamento e garantire la stabilità e la continuità dei sistemi economici e finanziari che sono alla base della sicurezza e alla prosperità globale.”

Il G20 rappresenta i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre all'80% del PIL mondiale. Sono presenti anche alcune tra le maggiori organizzazioni internazionali. Secondo altri dati e calcoli statistici – lo si legge sul sito dell’Unione Europea - “insieme, i membri del G20 rappresentano circa il 90% del PIL mondiale, l’80% del commercio mondiale e i due terzi della popolazione mondiale, nonché circa il 60% dei terreni coltivabili e l’80% circa del commercio mondiale di prodotti agricoli”.



3.Un po’ di storia


Dopo il primo incontro nel dicembre 1999 a Berlino, a cui parteciparono i ministri delle Finanze e i banchieri centrali dei Paesi membri, i successivi incontri hanno avuto luogo a Montréal (2000), Ottawa (2001), Nuova Delhi (2002), Morelia (2003), nuovamente a Berlino (2004), poi Pechino (2005), Melbourne (2006), Città del Capo (2007), San Paolo (2008).

Inizialmente, e fino al 2008, i rappresentanti dei paesi membri erano i ministri delle finanze ed i direttori o governatori delle banche centrali. In seguito alla grande recessione è stato tenuto il primo vertice dei capi di Stato a Washington nel mese di novembre del 2008. È stato poi tenuto un secondo vertice a Londra ad aprile 2009 e un terzo a Pittsburgh nel mese di settembre del 2009.

Dopo il vertice di Pittsburgh, il summit si è tenuto due volte nel 2010: a Toronto e a Seul. In quest'ultimo incontro, oltre alla Spagna, furono invitati Vietnam, Singapore, Etiopia e Malawi.

Nel 2011 il vertice si tenne a Cannes e l'anno successivo a Los Cabos.

Il 5 e 6 settembre 2013 il summit ha avuto luogo a San Pietroburgo sotto la presidenza russa. Nel vertice di San Pietroburgo sono state discusse, oltre alle tematiche tradizionali, anche le misure da prendere per la crisi politico-militare in Siria, scatenando reazioni del Papa e dell'Alto commissario ONU per i rifugiati António Guterres.

Il 15 e 16 novembre 2014 il vertice si è svolto a Brisbane. Al G20 australiano è stata incerta fino a metà ottobre la partecipazione della Russia, rea di aiutare e sostenere anche con armi e soldati le bande di ribelli filorussi nell'ambito del conflitto armato in corso nel Sud-Est dell'Ucraina. La Russia alla fine è stata comunque invitata a partecipare al G20. Ma solo in qualità di stato che ha relazioni commerciali e finanziarie con gli altri membri del G20 e non per la sua visione e strategia geopolitica.  

Vediamo adesso chi sono in questo momento i leader politici che siedono nelle riunioni del G20 e che quindi lo compongono:

Unione Europea - Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.

G7: Canada - Primo Ministro Justin Trudeau; Francia - Presidente della Repubblica Emmanuel Macron; Germania - Cancelliera Federale Angela Merkel; Giappone - Primo Ministro Yoshihide Suga; Italia - Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte (fino al giuramento di Mario Draghi ed all’insediamento del suo governo a Palazzo Chigi); Regno Unito - Primo Ministro Boris Johnson; Stati Uniti - Presidente Joe Biden.

BRICS: Brasile - Presidente Jair Bolsonaro; Russia - Presidente Vladimir Putin; India - Primo Ministro Narendra Modi; Cina - Presidente Xi Jinping; Sudafrica - Presidente Cyril Ramaphosa.

Altri paesi: Australia - Primo Ministro Scott Morrison; Arabia Saudita - Re Salman; Argentina - Presidente Alberto Fernández; Corea del Sud - Presidente Moon Jae-in; Indonesia - Presidente Joko Widodo; Messico - Presidente Andrés Manuel López Obrador; Turchia - Presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Ospiti nel corso degli ultimi incontri, ma non membri riconosciuti: Spagna - Presidente del Governo Pedro Sánchez, invitato permanente; Paesi Bassi - Primo Ministro Mark Rutte (dimissionario per una crisi di governo nel suo paese nel quale sono previste elezioni in primavera). (Fonte: Wikipedia.it)

Alla fine sarà Draghi a fare gli onori di casa una volta che Conte gli avrà passato la campanella e si sarà seduto alla scrivania di quell’incessante tritacarne che risponde al nome di Palazzo Chigi con le sue 67 crisi di governo da quando esiste la Repubblica.

L’Italia subentra all’Arabia Saudita alla presidenza e, alla conclusione del suo mandato annuale nel 2022, cederà la presidenza all’India.

Dei 7 e più miliardi della popolazione mondiale i paesi che fanno parte del G20 ne assommano oltre 4,8 miliardi.



4.Il sito istituzionale del governo italiano dedicato alla presidenza del G20. Gli appuntamenti


La Presidenza del Consiglio ha allestito un apposito sito istituzionale sul G20 del 2021 a conduzione italiana. Apprendiamo così che:

Il primo dicembre 2020 è cominciata ufficialmente la Presidenza italiana del G20. 
Il calendario prevede lo svolgimento di numerose riunioni ministeriali, cui va aggiunto il 
Vertice dei Leader a Roma il 30-31 ottobre 2021, e di numerosi ‘eventi speciali’.
Gli appuntamenti ministeriali e gli ‘eventi speciali’, che copriranno gran parte del territorio nazionale, avranno inizio nel mese di maggio. 

Il calendario delle ministeriali si articola secondo il seguente schema:

Cultura-Turismo a Roma, 3-4 maggio.              

Lavoro-Istruzione a Catania, 22-23 giugno. 

Esteri-Sviluppo a Matera con sessione ad hoc sulla Cooperazione allo Sviluppo a Brindisi, 28-30 giugno.   

Economia e Finanze a Venezia, 9-10 luglio.  

Ambiente-Clima-Energia a Napoli, 22-23 luglio.

Innovazione e Ricerca a Trieste, 5-6 agosto.

Salute a Roma, 5-6 settembre. 

Agricoltura a Firenze, 19-20 settembre. 

Commercio internazionale a Sorrento, 5 ottobre. 

Segmento ministeriale congiunto MEF-Salute in occasione del Vertice finale del 30-31 ottobre a Roma.

Si terrà inoltre il 26 agosto una Conferenza ministeriale internazionale sul women’s empowerment. Il luogo di svolgimento sarà definito a breve”.

Eventi speciali.

Si tratta di una serie di eventi di alto profilo in cui saranno affrontate materie specifiche e che vedranno il coinvolgimento di altre realtà territoriali del Paese.
In particolare, 
gli ‘eventi speciali’ saranno dedicati ai grandi temi dell’agenda globale, ad esempio la tutela della salute e la sostenibilità, l’empowerment femminile, l’innovazione e la ricerca, la lotta alla corruzione. 
Il calendario di questi appuntamenti è in fase di avanzata definizione. Verranno coinvolte, fra le altre, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, l’Emilia-Romagna, l’Umbria, l’Abruzzo, la Puglia, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna. Uno sforzo corale che vedrà come protagonisti città, borghi, scuole, università, eccellenze italiane.

