La lotta contro la mafia per un futuro migliore

Junior | 2 novembre 2021
Condividi su WhatsApp Twitter

Ecco le riflessioni degli alunni dell'ITI Pacinotti di Fondi (Lt)  sulla conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre sul tema «Quarantesimo anniversario della Legge Rognoni – La Torre; evoluzione giuridica, politica ed economica». Insegnanti Pierina Carta, Pasqualina Corpolongo e Doriana D'Ettorre




I testi degli alunni della prof.ssa Pierina Carta  delle classi IV A CH.,V A CH, V A

Prima Conferenza del Progetto Educativo Antimafia 2021-2022

Valerio Mongia-Beatrice Stapane V A Chimico

Nella prima conferenza del progetto educativo antimafia 2021-2022, il tema principale di cui si discute è quello del quarantesimo anniversario della legge Rognoni-La Torre e su come lei abbia influito nel corso della storia sulla lotta antimafia.

La legge 13 settembre 1982, n. 646 detta anche legge Rognoni-La Torre è una legge della Repubblica Italiana, che contiene misure di contrasto e di prevenzione nei confronti della mafia in Italia. Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980, che aveva come primo firmatario Pio La Torre, alla quale si aggiunsero le proposte di Virginio Rognoni ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche i magistrati italiani, all'epoca in servizio presso la Procura della Repubblica di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

La legge introdusse nel codice penale italiano l'art. 416bis che delinea la fattispecie del reato dell'associazione di tipo mafioso, descrivendone le condizioni ricorrenti:

«quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.»

Nei confronti del condannato è inoltre sempre obbligatoria la confisca penale delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego. Decadono inoltre di diritto le licenze di polizia, di commercio, di commissionario astatore presso i mercati annonari all'ingrosso, le concessioni di acque pubbliche e i diritti ad esse inerenti nonché le iscrizioni agli albi di appaltatori di opere o di forniture pubbliche di cui il condannato fosse titolare.

Il primo oratore della conferenza è il professore Militello la quale descrive l’impatto che la legge Rognoni-La torre ha avuto sulla storia dell’evoluzione del diritto penale italiano.

Il professore paragona l’introduzione della legge Rognoni-La torre ad una vera e propria rivoluzione scientifica, come ad esempio la scoperta della sfericità della terra, la legge, infatti, rappresenta una rivoluzione dal punto di vista normativo e dell’intera esperienza giuridica. Prima dell’inserimento della legge, i processi dei grandi soggetti imputati di gravi reati non riuscivano ad arrivare ad una condanna o ad un accertamento della responsabilità di colpevolezza di un cittadino. Questo cambio di paradigma che si ha con la legge Rognoni-La torre, si basa su due pilastri:

  • Lo sforzo: per la prima volta nel panorama mondiale, anche di comparazione con altri sistemi, si inventa una nuova figura di reato che è un sottotipo da un punto di vista della tradizione giuridica dell’associazione a delinquere. Essa rappresenta una innovazione non solo perché la mafia non viene intesa solo come un’associazione che realizza finalità illecite (omicidi, rapine, usura, stupefacenti…) ma coglie la connessione con le finalità di operare anche nelle attività economiche lecite.


  • L’aggressione ai patrimoni illeciti: cioè la confisca e il sequestro delle proprietà. La confisca e il sequestro sono sempre stati presenti nell’ordinamento giuridico, ma storicamente parlando esse presupponevano l’esistenza di una condanna per il reato che abbia prodotto un profitto o un vantaggio e legittimavano la sottrazione da parte dello stato di questo profitto. Con la legge Rognoni-La torre si trasforma questo tipo di relazione, potendo aggredire i patrimoni ancora prima che si provi in giudizio la stretta relazione con il reato, ed essendo sufficiente solo la relazione tra il singolo compresa la sua famiglia e la presenza di un arricchimento sospetto di cui il soggetto non può dimostrare la legittima provenienza.


Possiamo quindi affermare, come anche detto dal relatore Antonio Balsamo presidente del Tribunale di Palermo, che la legge Rognoni-La torre dal punto di vista pratico segna la fine della stagione delle assoluzioni per insufficienza di prove, finisce quella fase in cui tutti sanno cos’è la mafia ma la giustizia non riesce a trattare in maniera adeguata questo fenomeno con gli strumenti del diritto e del processo.

Il secondo punto di svolta è che viene affrontata con estremo coraggio la dimensione economica della criminalità organizzata, ci si rende conto che per combattere veramente un fenomeno criminale della complessità e del radicamento sociale di cosa nostra non ci si può limitare ad applicare sanzioni penali che incidono sulla libertà personale, ma bisogna soprattutto ancora prima influire in maniera assolutamente radicale sulle strutture economiche del potere mafioso.

Infine un ultimo aspetto che la legge Rognoni-La torre ha introdotto è quella dell’idea di lotta alla mafia come lotta per la liberazione degli individui e delle comunità. Questa visone è stata recepita l’anno scorso anche dalle Nazioni Unite nella risoluzione Falcone che rappresenta uno degli strumenti internazionali con il maggior numero di stati che ne fanno parte 190.

La conferenza prosegue con le risposte ad alcune domande poste dagli alunni. La prima domanda viene chiesta al figlio di Pio la Torre (Franco la Torre), riguarda come Pio la Torre ha deciso di combattere contro la mafia, pur sapendo di mettere in pericolo la sua stessa vita. La risposta del figlio è che Pio non ha aspettato un momento preciso, non c’è stata una goccia che ha fatto traboccare il vaso o che lo ha spinto a impegnarsi a dedicarsi a questo impegno di contrasto e poi alla scelta di donare la vita. Lui è nato e cresciuto alla periferia di Palermo in un ambiente concentrato da quella mafiosità, una contrada dove i grandi proprietari terrieri davano l’unico lavoro possibile ai residenti e ai contadini poveri e il tramite del collocamento erano i mafiosi che in nome e per conto dei latifondisti amministravano i loro patrimoni.

Quindi, Pio La Torre sin da bambino ha imparato a conoscere quel fenomeno che ha contraddistinto tutto il suo impegno. Per un uomo politico che decide di dedicare il suo impegno a un tema del contrasto al sistema di potere politico mafioso, è chiaro che fosse ben consapevole dei rischi che comportavano questo genere di impegno e di conseguenza ne erano consapevoli anche i familiari.

