La magia dell'arte al Festival dei due mondi di Spoleto
Ancora – e sempre- si è trattato di magia ambientale e scenografica, impalpabile emulsione fra tempo andato (il Medioevo ‘secolarizzato’ dal seme del Rinascimento) e ipotesi di un futuro non del tutto consegnato all’egemonia dell’incorporeo, del virtuale, della comunicazione (sentimenti, emozioni) raggelata dal tossico- virale della serialità asettica, digitalterrestre, web televisiva.
'Viva lo spettacolo' dal vivo, potrebbe essere il passaparola, non nuovo ma da rinverdire, di quel gioiello fervente e romito di nome Spoleto, 'contenitore' estetico storicamente imprescindibile per la proposizione teatrale in Italia - sia essa di ricerca o di tradizione, categorie francamente manichee rispetto ad una costante commistione di stili, linguaggi, interpreti, prospettive. E dunque, sin dalla storica 'scommessa' del Maestro Menotti (ma perchè dimenticare Romolo Valli?), luogo deputato per lo svolgimento di un’indagine a tutto campo sullo status e il divenire del ‘lavoro del teatro’ (in tutte le sue espressioni) sia da parte di chi lo esercita, sia da parte di chi ne fruisce (anch’esse categorie ‘contaminabili’ oltre la convenzione della ‘quarta parete’)
Si instaura, in questo modo, un dialogo polifonico, costantemente riverificato sulle tavole di palcoscenico, in cui vengono esaminati i pilastri di un’arte scenica “oggi particolarmente esposta alla trasformazione, alla fusione tra codici e linguaggi afferenti a discipline diverse, alla manipolazione del tempo e dello spazio attraverso nuove tecnologie, alla contaminazione con la (ri)scrittura e la drammaturgia”- annota Giorgio Ferrara, direttore artistico della keresse. In particolare, il lavoro registico, i mezzi a sua disposizione, il riflesso che ne deriva rispetto alla condizione\azione dell’attore non possono che essere in continua mutazione, “così come la figura dell’autore- aggiunge Ferrara- si configura come sincretica, trasversale a svariate declinazioni formali…musica, opera, prosa, cinema, balletto, performance, installazioni… incarnati di volta in volta dai diversi protagonisti della conversazione spoletina”.
Necessario però che “tutto il discorso intorno alla creatività, singola o collettiva, non si esaurisca sul piano teorico, ma venga sondato anche nelle sue implicazioni pragmatiche, misurate su uno scenario italiano in cui sembra mancare ogni progettualità sul lungo periodo” e sul quale, anche a rischio di lamentazione, gravano precarietà perenni circa il ‘diritto acquisito’ o da acquisire rispetto alle minime certezze di finanziamento pubblico (e privato), senza le quali ogni progettualità (non solo d’arte) si spegne nell’ illusorio.
Sul piano effettuale
tornano, a fine rassegna, a parlare le cifre: 50 titoli e più
di 150 aperture di sipario tra opera, musica, danza, teatro, eventi
speciali e mostre d'arte, per una 59esima edizione del Festival
dei Due Mondi passata dalle 5mila presenze del 2007 alle
70mila dello scorso anno. Appuntamento che lo stesso ministro
dei Beni culturali Dario Franceschini, come da copione,
definisce "eccellenza italiana di livello internazionale e
occasione di riflessione su come sta cambiando in Italia il clima
culturale".
Qualche autocritica? "Dopo
anni di tagli al settore con ferite e lacrime – dichiarava il
ministro - adesso c'è un'inversione di tendenza: con il bilancio del
Mibact che segna nel 2016 un +36% rispetto al 2015, una ripresa dei
consumi culturali nel Paese, un concorso per l'assunzione di 500
persone al ministero e il miliardo di euro reso immediatamente
disponibile dal Cipe per 33 interventi che ci consentono di
completare i grandi progetti del Paese, dagli Uffizi a Brera, fino a
Pompei, nonché di intervenire su nuovi progetti, come la Via
Francigena".
Con umano compiacimento e
pistolotto politico sul fatto "che per tre anni consecutivi alla
presentazione del Festival si è visto lo stesso ministro. Segno
della stabilità del governo".