Oltre a guidare i lavori del G20, l’Italia nel 2021 sarà partner del Regno Unito nella COP26 sui cambiamenti climatici. L’incontro preparatorio della Conferenza, la cosiddetta PreCop, e il connesso evento Giovani si svolgeranno a Milano, rispettivamente il 30 settembre-2 ottobre e il 28-30 settembre. 
Nell’ambito del G20, l’Italia, inoltre, ospiterà un ulteriore evento di straordinaria importanza in un anno che vedrà il nostro Paese ancora più del solito al centro delle questioni globali: in collaborazione con la Commissione Europea, il prossimo 21 maggio si terrà a Roma il 
Global Health Summit, che ha l’obiettivo di affrontare le principali sfide connesse all’emergenza sanitaria con un approccio sinergico”. 

Il sito fornisce anche, con dovizia di particolari, informazioni sul logo adottato e sulle motivazioni della scelta.

Il progetto del logo del G20 nasce da una riflessione attorno al celebre disegno “L’Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci, simbolo dell’Umanesimo, del Rinascimento e dell’Italia nel mondo.
L’opera di Leonardo nella sua sintesi compositiva racchiude concettualmente le caratteristiche che definiscono l’uomo del Rinascimento. Un uomo consapevole del suo posto nel mondo, stabile, armonioso ed equilibrato.

Due figure geometriche primarie contengono la figura umana in duplice posa: il quadrato, segno di centratura e stabilità, e il cerchio, figura platonica di perfezione, segno del moto e dell’assoluto. L’uomo di Leonardo si radica contemporaneamente alla base del quadrato e del cerchio. Se nel quadrato è espressione di stabilità, dall’altra è segno di dinamismo e tensione verso un moto infinito.  
Nel logo del G20 
il quadrato in blu è la rappresentazione dell’Italia, il cerchio in oro simboleggia il globo e il moto di rinnovamento.

La scritta “G20” sostituisce concettualmente la figura dell’uomo. Così come nell’opera originale la figura umana funge da collegamento tra i mondi, immaginiamo che l’Italia in questa importante occasione internazionale possa fungere da centro di congiunzione per la determinazione delle nuove “proporzioni del mondo”.

Le lettere del Logo.

Le tre lettere che compongono il logotipo G20 richiamano e rappresentano le forme tipiche dell'architettura e del lettering italiano. Una composizione limpida e fortemente riconoscibile che riesce a condensare nella sua eleganza oltre 2000 anni di storia.
La “G” evoca l’Italia della Roma Imperiale e si ispira alle lettere incise nel basamento della Colonna Traiana, uno dei monumenti simbolo della Capitale.
Il “2” è un omaggio all’eccellenza della tipografia italiana nel mondo, il Bodoni, un carattere neoclassico disegnato nel 1798 dal noto incisore Gian Battista Bodoni. È caratterizzato dal forte contrasto tra linee spesse e sottili, sinonimo di eleganza ed armonia. 
Nello “0” modernista e nella rigorosa geometricità del cerchio si distilla l’essenza del pensiero razionalista e delle avanguardie artistiche, come il Futurismo, che riuscirono a donare nuova linfa alla cultura visiva contemporanea.(…)”.
Non mancano infine nel sito della Presidenza del Consiglio dedicato al G20 – come è d’obbligo nella nostra epoca – tutti i riferimenti social. E indirizzi postali, pec, mail, recapiti telefonici.



5. Filoni, temi, argomenti della presidenza italiana. La presentazione dell’ISPI


I lavori del vertice di ottobre ma anche di tutte le attività in preparazione saranno articolati in tre filoni:

-inclusione sociale e lotta alle disuguaglianze;

-sviluppo sostenibile e transizione energetica;

-qualità della vita e rivoluzione tecnologica.

Significativo inoltre che accanto al G20 di Roma, e al già citato Global Health Summit di maggio, l’Italia insieme al Regno Unito avrà la co-presidenza della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 26).  

Già nella seconda metà dello scorso anno gli organi di stampa del nostro paese hanno scritto con sempre maggiore insistenza sul G20 “italiano” del 2021. E i due principali think tank di politica internazionale del nostro paese – l’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) e lo IAI (Istituto Affari Internazionali) – hanno dedicato al tema vari speciali e webinar. L’ISPI peraltro partecipa come National Coordinator/Chair del Think20, organismo ufficiale che raccoglie i principali think tank e centri di ricerca di tutto il mondo.

Per la prima volta l’Italia assume la presidenza del G20: “Persone, Pianeta e Prosperità” sono i tre pilastri sui quali il nostro paese intende fondare la propria guida del forum” leggiamo su Ispionline.

Entra nel vivo, con l’arrivo del 2021, la presidenza italiana del G20, il forum che riunisce i capi di stato e di governo delle 19 prime economie al mondo, più l’Unione europea. Una presidenza articolata intorno alla formula delle tre P: ‘Persone, Pianeta e Prosperità’ e che culminerà nel Vertice in programma a Roma il 30 e 31 ottobre. La Presidenza italiana e la Commissione europea ospiteranno inoltre il G20 Global Health Summit, previsto a Roma il 21 maggio, con l’obiettivo dichiarato di affrontare le sfide connesse all’emergenza sanitaria. Nei mesi scorsi le principali economie del mondo hanno contribuito a contrastare la pandemia con oltre 21 miliardi di dollari e iniettando 11mila miliardi di dollari complessivi per contenere la recessione globale. Non dobbiamo dimenticare che i Paesi del G20 costituiscono il 60% della popolazione mondiale, l’80% del Pil globale e il 75% degli scambi internazionali. E oggi, con una pandemia globale ancora in corso, l’Italia avrà il compito di far sedere le maggiori economie del mondo attorno a un tavolo per cercare di dare risposte coordinate e concrete a tutte le sfide comuni, che rischiano di passare in secondo piano”.

Nel momento in cui, a livello mondiale, si sta riscrivendo l'agenda delle priorità, si modificano le strategie di sviluppo ed emergono nuove leadership, dobbiamo agire da protagonisti nella comunità internazionale. In questa prospettiva sarà molto importante, nel prossimo anno, il G20, che l'Italia presiede per la prima volta: un'occasione preziosa per affrontare le grandi sfide globali e un'opportunità per rafforzare il prestigio del nostro paese”. Il presidente Sergio Mattarella lo ha ribadito nel suo discorso di fine anno: l’Italia si ritrova alla guida del Forum internazionale in un momento cruciale per le sorti globali. La ripresa economica dopo la crisi innescata dalla pandemia, la sfida ambientale, la competizione con la Cina e un presidente americano appena insediato con una visione che sembra diametralmente opposta al suo predecessore. Per il nostro paese lo sforzo principale sarà quello di guardare al di là del momento attuale e tentare di governare le rivoluzioni connesse alla ripresa: la digitalizzazione, i cambiamenti climatici, il ripensamento delle supply chain, la (parziale) cancellazione del debito dei paesi più poveri dell’Africa e di altre regioni in via di sviluppo”.