Un altro tema importante affrontato durante la conferenza è quello del momento in cui si sviluppano con particolare forza le organizzazioni mafiose. La prima persona a parlare del concetto di terrorismo mafioso fu proprio Pio La Torre del 1996, in effetti lui aveva colto nella guerra di mafia qualcosa che andava oltre, rappresenta un fenomeno di associazione per delinquere, aveva colto una sfida allo stato e questo concetto di terrorismo mafioso si sviluppa poi con estrema virulenza in una fase successiva alla grande accumulazione patrimoniale, che deriva dal traffico internazionale di stupefacenti sviluppatosi a cavallo fra gli anni 60 e gli anni 70. Si ha avuto una grande accumulazione di quantità di denaro da parte di esponenti mafiosi che gli hanno permesso di entrare a pieno titolo nel mondo dell’economia e attraverso dei canali di riciclaggio estremamente diffusi e che diventano parte integrante della struttura economica e della struttura di formazione del consenso politico all’interno del paese.

Nel 1979 abbiamo il sorgere della strategia di terrorismo mafioso che per prima cosa colpisce i giornalisti, subito dopo passa agli uomini politici che avevano pensato di inserire la Sicilia con una forte credibilità in ambito nazionale e internazionale. La crescita di cosa nostra è strettamente collegata ad una forte accumulazione patrimoniale e alla possibilità di interloquire da vari a pari con gli ambienti economici e costituzionali dell’associazione di tipo mafioso elaborata da Pio la torre, che colpisce non soltanto l’associazione per delinquere classica ma quel tipo di organizzazione collettiva che, con metodo mafioso, cerca di influire sulla gestione del controllo di attività economiche e sulla libera espressione del consenso politico.


Conferenza Pio La Torre Giulia Di Russo V A Chimico

Giovedì 21 Ottobre 2021 dalle ore 9.00 alle ore 11.30 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre. Il tema della conferenza è stato:

«Quarantesimo anniversario della Legge Rognoni – La Torre; evoluzione giuridica, politica ed economica».

I relatori che hanno partecipato alla conferenza sono: Antonio Balsamo-presidente del Tribunale di Palermo, Vincenzo Militello-docente Università di Palermo e Walter Veltroni-regista.

La legge n. 646, del 13 settembre 1982, nota come legge "Rognoni-La Torre", introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all'accumulazione illecita di capitali. Pio La Torre fu il primo firmatario della proposta di legge da cui nacque poi il testo normativo, che lui amava definire “una legge per la democrazia”.

Il professor Militello ci ha illustrato l’importanza della legge Rognoni - La Torre nella storia dell’evoluzione del diritto penale e il suo impatto in termini di paradigma, quest’ultimo inteso come un insieme di codici, valori e significati. Questa legge ha influito del corso dell’evoluzione del diritto una vera e propria rivoluzione normativa.

In definitiva è la prima legge che condanna all’ergastolo e alla galera tutti i mafiosi che hanno organizzato e partecipato al delitto.

Walter Veltroni ci invita a capire cosa c’è dietro il fenomeno mafioso tramite lo studio; studiare e conoscere la storia a scuola è un passo importante per ricavare la chiave che ci guida ad abbattere questo fenomeno.

La grandezza di Pio La Torre è dovuta dal fatto che ha introdotto un salto di qualità nella comprensione collettiva della mafia. La mafia è un sistema di relazione tra chi opera sul territorio e altri poteri agendo sulle attività finanziarie.

In molti casi, fanno parte di questo fenomeno chi dovrebbe contrastarlo. L’obiettivo è quello di riuscire ad eliminare gli ostacoli. Il diritto penale deve mantenere un’alta aspirazione nella concezione del proprio ruolo individuando gli standard minimi comuni da tutelare, in modo da consentire a tutti i contrasti della criminalità organizzata di poter dialogare con essi senza divari disastrosi.

La mafia è stata e continua ad essere un pericolo per le nostre vite…cosa possiamo fare noi ragazzi per combatterla concretamente?

Noi ragazzi abbiamo una possibilità di comunicazione che non ha paragone con la storia umana; per questo è importante che le scuole ci facciano esprimere questa coscienza tramite il cinema, le fotografie, il teatro ecc … tutto ciò che tende a rafforzare i limiti della mafia, riesce a sopprimerla.

Walter Veltroni conclude lasciando un messaggio a noi giovani, consigliandoci di fare qualcosa in cui crediamo, non solo per noi stessi ma anche per un intento civile.

Conferenza Pio La Torre – 1

Christian Raoul Capuano, Valentina Caracuzzi, Andrea Pannozzo, Elena Petrillo, Nicole Todisco, Georgiana Larisa Toma e Edoardo Tranquilli. V A LSA