Meritate ovazioni,
comunque, il 24 giugno con 'Le nozze di Figaro' di
Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, evento
inaugurale posto in scena al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti,
con la regia dello stesso Ferrara, James Conlon sul podio e le
‘prestigiose’ scenografie della coppia da Oscar Dante
Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
Della trilogia Da
Ponte-Mozart l'anno scorso era andato in scena a Spoleto 'Così fan
tutte' e presumibilmente nel 2017 sarà la volta di 'Don Giovanni',
alla luce del proposito del Festival di rappresentare tutte e
tre le opere di repertorio. Il concerto di chiusura del 10 luglio ha
poi ospitato il ‘battesimo’ a Spoleto del Maestro
italo-britannico Antonio Pappano, alla guida dell'Orchestra di Santa
Cecilia con Stefano Bollani al pianoforte e un programma che
compendiava brani di Schoenberg, Lehar e Gershwin. Il direttore
d’orchestra ha anche ricevuto (a fine esibizione) il
Premio Fondazione Carla Fendi giunto alla V edizione.
Prospettive?
Dopo la chiusura della kermesse, sin dal 13 luglio, il 'Roberto
Bolle and Friends' inizierà il suo tour proprio da Spoleto, città
dove il danzatore italiano si è esibito per la prima
volta. Tra gli appuntamenti musicali di buon rilievo, il
Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini che ha eseguito il
'Vespro della Beata Vergine' di Claudio Monteverdi, realizzato grazie
al sostegno della Fondazione Carla Fendi. Alla Scuola di Musica di
Fiesole è stata affidata la cura dei Concerti del Mezzogiorno e
della Sera, mentre tra prosa e musica si collocava “Tre
Risvegli” (Teatro Caio Melisso) di Patrizia Cavalli, con la regia
di Mario Martone, interpretato da Alba Rohrwacher e con le musiche
della pluripremiata compositrice Silvia Colasanti, eseguite dal
Quartetto Guadagnini.
Ed ancora Bob Wilson,
fedele al Festival, che quest'anno inscenava (sempre al Caio Melisso)
'Lecture or nothing' di John Cage, con musiche di Arno
Kraehahn, e il regista lituano Eimuntas Nekrosius che –a fine
giugno- assemblava una scabra edizione di “A hunger artist”di
Franz Kafka. Tra gli stranieri, lo statunitense Tim Robbins, nella
doppia veste di regista e musicista, con la frugale
trasposizione teatrale di “1984” di Orwell - 2 e 3
luglio- e una riflessione sulla Commedia dell'Arte con “Harlequino:
on to freedom”'- dal 6 al 10 luglio.
Fra le
tante piéce in scena a Spoleto (su molte delle quali contiamo di
potere scrivere durante la stagione a venire) segnaliamo intanto “Il
Casellante” di Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale con Moni
Ovadia e Valeria Contadino, “Il Ciclope” di Euripide nella
traduzione volutamente ‘maccheronica’ di Enzo Siciliano, il quale
riesce a miscelare quasi tutti i dialetti dell'Italia
meridionale, affidandosi all’inventiva scenica di Francesco
Siciliano attore e regista. E ancora, Emma Dante con “Odissea
A/R”(dal 6 al 10 luglio), “Filomena Marturano” di De Filippo
con Mariangela D'Abbraccio e Geppy Gleijeses e la regia di Liliana
Cavani (al suo debutto teatrale). Ed inoltre “Utoya”
di Edoardo Erba con la regia di Serena Senigaglia e
“Volario” di Maddalena Maggi, magistralmente reso da Iaia Forte.
Dalla Vakhatangov State Academic Theatre of Russia è
arrivata la prima trascrizione in prosa del romanzo in versi 'Eugene
Onegin' di Puskin (8, 9 e 10 luglio), mentre Ezio Mauro ha realizzato
(con scabro j'accuse) "Thyssen, opera sonora",
cronaca drammaturgica dell'incidente della Thyssen di Torino con
Umberto Orsini e Alba Rohrwacher, mentre Corrado Augias parlava
dell'arresto e della morte di Cristo in "Ecce Homo, anatomia di
una condanna"
Per la danza, infine, oltre a
Eleonora Abbagnato, che è stata Carmen nel balletto omonimo di
Amedeo Amodio su musiche di Georges Bizet al Teatro Romano, si
segnalano il Czech National Ballett con “Romeo e Giulietta”
di Profof'ev e la Batscheva Dance Company con la
direzione artistica di Ohad Naharin in 'Decadance Spoleto' al Teatro
Romano – a inizio di luglio. Sin da oggi si
ritorna a lavorare (Ferrara, Adriana Asti, il loro team) per “tutto
quanto va reclutato, organizzato, messo in cantiere” per l’edizione
dell’anno venturo.
Sessantesima e con “qualche orgoglio”.
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione