La nuova età della lotta antimafia
14 luglio 2022
Su mia proposta, dopo aver consultato molti soci e amici, è stata eletta dall’assemblea dei soci nuovo Presidente del Centro Pio La Torre, in mia sostituzione, la più giovane Loredana Introini da qualche anno vicepresidente , dotata di vasta esperienza organizzativa e culturale maturata nel movimento antimafia nazionale e internazionale. La sua elezione all’unanimità segna un passaggio generazionale che va rilevato. Il Centro, sin dalla sua fondazione promossa da Ino Vizzini nel 1986, ha avuto presidenti l’ing. Franco Artale, l’avv. Saverio Lo Monaco, l’on. Gianni Parisi, l’on Nino Mannino, che hanno collaborato nelle lotte sindacali, politiche, antimafia, per la pace con Pio La Torre quando fu sindacalista, poi segretario regionale del Partito comunista e successivamente segretario della federazione comunista di Palermo e in ultimo di nuovo segretario regionale fino alla sua uccisione, assieme a Rosario Di Salvo, il 30 aprile 1982. Io stesso ho collaborato con La Torre nella segreteria della federazione e nella segreteria regionale dell’ultima fase della seconda guerra di mafia.
Il Centro studi non si è limitato a celebrare l’anniversario del fatidico trenta aprile, ma ha sempre tenuto accesa la fiaccola della memoria, consapevole, come lo fu Pio, che la lotta antimafia è conseguenza delle lotte per la democrazia, il miglioramento socio-economico delle classi lavoratrici, contro lo sfruttamento dell’uomo e l’ingiustizia sociale imposti dalla mafia per conto delle classi conservatrici dominanti. Seguendo l’esperienza storica, culturale e politica, del movimento antimafia, come fece Pio La Torre, si comprende a quarant’anni dall’approvazione l’importanza rivoluzionaria della legge n.646/1982 - la cosiddetta Rognoni-La Torre – diventata la madre di tutta la legislazione antimafia contemporanea e riferimento a livello mondiale per contrastare le vecchie e nuove mafie con le loro reti di relazione con i poteri politici, istituzionali, economici che ne definiscono la natura speciale di organizzazioni criminali di stampo mafioso, distinte da quelle comuni, le quali si avvalgono della loro forza d’intimidazione e di compenetrazione corruttiva nel sistema di potere con la compiacenza, a livello nazionale e internazionale, di parte della politica e dell’economia.
Su questo tema il Centro studi negli ultimi diciassette anni ha costruito attraverso annuali Progetti educativi nazionali, riconosciuti dal Ministero dell’istruzione, un rapporto con centinaia di scuole secondarie di secondo grado, comprese quelle delle Case circondariali, e con gruppi di studenti delle università fornendo ai partecipanti strumenti culturali di conoscenza del fenomeno mafioso. Annualmente è stata realizzata un’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso degli studenti, compresi quelli detenuti nelle case circondariali. La pandemia con le lezioni a distanza e l’obbligo ministeriale delle lezioni di educazione civica ha favorito una esplosione di adesione delle scuole (sino a seicento con centoquarantamila partecipanti ad ognuna delle videoconferenze) al Progetto educativo del Centro studi le cui lezioni sono tenute da esperti e accademici di alto profilo scientifico e culturale che hanno contribuito ad elevare con la loro collaborazione tutte le attività del Centro di ricerca, sociali, editoriali che tramite il sito del Centro, la Rivista Asudeuropa, i social hanno ottenuto una ampia attenzione anche internazionale.
Il riconoscimento dell’Onu dello status consultivo al Centro studi, inoltre, premia gli sforzi fatti in questi anni di ricerca continua di collaborazione unitaria con tutte le componenti del movimento antimafia. Il Centro studi non ha mai nascosto la sua appartenenza autonoma al mondo culturale progressista, senza far parte di alcun partito, e ha sempre ricercato il dialogo con tutto lo schieramento liberaldemocratico rifuggendo dalla vuota retorica antimafia e muovendo sempre dalla difesa sociale dei più deboli anche sul piano giuridico come dimostra l’attività del suo ufficio legale.
Ricordo a qualche smemorato che se l’aeroporto di Comiso è stato re-intitolato a Pio La Torre è stato possibile perché il Centro studi impugnò la delibera comunale che ripristinava l’antica intitolazione al generale fascista abrogando una precedente regolare delibera che lo aveva intitolato al leader Pci assassinato dalla mafia.