Il 21 ottobre si è svolta la prima videoconferenza del progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La torre. Durante quest’evento i relatori tra cui Antonio Balsamo (presidente Tribunale di Palermo), Vincenzo Militello (docente Università di Palermo) e Walter Veltroni (regista) hanno trattato un tema fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, qualcosa che a quarant’anni dalla sua nascita è ancora oggi uno dei principali strumenti che abbiamo per combattere le mafie, ovviamente si è discusso della legge Rognoni-La Torre. Queste sono le nostre riflessioni riguardo la conferenza a cui abbiamo assistito. È inammissibile che dopo tutto questo tempo la mafia ancora continua ad esistere e ad affermarsi sempre di più in diversi settori. È ancora più inammissibile che grazie all’Unione europea che in realtà porta benefici alle nazioni che ne fanno parte, la mafia abbia trovato comunque vie da seguire per svilupparsi nelle diverse nazioni questo perché non ci sono controlli intraeuropei. La parola Mafia entra successivamente nell’ordinamento giuridico ed esistono delle pene per chi va contro a tali leggi ma spesso non vengono seguite. Tra poco ci troveremo nel 2022 e questo dovrà essere un anno di rinascita e di ripresa. Si spera che andando avanti riusciremo ad abbattere la mafia ovvero il virus della nostra nazione. In passato l'Italia veniva vista con pregiudizi negativi per quanto riguarda la giustizia; oggi invece questa visione è cambiata, e ce lo fa capire anche Antonio Balsamo dicendoci che nel Palazzo delle Nazioni Unite a Vienna sono presenti solo 2 monumenti commemorativi dedicati ad italiani, uno di questi è dedicato a Falcone. Secondo la nostra opinione le forze dell'ordine italiane sono a conoscenza di tutto ciò che riguarda la mafia, sanno molte più cose di quello che fanno credere, ma molto spesso non agiscono perché temono le organizzazioni mafiose, sanno di cosa sono capaci e quindi cercano di prepararsi al meglio, ma non tutte le persone esterne capiscono questo aspetto e quindi magari elaborano dei pensieri negativi nei loro confronti. Ma il lavoro che fanno le forze dell'ordine deve essere supportato da tutti noi, che abbiamo il dovere di comportarci da cittadini che amano il loro paese e vogliono contribuire a migliorarlo, prima tappa per far sì che questo processo avvenga è l'educazione, sia quella famigliare che quella scolastica, anche per questo a Palermo sono state istituite queste strutture che si occupano del reinserimento sociale di tutti i detenuti in via di liberazione, ma anche di occuparsi dell'assistenza nei confronti dei minorenni che sono rimasti orfani per causa di reato. Quando Walter Veltroni parla della scuola, inizia osservando come il contesto storico insieme alle sue radici, e, quindi, la storia, sia una materia molto importante da trattare. Dei corsi scolastici però, critica che si facciano “tre volte gli etruschi e mai la storia contemporanea”, quindi non trattando mai neanche di Mafia, e gli studenti così non potranno conoscere la storia che c'è dietro il sistema mafioso. Non possiamo che essere d'accordo con questa affermazione, infatti molti giovani di oggi studiano la storia solo come una materia scolastica che molti ritengono anche inutile, invece se la storia la si studiasse in modo che faccia conoscere le nostre radici e quello che c'è dietro il nostro presente allora diventerebbe una materia scolastica interessante, che quindi molti studierebbero più volentieri e sicuramente farebbe capire ai giovani molte cose. Veltroni quindi, rispondendo ad una domanda di uno studente, si augura che gli insegnanti aiuteranno gli studenti ad “arrivare il più possibile vicino a sé stessi”, quindi facendo capire loro la storia del novecento e interpretarlo, in modo da non far ripetere le grandi tragedie che sono avvenute in passato. A continuare, la parola passa al figlio di Rosario Di Salvo, Franco Di Salvo, che inizia a raccontarci di alcune vicende accadute a suo padre e come la sua famiglia ha reagito alla sua scelta. Una delle scene che ci racconta è quella di quando il padre Rosario comprò una pistola per difesa. Loro scherzando lo presero in giro, conoscendo i suoi limiti nel maneggiare cose pratiche come queste, dicendo quindi che sarebbe stato un pericolo più per lui stesso che per altri, facendo iniziare così una delle parti della conferenza che ci hanno più fatto riflettere. Franco di Salvo continua, raccontandoci della sua esperienza dopo la morte del padre, facendoci notare un lato della mafia che va oltre la morte di attivisti come Rosario di Salvo e Pio La Torre, ovvero l'immensa sofferenza della famiglia. Strumenti di confisca sono del tutto analoghi per la criminalità mafiosa e corruzione. La legge rognoni-la Torre ha fatto quindi da punto di partenza, che si è poi consolidata a livello internazionale come quella di ampliare il concetto di criminalità organizzata in modo da ricomprendere le forme evolutive più moderne e inedite dei fenomeni criminali. Tra le attività illecite che passano su internet troviamo “cyber riciclaggio” o “cyber crime”; racchiudono tutte queste forme di criminalità. Secondo Antonio balsamo uno degli impegni della prossima generazione dovrà essere quello di ricostruire la capacità di affrontare al meglio i problemi e di acquisire delle logiche di solidarietà universale dei fenomeni criminali globali. L’associazione elaborata da pio la torre colpisce quindi non soltanto l’associazione per delinquere classica, ma quel tipo di organizzazione collettiva che con metodo mafioso cerca di influire sul controllo dell’attività economica e sulla libera espressione del consenso politico. La pandemia è riuscita a mettere in evidenzia tutte le debolezze del mondo, da quelle ambientali alla crescita delle disuguaglianze tra gli Stati, permettendo l’infiltrazione delle organizzazioni mafiose nell’economia del pianeta. Ci sorge spontanea la domanda: “Ma la legge come agisce per porre fine a questi problemi che gravano sulla società attuale?”. Ecco che entra in gioco il diritto penale, il quale svolge un ruolo fondamentale al fine di raggiungere la legalità e la correttezza tramite il regolamento dei comportamenti che i cittadini devono assumere. Come possiamo immaginare le organizzazioni internazionali operano diversamente in quanto dispongono di strumenti più concreti e forti per diminuire la diffusione dell’atteggiamento mafioso a differenza della nostra Nazione. Nella fase finale di questa conferenza il professor Balsamo si presta a rispondere ad alcune domande poste dai partecipanti, in particolare sul tema riguardante le possibili alternative alla galera per scontare una pena sia per reati di stampo mafioso che non. Il relatore crede fermamente nella possibilità di redenzione dai reati che una persona può aver commesso e ritiene fondamentale il futuro reinserimento di questi individui all’interno di una società, l’antimafia deve diventare un sistema che permetta il reinserimento nella società. Legandosi a questo discorso introduce il concetto di diritto alla speranza, un diritto che l’Unione Europea garantisce a tutte quelle persone che vengono condannate all’ergastolo, come si evince dal nome è il diritto che permette ad un condannato a vita di sperare nella riduzione della pena. Mette in luce l’essenzialità di questo diritto per persone estremamente giovani che hanno tutta una vita davanti; su questo punto abbiamo un’opinione che si discosta dalle parole del relatore, crediamo che quando viene emessa una sentenza e assegnata una pena da scontare, la possibilità di ridurre quest’ultima sia contraddittorio e siamo dell’idea che faccia perdere credibilità a tutto il sistema giudiziario. Infine la parola passa al relatore Walter Veltroni, al quale viene chiesto cosa può fare la nostra generazione per contrastare la mafia e risponde che abbiamo la possibilità di esprimere il nostro senso di giustizia e condividerlo, questa occasione andrebbe sfruttata al meglio da tutti noi. La conferenza si conclude con i ringraziamenti ai relatori, alle scuole e ai ragazzi partecipanti. Ci si dà appuntamento alla prossima videoconferenza che si terrà il prossimo 23 novembre. Ringraziamo il Centro studi Pio la Torre che ci ha dato la possibilità di assistere a questa importantissima videoconferenza che affronta temi sempre molto interessanti e utili per formare noi giovani.




