La parabola dei cinquestelle a Palermo e la cuoca di Lenin
Arriveranno in tanti-
dirigenti e popolo a cinque stelle - sabato 24 e domenica 25
settembre, al Foro Italico a saggiare la resistenza del terzo ed
ultimo vertice (Roma, Torino e ora Palermo) del triangolo ideale,
espugnato il quale si apriranno le le porte della “stanza dei
bottoni” del governo dell'intero paese. L'ormai conclamata
tripolarità del sistema politico italiano e le difficoltà evidenti
in cui versa il presidente del Consiglio Matteo Renzi - tra
rallentamento dell'economia, scontro con la Germania della Merkel e
referendum - sembrano tutte giocare a favore del comico genovese e
dei suoi sostenitori. Non ho dubbi sulla partecipazione dei
palermitani all'evento un po' per curiosità, ma soprattutto per la
naturale predisposizione dei siciliani a posizionarsi dove spira il
vento: probabilmente saranno davvero centomila, così come furono
sessantuno a zero i deputati berlusconiani eletti nel 2001 e, nel
lontano 1970, erano decine di migliaia a seguire i comizi di Giorgio
Almirante, quando il neofascista MSI ottenne alle elezioni regionali
siciliane il 23% a Catania ed il 21% a Trapani. Per non parlare
dell'ormai quasi dimenticato “Uomo qualunque” che alle elezioni
amministrative del 1946 divenne il primo partito a Palermo ed a
Messina, dove furono eletti gli unici due sindaci qualunquisti
d'Italia.
E' facile prevedere, a fronte del progressivo disfacimento
del sistema politico siciliano che i risultati conseguiti in alcuni
importanti comuni siciliani rappresenteranno la base di lancio della
campagna elettorale per l'elezione dell'ARS e del presidente della
Regione che si svolgerà il prossimo autunno e per la quale il
giovane leader regionale Giancarlo Cancellieri sta già scaldando i
motori. Non v'è alcun giudizio moralistico in questa previsione: i
vuoti nella rappresentanza politica sono per loro natura destinati a
venir colmati e la gestione del governo regionale non garantisce più
la costruzione e la tenuta del consenso, come l'avvitamento in cui
va precipitando Rosario Crocetta dimostra senza possibilità di
dubbio. Sono venute meno le risorse che consentivano di dare risposte
alle richieste delle lobbies più influenti; è arrivata al capolinea
la lunga crisi istituzionale generata dal mancato adeguamento
dell'autonomia speciale all'evoluzione del resto del paese ed ai
problemi posti dalle nuove relazioni tra sistema delle regioni,
stato nazionale e unione europea; l'economia - priva degli antichi
ammortizzatori clientelari – si ritrova defedata dalla recessione
finanziaria ed economica che, nella misura in cui investiva tutto il
modo, ha moltiplicato gli effetti negativi nelle aree più deboli
fino a devastarne l'economia e la società.
A me non piacciono i
grillini: considero le loro idee confuse ed appiccicaticce e la
filosofia che li ispira debole sul piano concettuale e pericolosa
nelle potenziali conseguenze. Tuttavia penso che bisogna avere nei
loro confronti il rispetto dovuto agli avversari politici, senza
ammiccamenti ma al tempo stesso evitando demonizzazioni superflue. Il
secolo nuovo ci confronta con la fine dei modelli politici che
dominarono il Novecento e con la scomparsa dei partiti di massa che
ne rappresentavano lo strumento per eccellenza. La nascita di
movimenti di protesta che crescono ben aldilà delle aspettative
iniziali degli stessi promotori non è un fenomeno nuovo, come prima
si è detto, ma è del tutto nuova la situazione politica, economica
e sociale nella quale viviamo. E' entrato in crisi il compromesso tra
capitale e lavoro che aveva consentito all'Europa di vivere il
“trentennio dorato” del welfare state e ha avuto a lungo campo
libero il liberismo, che ha portato ad un ampliamento geometrico
delle diseguaglianze all'interno dei singoli paesi. Il comunismo è
rimasto sepolto sotto le macerie di un'ideologia che aveva
tragicamente sottovalutato il tema delle libertà e prodotto
risultati economici aberranti, ma anche il modello socialdemocratico
ha mostrato la corda in una situazione in cui venivano meno i suoi
presupposti essenziali in termini di ampiezza e stabilità
dell'occupazione, qualità dello sviluppo, redistribuzione dei
redditi, ampliamento dei diritti individuali e collettivi. Il 1989
non ha rappresentato, al contrario di quanto sosteneva Fukuyama, la
fine della storia ma l'ingresso di essa in una nuova fase di
incertezza e convulsioni che ha colto impreparate le società della
“vecchia” Europa.
