La politica divisa dall'antimafia
l'intervento

4 febbraio 2013
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L’antimafia (o, meglio, alcuni dei candidati, in suo nome) litiga? Allora, la mafia sicuramente esulta e si frega le mani assieme a quella politica compiacente e complice.

Le campagne elettorali accendono, da sempre, i toni e i contrasti. Sui temi dell’antimafia, però, sarebbe il caso di mettere da parte, soprattutto a sinistra, la propaganda e precisare non solo impegni politici generali, ma anche proposte concrete ( e ce ne sono tante elaborate dal movimento antimafia, anche col contributo del Centro studi Pio La Torre).

Non è il caso di confrontarsi su chi si intesta per prima l’antimafia più pura e virginale.

Tutta la polemica di questi giorni sui i simboli dell’antimafia sa di sadico intento suicida. Invece di porsi il problema della sconfitta del centrodestra, a sinistra ci si divide su presunti cedimenti o compromessi  del Pd o del centrosinistra, che debitamente contraccambiano.

Il Paese è attraversato da un profondo sgomento per le difficoltà di milioni di famiglie di lavoratori, professionisti, ceto medio,di giovani che rinunciano a cercare lavoro o allo studio,  aspetta soluzioni credibili e non illusorie.

Il centrosinistra e la sinistra, se non vogliono alimentare sfiducia, astensionismo, qualunquismo, devono saper immaginare il “Paese nuovo”, proporre e guidare la “rivolta civile e morale” (di gramsciana memoria) non solo per la ri-crescita economica, ma anche per la giustizia sociale.

È giusto un Paese che non dà lavoro ai suoi giovani figli, non assicura i corrotti e i mafiosi alle patrie galere, non sa restituire alla società in tempi brevi tutti i loro beni confiscati, mentre assiste impotente all’espansione delle mafie, alla corruzione di politici, di amministratori, funzionari pubblici o di importanti gruppi industriali e finanziari con liquidazioni milionarie?

Dal nostro punto di vista, sarebbe utile che la discussione sull’antimafia non si riducesse ai simboli da invocare o da mettere come fiori sulle liste, ma approfondisse la proposta di come spezzare definitivamente il sistema politico mafioso. Noi,non dimentichi della lezione storica dell’antimafia di classe  e di quella trasversale dell’ultimo trentenni, ripetiamo, quasi ossessivamente, che non ci vuole qualche magistrato o poliziotto in più per impedire ogni legame tra mafia e politica, ma una buona guida del paese. Lo Stato ha tutti i mezzi tecnici, amministrativi, legislativi per mettere in opera, non misure eccezionali o dichiarazioni  di guerra, ma azioni antimafiose ordinarie e continue. Ci vuole una buona volontà politica, l’impegno ordinario di tutta la politica perché il problema non è solo di criminalità, anche se complessa. Le energie dello Stato vanno attivati non solo nei momenti dettati dall’emergenza dei delitti eccellenti o dalla mobilitazione popolare, ma oggi giorno sino alla scomparsa di tutte le mafie.

Come è possibile che ancora in queste elezioni ci siano liste con candidati chiacchierati o addirittura con procedimenti giudiziari in corso per corruzione o per mafia? Da quando non sarà più possibile  candidare un cittadino che ha un rinvio a giudizio?

Se la l’identità del nuovo governo sarà contrassegnata da questa volontà civile e morale, è probabile che l’eliminazione delle mafie potrà avvenire in un futuro  molto prossimo accompagnando la crescita economica e sociale e perseguendo piena occupazione, giustizia sociale, solidarietà. Bisognerà sciogliere ogni legame culturale con tutte quelle forme di neoliberismo che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio. Un ventennio d’oro per l’espansione delle mafie, della corruzione e delle evasioni fiscali. Sarà necessario scavare nel solidarismo progressista del novecento di matrice socialista, religiosa, laica per creare la nuova cultura del secolo presente, per far fronte ai nuovi bisogni di identità della nuova Europa.

Al centrosinistra e a tutte le forze di sinistra diciamo con l’umiltà necessaria di che cerca di contribuire alla crescita di una cultura critica antimafiosa laica di ritrovare la calma necessaria per non dividersi su questi temi. Se oggi si scavano solchi profondi  domani sarà difficile colmarli. Non si deve né si può indebolire la possibilità di far prevalere l’idea che il Paese può cambiare e magari sconfiggere mafie e sottosviluppo. 

 di Vito Lo Monaco

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