In un’ottica di inclusione e partecipazione allargata, il G20 – prosegue Ispionline - è stato arricchito nel corso degli anni con il coinvolgimento di attori della società civile riuniti nei cosiddetti “Engagement Groups”, che possono fornire raccomandazioni di policy in vista del vertice G20. Tra questi, quelli che raggruppano il mondo delle imprese (B20), i giovani (Y20), i rappresentanti del mondo del lavoro (L20), delle donne (W20). Infine, il Think20 (T20), che raccoglie i principali think tank e centri di ricerca di tutto il mondo, di cui quest’anno l’ISPI sarà National Coordinator e Chair. Una vera a propria "banca delle idee" che mira a fornire raccomandazioni politiche basate sulla ricerca ai leader del G20. “Il T20 Italia – si legge nel sito dedicato - si sforza di essere inclusivo, digitale e orientato alle politiche al fine di coinvolgere meglio la comunità della ricerca, i responsabili politici e il pubblico in generale nel contesto della presidenza italiana del G20”.

Quello del G20 che si ritroverà a Roma in autunno – conclude l’ISPI - sarà, per forza di cose, un mondo diverso. La pandemia ha causato danni profondi, compromettendo i sistemi sanitari e alimentando le disuguaglianze e aggiungendosi ad altre grandi sfide dei nostri tempi, dai cambiamenti climatici all’aumento degli indici di povertà. Al tempo stesso ha impartito a tutti una lezione essenziale: in un mondo sempre più interconnesso, i problemi locali possono rapidamente trasformarsi in sfide globali. Non si può quindi prescindere da soluzioni comuni, che ci consentano davvero di ricostruire meglio, adottando tecnologie e strumenti innovativi per assicurare una crescita più verde e resiliente. Proprio per questo, è obiettivo prioritario dalla presidenza dell’Italia “assicurare una rapida risposta internazionale alla pandemia – che garantisca un accesso equo e universale a diagnosi, terapie e vaccini – e per rafforzare la resilienza globale alle crisi sanitarie del futuro”. Per guardare oltre la crisi, bisogna inoltre assicurare una ripresa veloce, incentrata sulle necessità delle persone. Ciò implica un’attenzione particolare alla tutela dei soggetti e dei paesi più vulnerabili, all’empowerment femminile, al ruolo dei giovani. Sarà cruciale creare le condizioni per un rilancio ambizioso, efficace e sostenibile, fondato anche su un migliore impiego delle energie rinnovabili e un chiaro impegno alla protezione climatica e dell’ambiente. Solo in questo modo, il G20 riuscirà davvero a vincere la sua sfida: fare del rilancio globale un’opportunità per tutti, senza lasciare nessuno indietro”.

Al G20 “italiano” in queste ultime settimane l’ISPI ha dedicato una serie di focus e diversi “speciali”.



6.Questioni sul tappeto e contributi propositivi. Un inquadramento generale

 

Analogamente lo IAI ha elaborato una serie di articoli e speciali sul tema G20, tutti di carattere particolarmente propositivo. Si direbbe finalizzati quasi a concorrere al meglio ad “apparecchiare” il tavolo dei temi, degli argomenti, dei dossier, delle proposte di analisi di cui diplomatici e politici italiani o comunque rappresentanti di vertice nelle istituzioni di governo (non appena presenti e, soprattutto, se non azzoppati da scontri interni, giochi al massacro per guadagnare qualche zero virgola, crisi striscianti, crisi aperte) dovranno fare tesoro per le loro agende di lavoro e nei vari appuntamenti previsti a Roma e in numerose altre città italiane.

Come scrivevano Nicola Bilotti e Fabrizio Botti, ricercatori dello IAI, il 5 ottobre 2020 in un articolo su AffarInternazionali dal titolo “Ripensare gli obiettivi e le priorità dell’agenda G20 nel mondo post-Covid”, “La pandemia di Covid-19 ha colpito in maniera simmetrica, seppure con intensità differenziata, tutte le nazioni al mondo, evidenziando una volta di più l’elevato grado di interconnessione raggiunto a livello globale. Per contrastare gli effetti socio-economici e sanitari causati dalla crisi da Covid-19, servirebbero quindi risposte multilaterali, non solo nella gestione della fase emergenziale, ma anche per promuovere la ripresa e rivitalizzare l’agenda della governance globale.

Questa crisi senza precedenti può infatti rappresentare una straordinaria opportunità per dare un nuovo impulso al multilateralismo in un’epoca di grandi sfide globali, oltre la crisi pandemica: dal cambiamento climatico all’impatto del processo di digitalizzazione fino al diffondersi della retorica nazional-populista che ha alimentato le tensioni geopolitiche già in atto.

L’Italia assumerà la presidenza del G20 nel 2021, in questo difficile e al contempo promettente contesto internazionale. Essa dovrà continuare a lavorare per contrastare le conseguenze della crisi pandemica mantenendo l’ambizione di poter incidere sulle sfide globali di lungo periodo.

Le priorità del G20. Durante la crisi globale del 2008-2009, il G20 si è dimostrato un forum efficace nel favorire il coordinamento internazionale delle politiche di risposta alla grande recessione. Il ruolo del G20 è potenzialmente ancora più centrale nel plasmare l’azione collettiva globale per affrontare le sfide prodotte dal Covid-19, data la natura multidimensionale della crisi.

La presidenza italiana del G20 si troverà innanzitutto ad affrontare alcune priorità immediate, come il rafforzamento dell’impegno multilaterale volto a garantire una maggiore resilienza delle catene produttive globali ed un più efficace meccanismo di coordinamento internazionale in ambito sanitario, con particolare riguardo all’eliminazione delle barriere commerciali allo scambio di prodotti ed equipaggiamenti medici, e il disincentivo di politiche protezionistiche sul futuro vaccino.

L’Italia avrà inoltre l’opportunità di promuovere un’agenda che dia un nuovo slancio alla ripresa economica globale guardando oltre l’emergenza. In concomitanza con la presidenza del G20, l’Italia si troverà nel 2021 a presiedere, insieme al Regno Unito, la conferenza mondiale sul clima COP26. Questo doppio mandato potrebbe rappresentare una grande occasione per imprimere un forte impulso ad una ripresa globale green, attraverso politiche condivise di lotta al cambiamento climatico e di promozione della transizione verde e della finanza sostenibile.

La crisi da Covid-19 ha anche rafforzato la consapevolezza che la digitalizzazione sia una delle principali sfide del nostro tempo. Una ripresa sostenibile del percorso di crescita economica a livello internazionale non potrà che essere accompagnata dalla riduzione dei divari digitali esistenti sia tra Paesi sia all’interno dei confini nazionali, garantendo un più equo accesso ai gruppi sociali più marginalizzati. Le conseguenze sociali e lavorative della rivoluzione digitale dovranno anche essere esplorate al fine di promuovere l’adozione di misure di protezione e di sviluppo adeguate.

La ripresa della crescita economica globale dovrà passare necessariamente per un rafforzamento dell’iniziativa multilaterale che incentivi gli investimenti e rimetta in moto il commercio internazionale, attraverso il rilancio del processo di riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio ed il sostegno alla competitività delle Piccole e medie imprese (Pmi) sui mercati internazionali.