Tutto il lavoro svolto sul piano culturale e politico va salvaguardato favorendo il passaggio generazionale che deve, forte dell’esperienza accumulata, arricchirlo utilizzando il contributo di tutti vecchi e nuovi amici e soci, soprattutto in questo passaggio epocale nel quale la pandemia, le guerre locali, ultima quella contro l'Ucraina, il riscaldamento climatico, la globalizzazione senza governance democratica, minacciano lo sviluppo e la stessa esistenza futura del genere umano. Loredana per la sua esperienza ne sarà capace, ne sono certo, ne siamo tutti certi.
di Vito Lo Monaco
Il Centro studi non si è limitato a celebrare l’anniversario del fatidico trenta aprile, ma ha sempre tenuto accesa la fiaccola della memoria, consapevole, come lo fu Pio, che la lotta antimafia è conseguenza delle lotte per la democrazia, il miglioramento socio-economico delle classi lavoratrici, contro lo sfruttamento dell’uomo e l’ingiustizia sociale imposti dalla mafia per conto delle classi conservatrici dominanti. Seguendo l’esperienza storica, culturale e politica, del movimento antimafia, come fece Pio La Torre, si comprende a quarant’anni dall’approvazione l’importanza rivoluzionaria della legge n.646/1982 - la cosiddetta Rognoni-La Torre – diventata la madre di tutta la legislazione antimafia contemporanea e riferimento a livello mondiale per contrastare le vecchie e nuove mafie con le loro reti di relazione con i poteri politici, istituzionali, economici che ne definiscono la natura speciale di organizzazioni criminali di stampo mafioso, distinte da quelle comuni, le quali si avvalgono della loro forza d’intimidazione e di compenetrazione corruttiva nel sistema di potere con la compiacenza, a livello nazionale e internazionale, di parte della politica e dell’economia.
Su questo tema il Centro studi negli ultimi diciassette anni ha costruito attraverso annuali Progetti educativi nazionali, riconosciuti dal Ministero dell’istruzione, un rapporto con centinaia di scuole secondarie di secondo grado, comprese quelle delle Case circondariali, e con gruppi di studenti delle università fornendo ai partecipanti strumenti culturali di conoscenza del fenomeno mafioso. Annualmente è stata realizzata un’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso degli studenti, compresi quelli detenuti nelle case circondariali. La pandemia con le lezioni a distanza e l’obbligo ministeriale delle lezioni di educazione civica ha favorito una esplosione di adesione delle scuole (sino a seicento con centoquarantamila partecipanti ad ognuna delle videoconferenze) al Progetto educativo del Centro studi le cui lezioni sono tenute da esperti e accademici di alto profilo scientifico e culturale che hanno contribuito ad elevare con la loro collaborazione tutte le attività del Centro di ricerca, sociali, editoriali che tramite il sito del Centro, la Rivista Asudeuropa, i social hanno ottenuto una ampia attenzione anche internazionale.
Il riconoscimento dell’Onu dello status consultivo al Centro studi, inoltre, premia gli sforzi fatti in questi anni di ricerca continua di collaborazione unitaria con tutte le componenti del movimento antimafia. Il Centro studi non ha mai nascosto la sua appartenenza autonoma al mondo culturale progressista, senza far parte di alcun partito, e ha sempre ricercato il dialogo con tutto lo schieramento liberaldemocratico rifuggendo dalla vuota retorica antimafia e muovendo sempre dalla difesa sociale dei più deboli anche sul piano giuridico come dimostra l’attività del suo ufficio legale.
Ricordo a qualche smemorato che se l’aeroporto di Comiso è stato re-intitolato a Pio La Torre è stato possibile perché il Centro studi impugnò la delibera comunale che ripristinava l’antica intitolazione al generale fascista abrogando una precedente regolare delibera che lo aveva intitolato al leader Pci assassinato dalla mafia.
Tutto il lavoro svolto sul piano culturale e politico va salvaguardato favorendo il passaggio generazionale che deve, forte dell’esperienza accumulata, arricchirlo utilizzando il contributo di tutti vecchi e nuovi amici e soci, soprattutto in questo passaggio epocale nel quale la pandemia, le guerre locali, ultima quella contro l'Ucraina, il riscaldamento climatico, la globalizzazione senza governance democratica, minacciano lo sviluppo e la stessa esistenza futura del genere umano. Loredana per la sua esperienza ne sarà capace, ne sono certo, ne siamo tutti certi.
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