Chiara Iannone IV A Chimico

Il tema della conferenza è stato il “Quarantesimo anniversario della Legge Rognoni – La Torre; discutendo dell’evoluzione giuridica, politica ed economica”.

Come afferma il professor Militello, la scienza non è una cosa statica ma un percorso dinamico; studiando le sue evoluzioni è stata individuata una legge di cambiamento che fa riferimento all’idea di rivoluzioni scientifiche (idea del Medioevo - idea nel Rinascimento) o cambio di paradigma riferendoci all’evoluzione del diritto penale da parte della legge Rognoni.

Un’altra tematica trattata durante la conferenza è stata quella della mafia, definita come un’organizzazione che ha un rapporto organico con la classe dirigente del paese, è un fenomeno inerente ciò che scrissero le classi dirigenti nella relazione della commissione antimafia del 1976. La parola “mafia” viene inserita nel codice penale italiano nel 1982 dopo il delitto di Pio La Torre.

Infatti, diversi articoli parlano della mafia, non definendola tale: il codice Rocco parla dell’associazione a delinquere ma non parla della mafia; la legge 575 dopo la strage di ciaculli definita come una strage di mafia non parla dei delitti di stampo mafioso.

Come afferma il Presidente Antonio Balsamo, pensiero da me condiviso, il 2022 potrebbe avere una significativa ripresa, non solo dal punto di vista economico ma anche come un momento di riscatto, di ricostruzione, anno di svolta. Nel 2022 non ci sarà solo il quarantesimo anniversario della legge Rognoni- La Torre ma anche il trentesimo anniversario della strage di Capaci e di via d’Amelio.

Se in passato l’Italia era accompagnata spesso da un pregiudizio negativo, oggi invece l’Italia della giustizia è accompagnata da un fortissimo pregiudizio positivo. Con la legge Rognoni -La Torre finisce la stagione delle assoluzioni per insufficienza di prove, finisce quella fase dove tutti sanno cos’è la mafia ma la giustizia non riesce a trattarla in modo adeguato con gli strumenti del diritto ed un altro punto di svolta è che viene affrontata con coraggio la dimensione economica della criminalità organizzata comprendendo che per combattere veramente un fenomeno criminale non ci si può limitare ad applicare sanzioni penali che incidono sulla libertà personale ma bisogna prima influire in maniera radicale sulle strutture economiche del potere mafioso.

Secondo me, la legge Rognoni - La Torre ha tracciato una strada per il futuro, rappresentando un percorso da seguire dove non solo noi giovani possiamo esserne i protagonisti. Una persona come Pio La Torre è stata capace, anche di fronte a dei momenti di incomprensione o quando è stato ingiustamente accusato, a mantenere la sua determinazione nel continuare a dare un contributo alla vita dello Stato; rappresenta un modello che tutti dovrebbero seguire anche nei momenti di difficoltà ed è proprio in quegli instanti che non bisogna cedere all’idea che nulla può cambiare. Come afferma Antonio Balsamo: “tante cose possono cambiare grazie a ciascuno di noi”.

Eva Capotosto 4°A CH- Riflessione I° conferenza del progetto educativo antimafia 2021.2022


La mafia è un complesso di reti e relazioni difficili da individuare che si alimenta di collassi culturali, civili e etici. Più il popolo è lasciato a se stesso più la mafia colpisce ricoprendo un ruolo di protezione e dando sicurezza a persone abbandonate dalla società e dal governo.

L’emergenza da covid19 è stata un terreno fertile perfetto per la mafia che ne ha approfittato in qualsiasi ambito: commerciale, economico, politico e sociale; insinuandosi ancora di più nelle dinamiche del governo e del popolo.


Il contrasto alla mafia più forte credo debba venire da noi giovani; noi siamo il futuro di questo paese e dobbiamo fare in modo che queste piaghe scompaiano. Per fare questo abbiamo la possibilità di seguire orme di grandi uomini che col loro sacrificio hanno dedicato la vita a portare allo scoperto un’associazione criminale che da decenni rovina la reputazione del nostro paese e il paese stesso rendendoci noti al resto del mondo proprio per le azioni becere che ha commesso.

Esponenti come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Pio La Torre si sono schierati in prima linea contro la mafia proprio perché avendo vissuto la loro infanzia nei luoghi più influenzati da essa conoscevano il potere che riusciva ad esercitare sulle persone e la concezione che i cittadini avessero di quest’associazione su cui potevano far appoggio considerandola un porto sicuro laddove il governo non arrivava portandola cosi a rafforzarsi. Questo non comporta però una distinzione netta tra la mafia e lo stato, infatti essa non è contro lo Stato ma parte di uno Stato cattivo che le da sostegno in modo malato e purtroppo ancora oggi consistente.


È per questo che le campagne più importanti da portare avanti per contrastare la mafia sono due: quella di sensibilizzare il più possibile i ragazzi e metterli a conoscenza di tutto il male che la mafia è stata in grado di arrecare; e combatterla attraverso la giustizia condannando coloro che hanno contribuito ad alimentarla in qualsiasi modo.

Nel 1982 la legge n. 646, nota come legge "Rognoni-La Torre", introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali.

Per al prima volta viene approvata una legge che contiene specificatamente la dicitura “associazione di tipo mafioso” concretizzando la differenza tra la mafia e le altre organizzazioni criminali: il rapporto con il governo e l’influenza che ha su di esso.

L’art. 1 dispone infatti che «l'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali».