Infine, la presidenza italiana del G20 dovrebbe promuovere una maggiore cooperazione multilaterale a supporto del continente africano. In un articolo firmato lo scorso aprile da 17 leader europei e africani, tra cui il presidente del Consiglio dei ministri italiano Giuseppe Conte, è stato sottolineato come l’Africa abbia bisogno di misure straordinarie per limitare gli effetti negativi della crisi da Covid-19. Nonostante alcuni interventi d’aiuto economico siano già stati implementati a livello multilaterale, in particolare le iniziative di sospensione del pagamento del debito dei Paesi più poveri, nel 2021 sarà ancora necessario mantenere alta l’attenzione sull’evoluzione della situazione finanziaria, socio-economica e sanitaria nel continente africano”.



7.I tre pilastri della presidenza italiana


L’1 dicembre dello scorso anno l’Italia ha assunto formalmente la presidenza del G20. E, nell’occasione, lo stesso giorno, AffarInternazionali, organo d’informazione dello IAI, ha pubblicato, sempre a firma di Bilotti e Botti, un contributo dal titolo “I tre pilastri della presidenza italiana del G20”. Anticipato da questa presentazione: “Oggi, per la prima volta, l’Italia assume la presidenza del G20: “Persone, Pianeta e Prosperità” sono i tre assi prioritari dell’azione per la promozione della governance globale che condurrà il nostro Paese alla guida del forum dei leader che rappresentano il 90% del Pil mondiale e i due terzi della popolazione del pianeta. Per l’occasione, ripubblichiamo un articolo che ripercorre i punti salienti del webinar che lo IAI ha organizzato in vista dell’inizio della presidenza”.

Nel corso del webinarReframing Goals and Priorities of the G20 Agenda in a Post-COVID 19 World organizzato dallo IAI – scrivono i due analisti - l’ambasciatore Pietro Benassi, consigliere diplomatico del primo ministro Giuseppe Conte e sherpa G20, ha presentato le linee programmatiche della presidenza italiana del G20 nel 2021. Benassi ha dichiarato che l’Italia “guarderà al di là della crisi”, promuovendo una serie di iniziative in vari ambiti, incluse le conseguenze sociali della digitalizzazione, i cambiamenti climatici, le fonti energetiche sostenibili e il commercio internazionale, in vista di una ripresa “sostenibile, giusta e resiliente”. (…)

L’Italia, ha aggiunto Benassi, sta modellando l’agenda del prossimo G20 attorno a tre parole d’ordine, “Persone, Pianeta e Prosperità”, secondo un approccio olistico, coerente con “lo spirito che guida il Green Deal europeo e la visione rappresentata nel piano Next Generation EU”.

Nell’ambito del primo pilastro (Persone), il consigliere diplomatico del premier Conte ha dichiarato che il governo italiano intende dare un ulteriore impulso all’iniziativa internazionale contro “ogni tipo di restrizione alle esportazioni di forniture mediche e prodotti sanitari”. La presidenza italiana sosterrà inoltre l’iniziativa di un “passaporto internazionale per facilitare l’accesso delle Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI) alla finanza per il commercio internazionale”. Benassi ha inoltre affermato “il ruolo centrale delle donne, della protezione sociale e della digitalizzazione” all’interno di questo primo principio cardine.

Nell’ambito del secondo pilastro (Pianeta) Benassi ha assicurato che la presidenza italiana agirà affinché “gli impegni presi nell’Accordo di Parigi e negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non vengano rimandati” (Pianeta), e siano anzi rafforzati dalla partnership con il Regno Unito per favorire il successo della CoP26 e le sinergie con il G7 britannico del 2021”.

Il terzo pilastro dell’agenda G20 nel 2021 (Prosperità) mira, secondo Benassi, a rendere la rivoluzione digitale uno strumento fondamentale di prosperità e benessere e a “favorire il coinvolgimento della comunità internazionale nel renderla un‘opportunità per tutti“ attraverso il lancio di un “Dialogo per una intelligenza artificiale sostenibile, la garanzia dell’accesso universale alla rete, l’inclusione delle fasce di età più anziane e modelli di lavoro flessibili per una migliore conciliazione di attività lavorative e di cura.(…)”.



8.Priorità ed opportunità


Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore e presidente dello IAI, nella stessa giornata di esordio, tracciava le priorità ma anche le opportunità. (“Italia alla guida del G20: priorità ed opportunità” in Affarinternazionali, 1 dicembre 2020)

Nato nel 1999 come organismo informale di consultazione fra ministri delle Finanze e dell’Economia, dal novembre del 2008 il G20 ha cominciato a riunirsi al livello dei capi di Stato e di governo, con un’agenda all’inizio soprattutto concentrata sulla ricerca di una risposta coordinata alla crisi economica e finanziaria, che proprio in quell’anno aveva colpito le economie mondiali.

Da allora, il G20 ha continuato a riunirsi regolarmente ogni anno, ha esteso la propria agenda a numerosi altri temi, ha articolato la propria organizzazione prevedendo, oltre alle riunioni dei capi di Stato e di governo, anche quelle di ministri con competenze settoriali. Ma ha conservato la sua caratteristica originale di un foro di consultazione e concertazione informale fra i rappresentanti delle maggiori economie del pianeta.

L’assenza di strutture permanenti e di un segretariato ne hanno esaltato le caratteristiche di informalità e di flessibilità nella scelta dei temi da affrontare e nelle selezione delle priorità su cui concentrare le deliberazioni. La sua azione si è rivelata preziosa ed efficace soprattutto negli anni più difficili della crisi economica e finanziaria. Il G20 ha di fatto costituito l’organismo più idoneo, sotto il profilo della rappresentanza, per definire una reazione concertata alla gravissima crisi economica e finanziaria. Ha perso però di rilevanza e di centralità negli anni successivi, incontrando non poche difficoltà a realizzare convergenze su indicazioni di policy in grado di farne valere il ruolo e la visibilità. Ma resta comunque, ad oggi, l’unico foro di consultazione al più alto livello politico, e con ampie competenze, che ha continuato a riunire i maggiori protagonisti sulla scena internazionale, anche quando i loro rapporti erano più tesi.

Certamente più rappresentativo del G8/G7, di cui ha ereditato parte della agenda e delle responsabilità, benché, secondo gli esclusi, ancora non sufficientemente rappresentativo, il G20 – malgrado i suoi limiti di un foro privo di competenze decisionali – è l’organismo più idoneo a promuovere una concertazione fra i maggiori protagonisti sulla scena internazionale sia sui temi più ricorrenti della governance globale, sia su specifiche priorità collegate alla congiuntura del momento.

L’Italia ne assume per la prima volta la presidenza oggi, 1° dicembre, in un contesto particolarmente problematico. La triplice emergenza, sanitaria economica e sociale, provocata dal Covid-19, pone anche alla comunità internazionale una serie di sfide di proporzioni epocali. Mai come in questa congiuntura la comunità internazionale si è trovata di fronte alla necessità di sviluppare una cooperazione più efficace per la prevenzione e il contrasto di questa e di future pandemie, di sviluppare terapie e vaccini su scala mondiale; e al tempo stesso di predisporre misure concertate per contenere gli effetti di una gravissima recessione economica, avviando contestualmente la fase del rilancio e della ricostruzione su basi e obiettivi condivisi.

