La Pensione di reversibilità alle coppie gay costa poco

Economia | 24 marzo 2015
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In discussione al Senato, il disegno di legge sulle unioni civili, tra persone dello stesso sesso, disciplina anche il diritto alla pensione di reversibilità. Quanto costerebbe all’Inps? A regime, circa un milione.

QUANTE SONO LE COPPIE GAY

Il disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, in discussione al Senato, propone di disciplinare anche il diritto alla pensione di reversibilità da estendere al superstite della coppia. Ed è il tema su cui il confronto si accentua maggiormente.
La Corte di giustizia UE ha infatti stabilito che negare le pensioni di reversibilità alle unioni civili fra persone dello stesso sesso costituisce una violazione della direttiva 2000/78 contro le discriminazioni sul lavoro.
Il programma “Europa 2020” della UE, che fissa una strategia a riguardo dei sistemi previdenziali, promuove un modello di crescita che non si limiti solo all’aumento del Pil, ma anche a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva come fattore essenziale dello sviluppo economico, in particolar modo avviando un “welfare europeo” che garantisca omogeneità di diritti, di tutele e di trattamenti a lavoratori e cittadini in genere.
Ma qual è veramente l’impatto economico che si stima per le casse dell’Inps dall’estensione della reversibilità alle coppie gay?
Una risposta è fornita da un’analisi tecnica commissionata da Love Out Law.
I dati per misurare il fenomeno relativo alle unioni gay (si intende come unione gay qualsiasi tipo di unione normata come unione civile o partnership o matrimonio) provengono dai Paesi che ne hanno già esperienza (Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Olanda, Regno Unito, Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia). L’analisi “Families And Societies, Changing families and sustainable societies: Policy contexts and diversity over the life course and across generations”, in un progetto finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’università di Stoccolma, a cui hanno lavorato i demografi Patrick Festy e Clara Cortina, conferma il numero di coppie gay rispetto a quelle eterosessuali è basso (tra lo 0,7 e l’1,2 per cento).
Nel 2011, le unioni gay erano 86mila in Francia e 30mila in Germania: i due paesi possono essere considerati i casi limite, perché rappresentano la percentuale massima (il primo) e minima (il secondo).
L’esperienza francese, nata nel 1999 con i primi Pacs, rende disponibile la progressione con cui le unioni si sono sviluppate negli anni.

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In Francia si verificano mediamente 5.700 unioni gay l’anno, con una crescita non perfettamente lineare e con una diminuzione a partire dal 2011, dimostrata anche dalla percentuale di propensione all’unione sul numero di coppie omosessuali totali.

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In Italia, il censimento 2011 Istat ha rilevato 7.513 coppie dello stesso sesso dichiaratesi conviventi, un numero che sicuramente sottostima in maniera significativa il dato reale.
Ricalibrando l’esperienza francese sull’Italia, si stimano circa 2.500 coppie gay che sceglieranno di sancire l’unione nel primo anno, fino ad arrivare a 84mila coppie totali nel 2030.

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QUANTO COSTA LA REVERSIBILITÀ

Dai dati francesi si rileva che nelle unioni gay il tasso di mortalità medio di uno dei coniugi è pari allo 0,15 per cento: ipotizzando uno sviluppo demografico simile in Italia, la stima dei decessi permette di quantificare quale sarebbe il numero di superstiti di coppie gay.
Dai dati Inps si rileva che il costo per la reversibilità è di circa 40 miliardi l’anno, relativamente a 4,8 milioni di pensioni. Applicando in maniera proporzionale lo stesso costo anche ai superstiti di coppie gay si stima che l’impatto economico per Inps  raggiunge il massimo nel 2030 (1 milione di euro). Successivamente si ipotizza, insieme alla stabilizzazione della propensione all’unione, una stabilizzazione dei costi.

Capocchi4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prendendo come riferimento il numero di unioni gay della Germania, la stima si abbassa a 300mila euro nel 2030.

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Capocchi6

 

 

 

 

 

 

 

 

Con lo scenario francese la stima è quindi pari a 1 milione di euro l’anno a regime dal 2030, basandoci però sull’esperienza dei decessi in coppie gay osservata in Francia nel periodo limitato 2007-2013. Questo risultato si può stressare considerando uno scenario limite in cui si applica un tasso di mortalità pari al 25% (riferito ad un ultraottantenne); in tal caso l’esborso massimo a regime diventa pari a 44 milioni. Si ritiene che l’esborso medio a regime possa ricadere nella forbice tra 1 e 44 milioni.

In questa analisi alcuni aspetti, anche legati ai fenomeni evolutivi della famiglia, tradizionale e non, non sono stati considerati, a causa della scarsità dei dati, come ad esempio:

  • l’avvicinamento all’unione civile in Italia potrebbe essere più lento di quanto lo sia stato in Francia, per motivi culturali, sociali e ambientali;
  • la diversa struttura per età della popolazione francese (più giovane) autorizza a pensare a una sovrastima del dato;
  • il diverso gap anagrafico tra coppie etero e coppie gay permette di pensare che questo sia quasi nullo in una coppia gay, ipotizzando che la distribuzione delle età degli individui in coppia sia la stessa tra coppie etero e coppie gay;
  • la pensione di reversibilità dovrebbe essere mediamente più alta nei superstiti di coppie etero, in quanto la presenza di figli minori comporta una quota parte di pensione maggiore;
  • sono state considerate le stesse capacità economiche, e quindi contributive, tra persone eterosessuali e persone omosessuali, tuttavia un rapporto della Fondazione De Benedetti del 2012 riporta che gli stipendi e i salari delle persone Lgbt sono inferiori rispetto alla media.

Inoltre, la spesa dovuta per le unioni civili gay potrebbe essere compensata dal minor costo generale sostenuto per il calo osservato della propensione ai matrimoni eterosessuali (sarebbe sufficiente un calo dello 0,000012 per cento del numero di coppie sposate). (Lavoce.info)

   

 di Claudio Capocchi, Carmine Ciocca, Maria Flora Salvatori e Giovanna Sini

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