Un altro punto fondamentale della legge “Rognoni-La Torre” è l’introduzione di misure concrete per il sequestro dei beni appartenuti al soggetto indagato di appartenere all’associazione di stampo mafioso e se si ha motivo di ritenere siano il frutto di attività illecite.

A questo proposito l'art. 1.7 dispone che «Nei confronti del condannato e' sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego».

Si decise di procedere in questa direzione con la consapevolezza che per combattere la mafia bisogna colpirla nel suo punto più vulnerabile: la sua economia; questo perché l’economia è il fulcro della mafia, senza una buona quantità di contanti e proprietà è difficile per essa sostenersi ed è così che va attaccata, con lo scopo di toglierle tutto il potere che ha e che è i grado di ottenere.


Grazie a questa legge possiamo dire di aver fatto un grande passo avanti nella lotta contro la mafia e possiamo considerarla una svolta nella nostra storia che ha portato anche la visione del nostro paese all’estero sotto una nuova luce, passando da coloro la cui giustizia non riusciva a trattare a dovere la questione mafiosa, a colore che invece si stanno muovendo nella direziona giusta per cercare di contrastare un’associazione che ha portato solo angoscia e dolore al nostro paese che merita più di questo.


Riflessione sulla prima conferenza progetto Pio la torre

Eleonora Forte, Federica Iacozza, Sara Pinto, Valentina Colantone, Lucia Lo Stocco, Arianna Ostacolato


Con questa conferenza si è aperta la 16esima edizione del progetto Pio La Torre. I temi che sono stati affrontati sono: l’evoluzione giuridica e politica con la presenza della mafia e l'emanazione della legge Rognoni - La Torre. Il primo ad avere la parola è stato il ministro Bianchi il quale ha esposto il problema che riguarda la potenza della mafia e su come eliminarla, facendo un collegamento sul periodo della pandemia. Dopo il suo intervento viene presentato Vincenzo Militello, un docente dell’Università di Palermo il quale ha sintetizzato cosa la legge Rognoni-la Torre è, cosa rappresenta e la storia dietro ad essa, facendo paragoni su vari avvenimenti nella storia della criminalità mafiosa, dove ,prima del 1982 (anno della nascita della legge di cui stiamo parlando), i criminali mafiosi non potevano essere condannati per i loro movimenti mafiosi, ma per il crimine in sé, e quindi la condanna scendeva di molto, ora grazie a questa legge i crimini mafiosi possono arrivare a condannare un criminale anche per ergastolo. Prende la parola Antonio Balsamo da poco Presidente del Tribunale di Palermo, lui ci fa capire come la giustizia non riesce a trattare il fenomeno della mafia con gli strumenti del diritto, infatti per combattere questo fenomeno non ci si può limitare ad applicare sanzioni penali ma bisogna influire sulle strutture economiche del potere mafioso. Penso che le forze dell’ordine e lo Stato sono a conoscenza della mafia e cercano di agire al meglio per combattere questo fenomeno, però il loro lavoro deve essere supportato anche da noi cittadini che dobbiamo agire nel giusto modo da persone che amano il loro Paese. Quello di Pio la Torre deve essere un esempio, vedere come lui sia stato capace di mantenere le sue idee per dare un contributo allo Stato, anche noi quindi nei momenti difficili non dobbiamo cedere alla tentazione del cinismo. Un ruolo fondamentale spetta alle Università e alle scuole che sono i luoghi principali per la crescita di una coscienza civile nei giovani. A Palermo ricordiamo infatti, che sono sorte delle strutture che si occupano di reinserimento nella società di ragazzi dal difficile passato e di assistenza a minori che sono rimasti orfani a causa degli omicidi o femminicidi mafiosi. Toccanti sono state le parole di Franco di Salvo, figlio di Rosario di Salvo. Durante l’intervista parla in particolare dell’omicidio-delitto politico mafioso di Pio la Torre collegandosi successivamente alla vita e successiva morte del padre avvenuta il 30 aprile del 1982. Rosario nasce in un luogo di mafia dove i proprietari terrieri davano l’unico lavoro possibile, che al tempo stesso era amministrato dai Mafiosi per conto dei latifondisti. Quindi sin da bambino Rosario ha respirato e imparato a conoscere questo fenomeno, ed è proprio per questo motivo che lui decide di prendere parte all’associazione contro la mafia. Per un uomo politico che decide di dedicare il suo impegno al contrasto del sistema politico mafioso, è chiaro che c’è consapevolezza dei rischi che avrebbe portato questo genere di impegno. E come lui lo stesso Franco e i suoi familiari; come afferma infatti, non si è mai pronti all’idea che un familiare o un affetto caro possa essere ucciso a causa di queste associazioni criminali. Col tempo si è capito che gli strumenti di confisca sono del tutto analoghi per la criminalità mafiosa. La legge Rognoni-la Torre infatti va ad ampliare il concetto di criminalità organizzata in modo da comprendere anche le forme evolutive più moderne e inedite dei fenomeni criminali: un esempio sono le attività illecite che passano su internet (cyber riciclaggio), che hanno bisogno di una forte reazione in termini di misure patrimoniali. Viene affermato che uno degli impegni della nostra generazione in futuro appunto sarà quello di costruire la capacità di affrontare e della solidarietà universale dei fenomeni criminali. Nel 1966 Pio la torre affronta per la prima volta il concetto di terrorismo mafioso, il quale durante la guerra di mafia aveva colto qualcosa che andava oltre l’associazione per delinquere, ovvero una vera e propria sfida di stato: questo tipo di terrorismo infatti, si sviluppa sopratutto dopo la grande accumulazione patrimoniale del traffico internazionale di stupefacenti negli anni 70’. A causa infatti di questa accumulazione di denaro da parte degli esponenti mafiosi, entrano a pieno titolo nell’economia attraverso i canali del riciclaggio, che diventano parte integrante della struttura economica e del consenso politico nell’Italia dopo il 1970. Al sorgere della strategia del terrorismo mafioso, nel 1979 vengono colpiti inizialmente i giornalisti come Mario Francese, e successivamente i politici come Persanti, Mattarella. Dopo la sua morte Pio La Torre decide di pubblicare un articolo riguardante il collegamento mafia-eversione- ambienti del terrorismo nero, dove andava a denunciare quest’ultimo. Quest’associazione contro la mafia fondata da Pio la Torre, va a colpire quindi non solo l’associazione per delinquere classica, ma anche quel tipo di organizzazione collettiva di tipo mafioso che cerca di influire sulla gestione e controllo di attività economiche e di libera espressione del contesto politico, tutt’oggi presente. La mafia ai giorni di oggi si basa dunque sul business e marcia molto sullo spaccio di stupefacenti o droghe, ma anche comportamenti mafiosi che inconsapevolmente commettiamo tutti i giorni; come favoritismi nell’ambito lavorativo oppure minacce e contratti non classificati come validi. La mafia la ritroviamo anche nella fase agricola, soprattutto nello “suddivisione” dei terreni dove ritroviamo, come nell’800, persone importanti che non si possono scavalcare di grado che decidono di dare terreni più ampi rispetto ad altri e guadagnare di più del contadino che lavora la terra. Ma oggi possiamo fare un passo indietro, e possiamo decidere ogni giorno di smettere di aiutare le mafie a crescere, come ci hanno educato a fare, denunciando atteggiamenti mafiosi. Lo dobbiamo a noi, al nostro futuro, e al nostro passato ed è solo grazie a questi sforzi che riusciremo a costruire la strada che ci porterà alla vittoria della battaglia contro di essa.