Né tantomeno si può trascurare che il Covid ha avuto conseguenze anche sul contesto delle relazioni internazionali, accentuando la crisi già in atto della globalizzazione e un ripiegamento sulla dimensione nazionale, introducendo ulteriori fenomeni di indebolimento del multilateralismo e di delegittimazione delle istituzioni internazionali; ed aggravando infine la competizione globale fra Stati Uniti e Cina. (…)

L’insediamento alla Casa Bianca di un presidente come Joe Biden, sicuramente più interessato del predecessore a rilanciare un ruolo degli Usa sulla scena internazionale, e più propenso a ricostruire un clima di fiducia nel multilateralismo e nelle istituzioni internazionali, dovrebbe poi ugualmente facilitare una ripresa di iniziativa anche da parte di un foro come il G20. Temi come il commercio internazionale o il cambiamento climatico, che per anni stentavano a trovare spazio nella agenda del G20 per una sorta di veto americano, dovrebbero tornare all’ordine del giorno e auspicabilmente trovare risposte condivise.

La presidenza italiana del G20 ha anticipato un programma di lavoro centrato su tre grandi assi: “persone, pianeta e prosperità”. È verosimile che all’interno di queste grandi priorità figureranno soprattutto le iniziative e le misure da adottare per migliorare le capacità di prevenzione, contrasto e risposta alla sfida delle pandemie; la definizione di misure concrete e possibilmente verificabili per il contrasto del cambiamento climatico e per la promozione della transizione energetica; e che speciale attenzione sarà dedicata al ruolo del digitale per la promozione di una crescita inclusiva. Ma anche altri temi “più tradizionali” potranno ugualmente figurare nella agenda del G20 per il 2021: dal rilancio del commercio internazionale, alla gestione dei flussi migratori; dagli obiettivi dello sviluppo sostenibile al tema degli investimenti in infrastrutture, o del debito dei Paesi meno sviluppati.

Per il governo italiano, che sarà contestualmente impegnato con la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ambito dell’attuazione del Next Generation EU, la presidenza del G20 costituirà un’occasione unica per garantirsi un ruolo di alto profilo sulla scena internazionale. Sarà opportuno che concentri l’agenda del G20 su un numero limitato di priorità sulle quali il G20 può apportare effettivo valore aggiunto, anche rispetto ad altri organismi internazionali. E sarà poi importante che sull’agenda del G20 si riesca a realizzare quel consenso bipartisan, fra forze politiche di diverso orientamento, che è di solito la condizione necessaria (anche se spesso non sufficiente) per il successo dell’azione dell’esecutivo sul piano internazionale.(…)”.



9.Sfide, multilateralismo, pandemia


L’analisi su questi temi è stata ripresa – ed estesa – dieci giorni dopo da Fabrizio Botti (“G20: nuove sfide per il multilateralismo di fronte alla pandemia” in AffarInternazionali, 10 dicembre 2020).

Lo scorso 21-22 novembre si è chiuso il Summit G20 di Riad con una dichiarazione dei leader che non ha risposto alle attese alimentate dell’efficacia mostrata dal G20 nel 2008-2009 in un contesto di profonda crisi finanziaria globale e alle sfide senza precedenti che la comunità internazionale si trova oggi ad affrontare, dall’emergenza sanitaria alla recessione economica passando per le tensioni sociali ed il cambiamento climatico. 

Tali aspettative erano probabilmente sovrastimate, se si considerano il formato virtuale imposto dalla pandemia di Covid-19 alle sessioni, l’aggiustamento in corsa delle priorità su un piano di gestione nazionale della stessa ed il contesto geopolitico mutato rispetto alla grande recessione, in forza di una tensione crescente nelle relazioni tra Cina e Usa e del più generale affermarsi di leadership populiste all’interno del G20.

Tuttavia, tre iniziative promosse durante i lavori dell’anno saudita e formalizzate nella dichiarazione di Riad rilanciano il ruolo del G20 nel 2021, e segnano delle tracce promettenti per il lavoro della presidenza italiana nella promozione di una risposta condivisa alla crisi pandemica e all’indebolimento della governance economica globale.

Il rischio del nazionalismo sui vaccini. Nel comunicato finale i leader hanno riconosciuto il ruolo dell’immunizzazione diffusa come un bene pubblico globale, oltre ad esprimere pieno supporto alle iniziative come il Covax di condivisione globale del rischio per l’acquisto congiunto e la distribuzione equa di vaccini Covid-19.

Tuttavia, gli Usa non hanno ancora aderito all’iniziativa promossa dall’Oms e la mancanza di impegni definiti e vincolanti da parte del G20 fa temere per l’affermarsi di posizioni di vaccine nationalism nei prossimi mesi. Finora la gran parte dello stock di dosi dei vaccini di Pfizer e Moderna che potranno essere prodotte nel 2021 sono state accaparrate da Usa, Regno Unito, Ue e Giappone attraverso accordi di acquisto anticipati e, nel comunicato dei leader, non sono definiti impegni specifici per la distribuzione delle prime dosi ai Paesi più poveri. 

Debito e credito globale. Nel mese di aprile, i ministri delle Finanze, i governatori e i direttori delle banche centrali dei 20 Stati membri, hanno adottato il cosiddetto G20 Action Plan, che fissa principi ed impegni condivisi per il coordinamento delle politiche fiscali e monetarie adottate dalle diverse nazioni al fine di sostenere una ripresa economica sostenibile attraverso una crescita economica inclusiva ed equilibrata.

L’iniziativa per la sospensione dei pagamenti del servizio del debito (Debt Service Suspension Initiative, Dssi) adottata nel mese di aprile del 2020 e diretta a 76 tra Paesi a basso e medio reddito, è stata estesa al giugno 2021 quando, d’accordo con il Club di Parigi dei creditori internazionali, sarà valutata una sua estensione per ulteriori sei mesi.

Oltre le iniziative di temporanea sospensione dei pagamenti degli interessi sul debito bilaterale, è stata adottata nel mese di novembre una cornice procedurale condivisa e coordinata con i creditori privati per la soluzione efficiente, tempestiva e sostenibile delle situazioni debitorie più critiche per i paesi candidati al Dssi, il cosiddetto Common Framework for Debt Treatments (Cfdt). Questa procedura di trattamento del debito è avviata su richiesta del debitore e può condurre ad una rinegoziazione dei termini nominali del prestito, ad una riduzione in valore atteso netto del debito ed anche alla cancellazione dello stesso.

Il programma del G20 italiano, che si articola attorno al trinomio “Persone, Pianeta e Prosperità”, identifica delle priorità in ambito economico e finanziario che mostrano un’inevitabile ed anche auspicata continuità con i lavori della presidenza saudita, in considerazione dell’immutato contesto di crisi pandemica globale previsto per il 2021. 

Proprio con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica mondiale ed in linea con il lavoro svolto durante la presidenza di Riad, la presidenza italiana del G20 intende promuovere un’iniziativa internazionale per l’eliminazione delle restrizioni al commercio di beni, equipaggiamenti e medicinali necessari alla prevenzione e alla cura del Covid-19 e per garantire un accesso universale ed equo ai vaccini.

