La politica economica europea ed italiana nel contesto della pandemia

Economia | 2 febbraio 2021
Condividi su WhatsApp Twitter
Nella chiusura della seconda edizione del suo libro, "La storia moderna dell'agricoltura siciliana: dall'anteguerra ai giorni nostri", il professor Antonino Bacarella ha espresso le seguenti considerazioni sulla situazione della politica economica europea ed italiana nel contesto ed in conseguenza degli effetti provocati dalla pandemia Covid - 19.


Post Scriptum

Quando questa seconda edizione del lavoro sarà in distribuzione sarà trascorso un anno, durante il quale l’Italia ed il mondo intero hanno subito, e continuano a subire, gravi perdite umane e danni economici e sociali ingenti, provocati dalla pandemia Covid-19.

Fenomeno violento, assimilabile ad una guerra mondiale, ma più insidioso perché invisibile, che ha stravolto gli assetti organizzativi dei sistemi produttivi, le condizioni del vivere sociale, i comportamenti civili.

Le armi messe in campo per combattere la pandemia sono state quelle della scienza a difesa della vita umana e tutti i più importanti centri di ricerca in virologia del mondo sono stati immediatamente mobilitati dalle istituzioni sovranazionali, dall’Europa, dagli Stati nazionali. Il rimedio che si è trovato (il vaccino) non annienterà il nemico, essendo l’essere umano il veicolo di trasmissione, ma lo ridurrà in condizione di latenza, tenendolo però costantemente a bada.

Questo fenomeno letale, come tutti i fenomeni di ordine superiore (quali, cambiamenti climatici, migrazioni internazionali, consumo delle risorse naturali, ecc,), avrà influenza determinante nel mutare le condizioni, i costumi, i modi del vivere, e nell’approfondire le diseguaglianze economiche, sociali, culturali delle popolazioni.

Quali saranno le risultanze finali del cambiamento (una nuova normalità) è assai difficile prevedere, ma l’essere migliori o peggiori di quelle dell’attuale assetto della “normalità”, dipenderà dalle capacità politiche e programmatorie delle istituzioni sovranazionali (Unione Europea) ed ancor più dai governi dei singoli paesi, delle regioni e dai rapporti partecipativi fra loro.

Comunque sia, l’assetto produttivo della ricchezza, ancora una volta, come è sempre stato dopo un fenomeno mondiale violento, sarà velocemente scomposto (lavoro, formazione, burocrazia, terziario, tempo libero, attività culturali, ludiche, ecc.).

In questa temperie mondiale, si avvantaggeranno le istituzioni sovranazionali, i paesi, le regioni che avranno un capitale umano e servizi allo sviluppo moderni, efficienti, diffusi, mentre saranno sempre più emarginati quei paesi, regioni, territori dove già si riscontrano ritardi ed inefficienze culturali, professionali, etici nelle amministrazioni pubbliche, nelle imprese pubbliche e private, nei servizi terziari.

L’Unione Europea, con l’inizio della presidenza semestrale di turno tedesca nel 2020, ha dato impulso a due interventi strategici: uno riguarda la riforma della politica agricola comunitaria (Pac), la cui discussione ebbe inizio nel 2018, l’altro il Recovery Fund, detto anche Next Generation EU, un poderoso piano di ripresa economica per i danni provocati dalla pandemia Covid.

Il Parlamento europeo il 18 dicembre 2020, in accordo con il Consiglio, ha approvato il bilancio UE 2021-27, entro cui trova finanziamento la politica agricola comunitaria (Pac), con 336,4 miliardi di euro, di cui 77,58 miliardi per i Programmi di sviluppo rurale del FEASR. Il Recovery Fund contiene disponibilità di risorse finanziarie nel periodo 2021-26 per 750 miliardi di euro ed un piano di interventi che si articola su tre pilastri: 1) sostegno agli Stati membri per investimenti e riforme, 2) rilancio dell’economia della UE, incentivando l’investimento privato, 3) lezione dalla crisi, che riguarderà il settore sanitario. Fra le risorse finanziarie, una quota di 8,07 miliardi di euro sarà riservata ai Programmi di sviluppo rurale (Psr), disponibili per gli anni 2021-22.

L’Italia è il paese maggiore beneficiario del Recovery Fund con 209 miliardi di euro, di cui 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 miliardi di prestiti, ma anche altri fondi possono essere, alla bisogna, utilizzati (Sure, Mes, Horizon 2020, Invest EU, Just Transition Fund).

Nel settembre 2020 dal governo nazionale è stato presentato alle Camere il documento: Linee guida per la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr); il piano dovrebbe definire i criteri di spesa dei fondi pubblici provenienti dal bilancio europeo, dal Recovery Fund, da altre fonti internazionali e dalle disponibilità nazionali.

Per l’agricoltura si prospettano importanti impegni derivanti dalla riforma della PAC, con radicali modifiche delle azioni e degli aiuti, dettati sia nel primo che nel secondo pilastro, con deciso orientamento ambientalistico ed efficientistico e scelte decise a colmare il deficit di conoscenza ed innovazione e contrastare la tendenza alla perdita di competitività sui mercati nazionali ed internazionali.

Fare previsioni sul sistema agroalimentare, oggi, è estremamente difficile e complicato, sia per la complessità dei problemi dell’intero panorama socio-economico, sia per il diverso e caotico clima politico che si riscontra nelle grandi potenze mondiali (USA, Ue, Cina, Russia), sia nei mutevoli rapporti commerciali internazionali.

L’Italia, peraltro, continua a vivere anni di debolezza politica, economica e sociale, ancor più la Regione Siciliana.



In questa precaria ed instabile situazione generale e universale, le previsioni sul sistema agroalimentare regionale presentano un elevato grado di incertezza e, almeno nel breve-medio termine, se continua a difettare la saggezza politica nazionale e regionale, una significativa propensione al peggioramento, con grave nocumento per le generazioni future, dato anche l’elevato e pesante debito pubblico del Paese (stimato nel 2021 160% del PIL, era del 135% nel 2019), e l’oneroso disavanzo del bilancio della Regione Siciliana.


 di Antonino Bacarella

Ultimi articoli

« Articoli precedenti