La legge Rognoni la Torre

La legge n. 646 del 1982 (Legge Rognoni La Torre) introduce il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel codice penale italiano. Per quanto riguarda il mafioso, può essergli confiscato qualsiasi oggetto o mezzo utilizzato per il compimento dei crimini. Essa è stata approvata dopo la morte di Pio la Torre. Questa legge venne approvata anche per il divario netto tra il tenore di vita e l’entità dei redditi apparenti o dichiarati (i beni confiscati ora sono 16.500).

Grazie a questa legge è stato finalmente dimostrato, dopo 112 anni dall’Unità d’Italia, che la mafia esiste e bisogna solo trovare un modo per punirla adeguatamente.

All’inizio della conferenza, fa un accenno il Ministro della pubblica istruzione Bianchi con l’esposizione del suo punto di vista:


<< Il pensiero di Pio la Torre dovrebbe essere un ulteriore stimolo nello sforzo che l’umanità sta cercando di fare per uscire dalla pandemia >>



Rivoluzione normativa

Dopo questo accenno, da parte del Ministro, la parola passa al professore Vincenzo Militello la quale ha cominciato il discorso esaltando la scoperta dello scienziato Nicolò Copernico e la sua teoria dell’Eliocentrismo che si contrapponeva a quella del Geocentrismo (ricordiamo scoperta fatta in Età rinascimentale)

Infatti essa fu un evento rivoluzionario e, a causa di ciò, la paragona alla legge Rognoni La Torre.

Come la scoperta dello scienziato fu una rivoluzione in ambito scientifico, questa legge diede inizio ad una rivoluzione normativa e dell’intera esperienza giuridica.

<>

Egli infatti afferma che anche prima di essa vi furono molti soggetti mandati in tribunale al quale però non si riusciva ad arrivare ad una condanna, o ad un accertamento della responsabilità, importante per i principi costituzionali senza la quale è impossibile parlare di colpevolezza del cittadino la quale usciva con una patente di legalità.

La legge però, come afferma Militello, “spezza” questo incantesimo.



Infatti prima di essa, non veniva considerato il mezzo ma solamente l’atto. Poteva essere svolta un’azione legale attraverso mezzi illegali e non avere nessuna ripercussione in ambito giudiziario, cosa ormai molto difficile. Quindi bisogna capire quale sia il limite tra lecito e illecito per prevedere conseguenze giuridico-penali. Ricordiamo che il tasso di criminalità va anche in base ai controlli intraeuropei.

Il diritto come arma

Il Diritto è una parte fondamentale per la lotta contro la mafia. Proprio come spiega di nuovo il professore Militello la quale risponde ad una delle tante domande fatte dagli studenti delle scuole di tutt’Italia:

“Come può il diritto penale aiutare nella lotta contro la mafia”?

Egli risponde che deve esserci affinità tra il cittadino e la costituzione grazie alla quale il soggetto si senta al sicuro, che è un fattore molto importante che può togliere potere alle organizzazioni mafiose. Bisogna intervenire internazionalmente su questo problema per ridurre in modo ancora più significativo le vie di comunicazione mafiose all’interno del paese.

Per quanto riguarda l’aggressione di patrimoni illeciti (confisco e sequestro) la legge Rognoni la Torre trasforma la relazione del profitto del criminale dato dall’aggressione del patrimonio e la condanna.

Il dato da tenere in considerazione è l’improvviso arricchimento di una famiglia che però non può dichiarare o dimostrare la legittima provenienza del denaro. Quindi serve una prova che indichi la colpevolezza del soggetto. Egli deve provare di aver acquisito quella ricchezza.


Come possiamo vedere, questa è una mappa che indica i livelli di densità mafiosa all’interno della nostra penisola.



Il Sud schiavo della camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra, il Nord soggetto ad una lenta invasione di organizzazioni criminali straniere, soprattutto albanesi e russi.

Corruzione interna

Perché la corruzione è un termine così tanto presente nel nostro Paese e nella nostra quotidianità? Non c’è una definizione unica e assoluta di “corruzione”, sembra invece formata da tante piccole cose: dall’atteggiamento, dall’egoismo, dal degrado economico, sociale e politico, dalla mancanza di dignità, dalla mancanza di sacrificio e impegno.

La mafia è sempre stata un’organizzazione che si pensava non potesse insediarsi nell’ambito politico. Pensiero totalmente fuori luogo e, per darne dimostrazione, facciamo riferimento al il primo atto di corruzione in ambito politico.

Il primo clamoroso incidente che attirò l'attenzione dell'opinione pubblica sulla corruzione risale al 1965. È definito come Scandalo Tabacchi. Protagonista dello scandalo fu Giuseppe Trabucchi, ex ministro delle finanze democristiano, accusato di aver rilasciato illegalmente licenze di importazione di tabacco a due società di proprietà di un ex deputato (anche lui democristiano), in cambio dei fondi del partito.