Un obiettivo prioritario dalla presidenza dell’Italia è la definizione di un “passaporto” che favorisca l’accesso delle micro, piccole e medie imprese alle catene globali del valore ed alla finanza per il commercio. Tale azione ambisce ad eliminare i vincoli più stringenti alla capacità delle imprese di piccola taglia di internazionalizzarsi, attraverso il riconoscimento del rispetto degli standard per operare sui mercati internazionali, evitando così di dover affrontare richieste autorizzative multiple e riducendo conseguentemente la burocrazia ed i costi di transazione legati alle procedure amministrative.

Le altre priorità in agenda. L’enfasi sull’empowerment femminile presente nell’agenda del G20 italiano troverà una prima declinazione nella promozione di una roadmap per il rilancio degli obiettivi di Brisbane per la riduzione del differenziale di genere nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In tale ambito, sarà sostenuto anche il ruolo della digitalizzazione per una redistribuzione intra-familiare più equa del lavoro non retribuito ed una migliore conciliazione di lavoro e attività di cura.

Il G20 italiano avrà inoltre il delicato compito di dare sostanza agli impegni presi con il Cfdt di affrontare in maniera condivisa, sostenibile e duratura le situazioni di sofferenza nel rimborso dei prestiti da parte delle economie più vulnerabili, con un focus specifico sull’Africa che sarà trasversale alle diverse aree di intervento.

Sarà cruciale in tale campo ambire all’identificazione di meccanismi di ristrutturazione del debito sovrano che vincolino iniziative di sospensione o riduzione del debito alla liberazione di fondi per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”.



10.Tre focus tematici: energia e clima, digitalizzazione, infrastrutture


In questa logica che prova, con apposite schede informative, a perimetrare i temi ed a comporre le agende concludiamo con tre focus dedicati ad argomenti specifici: 1) l’energia e il clima; 2) la digitalizzazione, 3) le infrastrutture.

Il primo contributo su clima ed energia è di Luca Franza, responsabile del programma Energia, Clima e Risorse dello IAI (“G20: il ruolo dell’Italia sul fronte energia e clima” in Affarinternazionali, 18 dicembre 2020).

I Paesi del G20, responsabili collettivamente per l’80% delle emissioni globali di CO2, hanno mobilitato la cifra senza precedenti di 12 mila miliardi di dollari per rilanciare le proprie economie in risposta alla pandemia. Le crisi come quella in corso offrono opportunità uniche per trasformare i modelli di sviluppo economico vigenti.

I fondi erogati possono essere utilizzati per costruire le infrastrutture necessarie alla transizione energetica, intraprendere investimenti pionieristici in ricerca e sviluppo e lanciare politiche industriali verdi, mirando ad acquisire nuovi vantaggi comparati in un contesto economico globale altamente competitivo.

Esistono, tuttavia, anche dei rischi. Un’immissione così ingente di capitali, non priva di effetti macro-economici distorsivi difficili da prevedere, potrebbe addirittura finire per ritardare la decarbonizzazione se gli investimenti fossero indirizzati verso attività economiche ad alta intensità carbonica. Inoltre, le risorse potrebbero andare sprecate o essere diluite in mancanza di visioni coerenti, dato che molti investimenti necessari alla transizione energetica sono interdipendenti. 

Combinazioni difficili. Coniugare crescita economica e decarbonizzazione è una delle sfide più importanti che i decisori politici si trovano ad affrontare e dovrebbe essere al centro dell’agenda del G20, un forum che storicamente ha un ruolo importante nella promozione di riforme della governance economica globale. Cambiare passo è urgente perché, per quanto sia iniziato, il decoupling tra crescita del Pil e crescita delle emissioni non è ancora profondo. Se nel 2020 le emissioni globali di CO2 caleranno del 7-8%, nei cinque anni precedenti le emissioni si erano sostanzialmente stabilizzate, calando timidamente in alcuni anni per poi tornare ad aumentare in altri. 

Secondo gli scienziati, le emissioni dovrebbero calare ogni anno fino al 2030 dello stesso tasso registrato nell’eccezionale e (auspicabilmente) irripetibile anno 2020. Questo per imboccare una traiettoria delle emissioni compatibile con l’impegno di limitare il surriscaldamento globale a 1,5 gradi entro il 2100. Il problema è che il crollo delle emissioni registrato nel 2020 è stato generato da un vero e proprio collasso dell’attività economica e della mobilità piuttosto che da cambiamenti strutturali, per cui un rimbalzo delle emissioni è ampiamente atteso a partire dal 2021. 

Con la presidenza del G20, l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo importante in una congiuntura storica delicata, dove verranno prese decisioni fondamentali che plasmeranno il rapporto tra crescita economica e decarbonizzazione nel prossimo decennio. 

L’Italia eredita la presidenza del G20 dall’Arabia Saudita. Nonostante le basse aspettative della vigilia, la presidenza saudita ha mantenuto il clima tra le proprie priorità. Sebbene non si siano raggiunti risultati rivoluzionari, il fatto che il clima sia rimasto tra le priorità anche nel comunicato finale è notevole se si considera che nel 2020 Riad (anche in sede di G20) ha dovuto affrontare una gravissima crisi del mercato petrolifero. 

Un concetto su cui il G20 a guida saudita ha puntato molto è quello di “economia circolare del carbonio”. Esso ruota attorno alle cosiddette “quattro R“, ossia ridurre il carbonio, riutilizzarlo come materia prima, riciclarlo attraverso il suo ciclo naturale con la bioenergia e rimuoverlo dall’atmosfera, stoccandolo. Nonostante il concetto sia stato osteggiato da molti con l’accusa di distogliere l’attenzione dalla ‘R’ più importante (la riduzione delle emissioni), l’Arabia Saudita è riuscita a raccogliere consenso e ad includerlo nel comunicato finale. In cambio, ha inserito un rinnovato impegno a tagliare i sussidi inefficienti ai combustibili fossili.

Priorità della presidenza italiana. L’Italia ha già iniziato a dichiarare in pubblico alcune priorità in ambito energetico-climatico. Innanzitutto, tra le priorità figura la promozione dell’economia circolare, riprendendo alcuni aspetti del lavoro saudita e introducendone di nuovi per ampliarne il respiro rispetto all’enfasi sulla circolarità carbonica. 

Altre priorità sono la necessità di concentrarsi sugli spazi urbani come luoghi in cui il processo di decarbonizzazione dovrà essere promosso, anche attraverso le cosiddette nature-based solutions, il tema della mobilità sostenibile, il rinnovo degli edifici per migliorarne l’efficienza energetica (fronte su cui l’Italia è impegnata in prima linea, grazie all’ecobonus), la digitalizzazione delle reti (dove l’Italia ha ottime credenziali, detenendo un vantaggio comparato) e laccesso all’energia con particolare riferimento all’Africa, tema e regione trasversale nella presidenza italiana del G20.

