La manovra del governo, le disuguaglianze e lo sviluppo mancato

Economia | 10 novembre 2019
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Nell’attuale situazione politica, caratterizzata dalla contrapposizione tra il centrosinistra al governo ed il centro-destra a trazione Salvini all’opposizione, dopo i benefici realizzati con il recupero dei buoni rapporti con l’Ue ed il conseguente vantaggio derivante dalla riduzione dello spread, si è aperto il problema della struttura e dell’orientamento della manovra economica , cruciale per lo sviluppo del nostro paese.

 Dato il peso che ha la disoccupazione in Italia, ed in genere data la condizione economica del paese, si potevano seguire due indirizzi: quello di potenziare gli investimenti allo scopo di creare lavoro e quello di aumentare i consumi, ad esempio con il taglio delle tasse, allo scopo di migliorare il potere di acquisto degli italiani e sostenere cosi, indirettamente, la produzione e l’occupazione. In ogni caso si poneva il problema di decidere sulle cosiddette clausole di salvaguardia per scongiurare l’aumento dell’Iva e quindi il rincaro dei prezzi delle merci e dei servizi.

Il governo ,  sia pure oppresso dall’ingente debito che ci distingue non solo in Europa ma nel mondo, ha scelto di presentare  una manovra da 30 mld di euro, in parte finanziata in deficit ed in parte con microtasse, destinata per 23 mld  ad annullare le clausole di cui si è detto ed il resto per finanziare provvedimenti importanti come il bonus bebè, la riduzione del cuneo fiscale, ecc.

La manovra, se si pone in relazione con i grandi problemi del nostro paese, non  è certamente una grande manovra:  ha  il merito di scongiurare l’aumento dell’Iva da tutti temuto e di tentare, con alcuni provvedimenti simbolo, di sostenere le famiglie ed i lavoratori dipendenti ma gli importi stanziati a questi fini sono limitati non solo per l’incidenza delle clausole di salvaguardia (23 mld /30 ) ma anche per il peso del debito pubblico che impone al paese l’esigenza di limitare il deficit .

Da qui le critiche dell’opposizione ed anche di alcuni settori della maggioranza. Ma qui si arriva al nocciolo del problema del quale tutti , maggioranza ed opposizione , dovrebbero prendere atto ed adottare provvedimenti conseguenti. Nessuno discute la necessità di avviare lo sviluppo, di ridurre se non eliminare le disuguaglianze, di ridurre le tasse, di ridurre il cuneo fiscale, di fare investimenti , di sostenere l’occupazione:  il problema è dove trovare i fondi (la fonte della riduzione dell’evasione pur essendo importante è difficile almeno nel breve andare), come collocare i titoli pubblici necessari per finanziarli, come finanziare il pagamento degli interessi, già molto consistenti nonostante il basso livello dei tassi.

  Allora nel dibattito pubblico dovremmo chiederci: Visto che il debito cosi elevato condiziona ogni politica perché non se ne parla? Perché nonostante se ne parli da sempre non si fa seriamente la revisione della spesa pubblica il cui costante aumento accresce il debito?   Cosa faremo se in caso di crisi viene meno la fiducia dei risparmiatori? Perché non si considera il grande vantaggio che avremmo solo riducendo il pagamento degli interessi? E poi dovremmo domandarci: Perché nonostante le nostre difficoltà finanziare spesso non si utilizzano i fondi dell’Ue   e  si fa poco per attrarre gli investimenti privati?

 Tra l’altro, se si approfondissero tali temi,  si contribuirebbe alla formazione di  una opinione pubblica, di un elettorato, spesso poco introdotto ai problemi finanziari, che in buona fede crede che il debito si possa eliminare semplicemente abbassando le tasse o solo riducendo il numero dei parlamentari .

 di Diego Lana

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