Col senno di poi, è facile per noi pensare a vere e proprie tangenti finalizzate a fornire fondi illegali al partito. Pertanto, possiamo vedere da questo caso che i problemi di corruzione politica sorgono da qui, dal finanziamento illecito ai partiti politici. I raduni di massa non sono più solo assembramenti, ma diventano vere e proprie aziende che per competere hanno bisogno di soldi.

Un cambiamento radicale

Un altro ostacolo da superare è anche la rieducazione dei criminali di cui parlerà il prof. Balsamo.

Egli comincia il discorso partendo da una domanda specifica scritta da un detenuto in contatto durante la diretta streaming assieme alle molteplici scuole d’Italia.

“Invece di isolare i criminali, non è meglio reinserirli nella società attraverso volontariato o azioni che gli facciano capire che la vita non è solo criminalità?”

Egli risponde che come prima Walter Veltroni aveva parlato di mafia come un sistema, una cultura, altrettanto deve essere l’antimafia. Perciò quest’ultima deve diventare non solo uno strumento di repressione ma anche una via per la vita che però non deve essere confusa con la “sopravvivenza “.

Inoltre egli afferma che a Palermo, sua città natale, nei giorni precedenti è stato riattivato un organo presente nel Palazzo di Giustizia e nato nel 1975 (anni definiti da Balsamo come punti di emersione di speranze) e cioè la programmazione di una serie di strutture che hanno la funzione di occuparsi del reinserimento sociale di tutti i detenuti in via di liberazione e di assistere i minorenni che sono rimasti orfani a causa di reato.



Egli pensa che questa struttura possa rappresentare un luogo di “coordinamento di sinergia” tra le istituzioni della società civile il quale compito è quello di collegare l’ambiente di studio e quello lavorativo degli studenti di istituti superiori e universitari.

Considerazioni

Avendo anche noi seguito attentamente la conferenza, abbiamo anche sviluppato un nostro pensiero su questo argomento ormai iconico:

Tutto ciò di cui si sta parlando è indubbiamente reale e concreto e che, purtroppo, vicende riguardate questa questione vengono ascoltate e visualizzate attraverso vie mediatiche.

In questo periodo storico le associazioni criminali si sono insediate in modo intrinseco all’interno della nostra società diventando ormai quotidianità, cosa che va avanti ormai da molti anni. Infatti abbiamo potuto citare prima il primo evento di corruzione che ci fa capire quanto ciò sia vicino a noi.

Ma come già detto la mafia è composta da canali di comunicazione all’interno del paese, cosa che permette un’organizzazione infallibile, e pensiamo che sia la stessa cosa che dovrebbe fare il nostro governo. Avere vie di comunicazione interne capaci di monitorare qualsiasi movimento che venga poi riferito a chi ne è a capo e pensare ad una “strategia vincente” anche prima che l’azione criminale possa essere svolta. Ma ci rendiamo conto che sia un pensiero difficile da esaudire ma comunque speriamo che possa essere di spunto e che, in parte, possa essere preso in considerazione.

Inoltre aggiungiamo che la scelta del titolo è stata pensata proprio per mettere in relazione la situazione pandemica che ci colpisce oggigiorno e la mafia. Entrambi sono fenomeni che vediamo con i nostri occhi e, come detto in precedenza, anche attraverso metodi mediatici. Sia uno che l’altro possono essere vicino a noi senza neanche accorgercene.

Anche la situazione economica in cui ci troviamo è disastrosa anche a causa delle organizzazioni mafiose che da una piccola variazione del campo economico, essi cercano di trarne il massimo profitto. Possiamo definirlo come un “arricchimento illecito su uno scenario post-bellico”

Finiamo il discorso con una citazione dell’uomo che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia e per la quale è stato creato questo progetto, Pio La Torre, politico e sindacalista italiano ricordato per il suo impegno contro cosa nostra assassinato per ordine di alcuni capi dell'organizzazione criminale tra cui Totò Riina e Bernardo Provenzano


<>



DI MANNO RAFFAELLA IV A Chimico

Nel ‘92 la sentenza della corte di cassazione, affermò che non c’era più bisogno di dimostrare l’esistenza della mafia, poiché controvata, ma bensì punire chi ne faceva parte, chiudendo così una vertenza famosa, descritta già da sociologi dell’800 che la descrivevano attinente come ‘mafiosa’ proprio perché nel corso del tempo si inseriva nella politica. La mafia non si tollera, si sovrasta, e la pandemia, seppur cosa difficile, ci ha sicuramente aiutato a riflettere su chi noi siamo come paese, persone e soprattutto unità.

Bisogna vincere le false notizie, e soffermarci in primis su quanto la legge Rognoni- La Torre sia stata di impatto sulla storia del diritto penale italiano, effettuato grazie sicuramente allo sforzo che viene fatto dalla legge, ovvero quello di fare riferimento a un metodo che affonda le sue radici in un contesto sociale in cui si crea un mix esplosivo, susseguito da una situazione di intimidazione. Dunque è finita quella fase dove tutti sapevano cosa fosse la mafia, ma la giustizia purtroppo non la riusciva a trattare, come doveva essere fatto, con gli strumenti del diritto.

Il 2022 per noi potrà avere un significato di ripresa non solo economica, ma anche di riscatto e di ricostruzione. Esso sarà sicuramente segnato da due eventi molto importanti, tra cui proprio il quarantesimo anniversario della legge Rognoni-La Torre e il 30° anniversario della strage di via d'Amelio e di capaci. Ad oggi, viene affrontata con estremo coraggio la dimensione economica della criminalità organizzata, influendo proprio sulle strutture economiche del potere mafioso. La mafia è vista come cultura, l’idea che le amicizie contano e le regole no. La scuola dovrebbe sicuramente aiutare a capire la natura del fenomeno mafioso, e capire cosa c’ dietro la mafia, ovvero quello che Pio La Torre riuscì a comprendere, difatti fece proprio fare un salto di qualità nella comprensione collettiva di questo fenomeno. La mafia dunque, non è solo quella che compare nei film o nei libri, è propri un sistema più avanzato di rapporti tra chi opera sul territori e altri poteri. Bisognerà tenere a mente il pensiero di Pio La Torre della lotta della mafia come lotta della liberazione delle persone e delle comunità.



