"La mamma milita", undici donne raccontano i terremoti del '68

Cultura | 4 agosto 2018
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Undici donne siciliane a vario modo coinvolte nei sismi del '68 si raccontano e raccontano quegli anni di contestazione e terremoto nel bellissimo libro "La mamma milita" (Erudita ed. 152 pagina , 15 euro), prefazione di Angela Lanza. C'è Rita Alù che candidamente confessa di essere arrivata in ritardo per motivi anagrafici (“ma c'è stato il '77”) e Marta Garimberti che rievoca le battaglie condotte dalle donne per una vita appena civile nelle baracche del Belìce devastato dal sisma e dalle disattenzioni governative. “La mamma milita” è anche la presentazione del gruppo “Archivia-donne in relazione”, creato a Palermo per “ricordare e salvaguardare la memoria”, sottolinea Angela Lanza nell'introduzione, “un argine una piccola diga posta di traverso allo scorrere dell'oblio”.

Ritornando a 50 anni fa, Lanza ricorda come in Sicilia le nuove idee “e soprattutto i tanti desideri sepolti” irrompevano su un universo femminile che si preparava a diventare protagonista di una storia sino ad allora fatta di soprusi e prevaricazioni maschili. Ragazzi e ragazze attraversarono quegli anni in modo diverso. Molte donne si sentivano ancora “ospiti” di un mondo patriarcale. “E quando sei ospite hai sempre un certo ritegno a mostrarti come sei”, sottolinea ancora Angela Lanza. Da Maria Maniscalco a Margherita Cottone e Donatella Barazzetti, la memoria è anche il racconto della lotta per emanciparsi, prima fra tutti dall'autorità paterna. Descrivendo la vita che si svolgeva nelle baracche di Partanna, tra i gruppi di animazione territoriale e nel laboratorio con Lorenzo Barbera appena distaccatosi da Danilo Dolci, anche Marta Garimberti si sofferma sui riti patriarcali che nel Belìce regolavano le relazioni tra uomini e donne.

Sono anni di grandi cambiamenti e lotta per un futuro migliore, a cominciare da scuola e salute. Come raccontano Maria Sandias e Donatella Natoli descrivendo la graduale trasformazione del rapporto tra docenti e alunni nelle aule con un occhio allo sviluppo della personalità dei bambini e l'imporsi della concezione rivoluzionaria e democratica del concetto di salute pubblica. Ma non viene trascurato il rapporto tra Europa e Sud del Mediterraneo, protagonista ora come allora. Lo spiega bene Toni Maraini rievocando le sue esperienze didattiche e artistiche in Algeria e Marocco, con particolare riferimento alla profonda crescita della Scuola Municipale di Belle Arti di Casablanca. Silvana Montera ricorda come “prima c'era il Medioevo” mentre Angela Lanza rievoca il suo personalissimo “test dell'albero” che, giovane laureanda psicologa, imponeva nelle scuole di Gibellina, Salemi, Salaparuta e Partanna nella convinzione di scriverci la tesi che poi ebbe tutt'altro argomento. Poi il lavoro “militante” nei quartieri semidistrutti del centro storico di Palermo con compagne d'eccezione come Gigliola Lo Cascio “che si spendeva senza risparmiarsi mai” all'Istituto di Psicologia, facendo da scudo fra il direttore e gli studenti, rivolgendo un occhio particolare ai problemi delle donne, alla sessualità, alla violenza sui bambini.

Storie di donne, di militanza ma anche storie personali perchè in quel periodo dominato dalla voglia di cambiare e di fare politica il privato era pubblico. Era vietato vietare e molti auspicavano la fantasia al potere o, ragionevolmente, chiedevano l'impossibile. 

 di Angelo Meli

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