Tuttavia, per le ragioni esposte in precedenza, la partita principale si giocherà sulla ripresa verde e il successo del G20 si misurerà soprattutto sulla sua capacità di influenzare le scelte dei propri membri su come indirizzare le misure di stimolo macro-economico ed evitare pericolosi lock-in carbonici. In questo contesto rientreranno discussioni su temi spinosi come il prezzo del carbonio e le tasse sul carbonio alle frontiere.

L’Italia e l’Unione europea dovranno anche risolvere la tensione tra il loro continuo supporto alla apertura dei mercati e alla condivisione tecnologica, da un lato, e la volontà di promuovere una nuova autonomia strategica, dall’altro. 

L’avvio di un lavoro multilaterale. Sarà improbabile raggiungere risultati rivoluzionari ma sarebbe utile iniziare un lavoro multilaterale su come misurare la quantità di carbonio incorporata nei beni di scambio per arrivare gradualmente a tassonomie internazionali, introdurre variabili di rischio climatico nelle valutazioni di rischio finanziario e nei criteri di lending, trovare convergenze sulle riforme alle banche multilaterali di sviluppo affinché queste adottino criteri ambientali più stringenti, e promuovere con maggiore ambizione la climate risk disclosure. 

Un partner chiave per l’Italia è il Regno Unito, con il quale Roma deterrà la co-presidenza della Cop26 e che invece avrà la presidenza del G7. La triangolazione Cop26-G20-G7 sarà per l’Italia un’occasione unica per influenzare l’agenda energetico-climatica globale.

Il rapporto con gli Stati Uniti sarà altresì fondamentale. L’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca crea condizioni favorevoli al dialogo multilaterale su energia e clima e aiuta l’Italia e il Regno Unito nella promozione delle riforme di governance economica globale necessarie ad assicurare una ripresa il più verde possibile”.

Non meno cruciale la scommessa della digitalizzazione che ormai non possiamo che accompagnare con un aggettivo: universale.

La presidenza cinese del G20 iniziò a convocare una Digital Economy Task Force nel 2016. Negli anni successivi, le iniziative relative alla digitalizzazione in ambito G20 si sono ampliate in maniera rilevante – osserva Nicola Bilotta (“G20: dalla digitalizzazione “un’opportunità per tutti” in Affarinternazionali, 6 gennaio 2021) - a testimonianza della volontà di cercare delle risposte coordinate alle trasformazioni prodotte dalla digitalizzazione.

La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente accelerato globalmente la digitalizzazione dell’economia e della società, incentivando, di conseguenza, anche i leader del G20 a interrogarsi su come massimizzare i benefici economici e sociali della digitalizzazione, mitigandone allo stesso tempo i rischi e gli effetti negativi.

A questo scopo la digitalizzazione, nelle sue varie dimensioni, sarà un tema cruciale della presidenza italiana del G20 quest’anno e avrà nei tre pilastri del programma del G20 italiano – “Persone, Pianeta e Prosperità” – una chiave di lettura importante nell’articolare le priorità dei prossimi mesi.

La rivoluzione digitale ha il potenziale per migliorare il benessere e la qualità di vita dei cittadini del mondo ma, allo stesso tempo, può agire in maniera negativa, incrementando la disuguaglianza tra nazioni e tra fasce della popolazione.

Il G20 è un forum privilegiato per cercare di incanalare la digitalizzazione come una forza di trasformazione inclusiva. La presidenza italiana ha enfatizzato la necessità di rendere la digitalizzazione “un’opportunità per tutti”.

Su questa strada, per esempio, la presidenza italiana dovrebbe promuovere l’accesso universale a Internet come mezzo di inclusione sociale ed economica. Per stabilire dei processi digitali inclusivi, bisognerà mitigare il divario digitale sia in termini di infrastrutture sia di accesso, promuovendo anche l’alfabetizzazione digitale.

Le sfide relative al divario digitale sono anche fondamentali per continuare a garantire la competitività delle piccole e medie imprese (Pmi). La pandemia ha permesso un boom del commercio digitale che rappresenta un’opportunità – e un rischio – per le Pmi. Sostenere adeguatamente sia i benefici generati dalla digitalizzazione della catena produttiva sia la possibilità di espandersi nei mercati internazionali grazie al digitale aiuterebbe le Pmi a rafforzare la loro competitività.

Il dossier intelligenza artificiale. Ma il G20 in ambito digitale avrà molte sfide davanti a sé. Se è più semplice riuscire a promuovere delle risposte coordinate e condivise su alcune dimensioni, sarà un esercizio estremamente complesso nel caso di problematiche più controverse dove gli Stati hanno sensibilità e priorità profondamente diverse.

La presidenza italiana, per esempio, vorrebbe dare un nuovo stimolo al dibattito multilaterale sullintelligenza artificiale (AI) per aggiornare i principi del G20 di Osaka sull’AI. In questo campo i contrasti tra i Paesi membri del G20 sono particolarmente accesi e sarebbe un risultato eccezionale se si riuscisse ad avere un dialogo costruttivo sull’avanzamento del coordinamento multilaterale sull’AI.

Persone, pianeta e digitalizzazione. La digitalizzazione è vista come un fattore decisivo di benessere per le future generazioni, ma richiede un maggiore sforzo multilaterale per incanalare gli effetti positivi sulla vita delle persone.

Per esempio, con i lavoratori incoraggiati, onde possibile, a lavora da casa, la pandemia ha messo in evidenza la necessità di promuovere uno sforzo per valutare le conseguenze sociali ed economiche dello smart working permesso dalle tecnologie. Lo smart working richiederebbe l’identificazione di principi basilari che mirino a garantire un migliore bilanciamento tra lavoro e vita privata. Una maggiore flessibilità lavorativa sarebbe anche un’opportunità per incoraggiare una migliore redistribuzione del lavoro di assistenza non retribuito che oggi pesa in maniera disproporzionata sulle donne.

La digitalizzazione giocherà anche un ruolo importante nel promuovere una transizione verso economie verdi e intelligenti, grazie alle smart cities. Inoltre, la diffusione di energie rinnovabili e la crescente digitalizzazione delle reti elettriche permetterà di migliorare sia la produttività che l’efficacia dei sistemi energetici, riducendone le emissioni.

Nonostante sembrano essere emerse varie dimensioni della digitalizzazione tra le priorità della presidenza italiana, si evince un nodo che le lega: la digitalizzazione come una forza di inclusione.

La digitalizzazione deve diventare un mezzo con il quale migliorare la vita delle persone, lo stato di salute del pianeta, creare prosperità e mitigare le disuguaglianze. Sono obiettivi ambiziosi ma possono fungere da cornice nella quale la presidenza italiana promuoverà poche priorità dall’elevato potenziale e il cui impatto beneficerebbero da un coordinamento multilaterale”.

Per quanto riguarda infine le infrastrutture, ecco cosa emerge da un contributo a sei mani di Nicola Bilotta, Franco Passacantando, docente universitario alla Luiss, ex direttore centrale della Banca d’Italia ed ex direttore esecutivo della Banca Mondiale, e Alberto Pozzolo, docente di Economia all’Università di Roma Tre (“G20: riorientare gli investimenti verso le infrastrutture locali” – AffarInternazionali, 1 febbraio 2021):

In una fase in cui si intravedono le prime possibilità di uscire dalla crisi pandemica, quasi tutti i governi mondiali stanno approntando politiche e strumenti adatti a riattivare una crescita di lungo periodo. Un elemento fondamentale sarà la capacità di far ripartire gli investimenti in infrastrutture, pubblici e privati, che, come noto, hanno un notevole effetto moltiplicatore – sia nel breve sia nel lungo termine – su occupazione e crescita.