I movimenti populisti, alla cui famiglia i cinquestelle appartengono, rappresentano uno dei tentativi di risposta soprattutto da parte di ceti medi che vedono le loro certezze economiche e sociali messe radicalmente in discussione. L'incertezza del futuro, nella “società liquida” descritta da Zygmunt Bauman, ha iniettato nella nostra vita quotidiana il “demone della paura.., con il progressivo smantellamento delle difese contro i tremori esistenziali costruite e finanziate dallo Stato e con la crescente delegittimazione dei sistemi di autodifesa collettiva come i sindacati....adesso viene lasciato agli individui il compito di cercare, trovare ed adottare soluzioni individuali a problemi prodotti dalla società”. Perciò la politica viene meno alla sua funzione fondamentale di luogo della costruzione delle decisioni condivise e della battaglia tra cambiamento e conservazione e diviene pragmatismo privo di principi oppure luogo di una protesta generalizzata contro entità misteriose ed “altre” considerate responsabili dei fallimenti personali e collettivi. Ecco allora apparire l'illusione che sia desiderabile e possibile al “cittadino” - magari attraverso il web- gestire la cosa pubblica in una sorta di democrazia diretta elettronica. Se la politica non ha più contenuti di competenza e specializzazione, tanto più la prestazione pubblica del cittadino che entra nelle istituzioni è generica e priva di specifica professionalità, tanto più trasparente ne sembrerà la gestione in una sorta di infinito gioco degli specchi. In tale ottica, la vicenda di Roma appare qualcosa di più che semplici ingenuità frutto dell'inesperienza. Non sono in grado di prevedere, anche per la scarsa trasparenza delle vicende interne, in che modo il movimento supererà questa delicata fase di assestamento, ma non mi pare che esso sia destinato a tramontare in tempio rapidi come accadde invece al commediografo Guglielmo Giannini.
Per quanto riguarda la Sicilia, se i cinquestelle vinceranno le elezioni regionali si troveranno a gestire una delle fasi più complesse della vita dell'isola negli ultimi settantanni: quanto sta avvenendo in Campidoglio dimostra che non sempre essi si circondano della compagnia più adeguata. Anche dalle nostre parti vedo molti pronti a montare sul carro del probabile vincitore; non è una novità nella storia dell'isola ed è tutt'altro che un buon segno. Non pretendo che Cancellieri conosca l'affermazione, attribuita a Lenin, che anche una cuoca avrebbe potuto assolvere funzioni di governo nello stato socialista. Tuttavia è bene tener presente che quella cuoca avrebbe avuto il vantaggio di frequentare il gruppo dirigente bolscevico e saprebbe ancor oggi dare qualche buon consiglio per mettere in pentola pietanze sostanziose invece che aria fritta.
Franco Garufi
Una docente sarda ci ha scritto:
Sono una docente sarda, da tempo interessata ai temi
antimafia.
ricevuta la mail delle vostre attività, clicco sul link e....
prima ancora di poter curiosare fra le belle iniziative , la prima cosa che
leggo è un articolo che BOLLA COME POPULISTICO IL MOVIMENTO 5STELLE, COME
CURIOSI E OPPORTUNISTI I SICILIANI CHE ANDRANNO A PALERMO PER INCONTRARLO E COME
EVITABILE L'ASCESA DEL MOVIMENTO STESSO.
PECCATO!
Comunque, onore a
Pio La Torre, e a Placido Rizzotto, oggi e
sempre.
Gabriela Garrucciu
La risposta:
Gentilissima signora,
pubblichiamo sul sito la sua e-mail perché crediamo
davvero che tutte le opinioni abbiamo diritto di cittadinanza in una società
aperta come la nostra.
Soprattutto quelle che esprimono dissenso. Ci piacerebbe
che il medesimo atteggiamento fosse praticato anche dai militanti e dirigenti
dei cinque stelle.
Cordialmente,
Centro Pio La Torre
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