Questa volta, più che per altre crisi del passato, sarà anche necessario riorientare gli investimenti in infrastrutture per rispondere alle nuove esigenze sociali che si sono manifestate, prima fra tutte quelle nel campo della salute e della povertà, oltre a far fronte ai cambiamenti climatici e alle opportunità offerte dalla spinta verso la digitalizzazione.

La pandemia di Covid-19 sta infatti avendo un forte impatto, seppure in parte transitorio, sulle abitudini di vita e lavorative dei cittadini, modificando i modelli produttivi dell’economia e le catene del valore globali. L’impatto più significativo è quello registrato su molte aree urbane, il settore informale e i gruppi sociali più marginalizzati, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ne sono emerse forti debolezze strutturali ma anche grandi opportunità dovute all’accelerazione della trasformazione digitale.

Eppure, già prima della crisi pandemica, il gap negli investimenti infrastrutturali a livello globale era imponente. Secondo alcune stime, esso ammontava a 94 mila miliardi a livello globale entro il 2040. La pandemia ha reso ancora più difficile chiudere questo gap, perché quasi ovunque le finanze pubbliche sono state modificate a favore delle spese correnti rispetto a quelle in conto capitale e gli investimenti privati sono stati tenuti a freno dalla estrema incertezza circa il futuro corso dell’economia. Nuove politiche industriali e nuovi strumenti finanziari si renderanno pertanto necessari per impedire l’acuirsi del gap infrastrutturale.

Negli ultimi anni i summit G20 hanno dato grande attenzione al tema degli investimenti in infrastrutture, promuovendo numerose iniziative per potenziare gli investimenti e favorire la mobilitazione del capitale privato.

La centralità delle infrastrutture è stato un filo conduttore degli ultimi G20 ma assume, alla luce della crisi attuale, un ruolo cruciale nell’agenda della presidenza italiana con l’obiettivo di promuovere una ripresa inclusiva, sostenibile e duratura.

Non sorprende, perciò, l’enfasi che è stata posta sulla necessità di sostenere progetti infrastrutturali che siano resilienti, sostenibili e inclusivi. In questa direzione, sono particolarmente interessanti due priorità che emergono dall’agenda della presidenza italiana del G20.

Da una parte il forte richiamo al mantenimento e all’ottimizzazione di infrastrutture già esistenti con lo scopo di migliorarne la resilienza. Dall’altra, il focus sulle infrastrutture locali, nella convinzione che oltre alle grandi opere è necessario rafforzare la capacità di gestione e finanziamento dei progetti infrastrutturali a livello locale per massimizzare l’impatto degli investimenti sull’economia.

Il focus sulle infrastrutture a livello locale è particolarmente pressante anche alla luce degli effetti che la crisi da Covid-19 avrà sulle finanze pubbliche subnazionali che potrebbero essere colpite ancora più duramente di quelle nazionali. Le entità subnazionali – come municipalità e regioni – prevedono infatti una caduta vertiginosa delle entrate e della loro capacità di spesa e, al contempo, dovranno fare fronte ad una diminuzione delle risorse che vengono ad esse allocate dallo Stato centrale. Tradizionalmente, le entità subnazionali hanno anche maggiori difficoltà ad attrarre investimenti privati nei loro progetti infrastrutturali.

Il ruolo delle entità subnazionali è tuttavia fondamentale. Non solo perché gestiscono e finanziano direttamente molti progetti infrastrutturali – nell’area Ocse sono responsabili del finanziamento di quasi metà degli investimenti infrastrutturali - ma perché costituiscono il necessario ponte tra i bisogni delle comunità locali e le strategie di investimenti nazionali. Ad esempio, nonostante non esistano priorità uguali per tutti, la crisi da Covid-19 ha messo in luce da un lato la necessità di rafforzare le infrastrutture sociali come gli ospedali, le scuole o le residenze per anziani e dall’altro migliorare e facilitare la connettività – fisica e digitale – tra le persone.(…)”



11.Un “anno speciale” per il Regno Unito e l’Italia. Che noi abbiamo iniziato, per non farci mancare niente, con la crisi di governo…


Il 28 dicembre scorso l’ambasciatrice britannica a Roma Jill Morris, a margine dell’annuncio dell’accordo raggiunto fra Regno Unito e Unione Europea sul futuro delle relazioni tra le due sponde della Manica, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, più precisamente ha inviato un messaggio ad autorità ed opinione pubblica del nostro paese, in cui richiamava ruoli e responsabilità del Regno Unito e dell’Italia, rispettivamente presidenti di turno del G7 e del G20: 

L’accordo raggiunto tra Londra e Bruxelles è un’ottima notizia, giunta alla fine di un impegnativo percorso negoziale – scrive la cinquantasettenne giovanile ed avvenente diplomatica - Consente l’avvio di una nuova relazione tra Regno Unito e Unione Europea, grazie a un accordo di libero scambio che tutela l’interesse delle aziende, dei lavoratori e dei cittadini su entrambe le sponde della Manica.

È una svolta importante, che giunge a pochi giorni dall’avvio di un anno speciale per il Regno Unito e per l’Italia, un anno in cui abbiamo l’opportunità di collaborare strettamente nell’ambito delle nostre rispettive presidenze del G7 e del G20, e della nostra partnership in vista del summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cop26, che ospiteremo a Glasgow nel novembre prossimo.

Anche se la collaborazione tra i nostri due Paesi non ha mai rallentato nel corso di questi ultimi anni, la possibilità di integrare i nostri sforzi nei tre forum globali che presiederemo nel 2021 rappresenta l’occasione di guidare la comunità internazionale nella fase più delicata della ricostruzione, quella in cui gettiamo le fondazioni di un futuro diverso e migliore rispetto a quello che ci attendeva appena pochi mesi fa, prima della pandemia, all’insegna di una ripresa più sostenibile e resiliente.

È un momento unico per i nostri due Paesi, e sono convinta che la nostra relazione ne trarrà ulteriore profondità e solidità”.

Beh, sì. Un momento tanto unico che lo stiamo avviando senza testa politica e senza governance. Con una crisi di governo. Perché la nazione dei santi, poeti e navigatori in questi anni impazziti è diventata anche la nazione degli autolesionisti.

Comunque ora - a meno di clamorose rinunce oppure di sabotaggi o agguati partitici inopinati - anche del G20 dovrebbe occuparsi Draghi, possibilmente recuperando ritardi e credito. “Chiedete a Mario se avete un problema” suggeriva il presidente americano Barak Obama ai suoi consiglieri. Ci penserà SuperMario. Anche alla presidenza del G20. Oltre che alla pandemia, alle vaccinazioni, all’economia, al Recovery Plan, ai mille altri disastri indotti della nuova quanto aborrita “Era del coronavirus”.

 di Pino Scorciapino

Ultimi articoli

« Articoli precedenti