Anzelmo Adelaide

5^A ABA

Giovedì 21 Ottobre 2021 dalle ore 9:00 alle ore 11:30 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la videoconferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal Centro studi Pio La Torre, nella quale è stato trattato il tema riguardante: il quarantesimo anniversario della Legge Rognoni- La Torre, e l’evoluzione giuridica, politica ed economica.

Durante la videoconferenza abbiamo assistito ai vari interventi da parte di vari relatori come Antonio Balsamo (presidente tribunale di Palermo), Vincenzo Militello (docente universitario di Palermo) e Walter Veltroni (regista).

Il tema centrale trattato è stata appunto la legge n. 646, del 13 settembre 1982, nota come legge "Rognoni-La Torre", che introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali.

Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 che aveva come primo firmatario l'on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Pio La Torre capì che per dare una svolta alla lotta contro le organizzazioni criminali si dovevano colpire le ricchezze e i patrimoni accumulati: toglierli significava indebolire le associazioni criminali, diminuendo il loro prestigio e potere.

Per questi motivi, nonostante la morte prematura il suo lavoro rimase di immensa importanza poiché pose le prime basi per la lotta alla mafia, ovvero una lotta per la liberazione degli individui e della comunità.

Vorrei porre l’attenzione su un aspetto in particolare che mi ha colpito, partendo proprio da una domanda posta: “tutti noi siamo a conoscenza di grandi personaggi quali Falcone, Borsellino e Pio La Torre, che si sono battuti contro la mafia, ma poiché essa è stata e continua ad essere un grande potere che ostacola le nostre vite, noi ragazzi cosa potremmo fare per combatterla concretamente?”

Il relatore Walter Veltroni risponde a questa domanda soffermando l’attenzione sull’istruzione scolastica, dicendo che le scuole sono dei luoghi dove il principale insegnamento che dovrebbe essere garantito è il contesto storico nel quale ciascuno di noi si trova con le sue origini e radici e quindi è ovvio che la storia va studiata e vissuta tutta intera , però a volte forse ci si sofferma troppo sul passato e non si dà la giusta importanza a ciò che è contemporaneo, ovvero quella storia che ci riguarda e in cui troviamo anche il fenomeno della mafia che condiziona le nostre vite.

La storia ci dovrebbe aiutare a capire la natura del fenomeno mafioso, a capire la cultura mafiosa e cosa c’è dietro il sistema, cosa che Pio la Torre era riuscito a comprendere

La mafia non è solamente quella che vediamo rappresentata in tanti libri, film e racconti, la mafia è un vero e proprio sistema di relazioni, di rapporti, tra chi opera sul territorio e altri poteri, e talvolta anche alcuni poteri che dovrebbero contrastare la mafia, si piegano, si fanno conviventi o veri e propri mandanti della mafia stessa.

La mafia è stata una gigantesca agenzia che ha svolto servigi per altri, e è ancora oggi un pezzo del potere economico finanziario che agisce con sofisticatezza sul sistema, facendo fruttare i propri soldi, conquistano sempre più potere e territori.

La nostra generazione ha nelle mani una possibilità di comunicare che nessun’altra generazione prima ha mai avuto, abbiamo un insieme di strumenti di comunicazione che non ha paragoni con la storia umana e quindi la cosa concreta che possiamo fare noi ragazzi è quella di farci aiutare ad esprimere questa coscienza, esprimendola nella forma con la quale oggi comunichiamo ovvero nella forma del cinema, dei testi, della musica, delle fotografie etc.

Perché come già sappiamo la mafia si nutre di un collasso culturale, perché l’ignoranza, l’ignoto alimenta la paura e allora una delle poche armi che abbiamo è la conoscenza, ecco perché la scuola ha il compito, attraverso l’educazione e la cultura, di insegnare ai giovani quali sono i valori a cui tendere.

Perché non dobbiamo dimenticare che la Mafia prima di essere un’organizzazione criminale, è un modo di pensare, un modello culturale, dove c’è l’idea che le regole non contino, e dove un insieme di privilegi agisce quando lo stato non funziona, portando gravi conseguenze allamunità

LA PAURA È UMANA, MA COMBATTETELA CON CORAGGIO.

Giorgia Monforte 4°ABA

Anche quest’anno, ci ritroviamo qui a trattare un tema alquanto diffuso nella nostra Italia, la Mafia. Il giorno 21/10/21, la nostra classe ha preso visione della I˚ conferenza del progetto educativo antimafia, promosso dal centro “Pio La Torre”. Il centro studi e iniziative culturali “Pio La Torre”, nasce nel 1986, con l’obiettivo di portare avanti le iniziative intraprese da grandi uomini come Pio e Rosario Di Salvo. In questa prima conferenza, i temi trattati sono stati: il 40˚ anniversario della Legge Rognoni, l’evoluzione giuridica, politica ed economica. Un grande passo venne finalmente fatto il 13 settembre nel 1982, quando venne proclamata la Legge “Rognoni- La Torre” che, introdusse per la prima volta nel codice penale, la previsione del reato di associazione di tipo mafioso e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Oggi giorno, la corruzione e la mafia, sono due argomenti tenuti fuori dall’agenda politica, nonostante sia uno dei maggiori problemi che l’Italia è costretta ad affrontare. Una frase che sento ripetere continuamente è “come faranno questi giovani in futuro” ed è una frase che mi risuona costantemente nella testa, accresce in me una grande paura, proprio quella di cui la mafia si nutre, proprio quella paura che permette alla mafia di accrescere sempre di più, diffondendo la criminalità. Ho sempre pensato che il governo dovesse essere il nostro faro, pronto ad ascoltare i numerosi appelli rilasciati dalle innumerevoli fondazioni dedicate a questi soprusi, ma a quanto pare non è così. Lo Stato italiano non ha mai risposto a questi appelli, dovrebbe rispondere con tutte le sue forze per garantire giustizia e libertà, non basta annunciare al popolo frasi come “sconfiggeremo la mafia” oppure “non abbiate paura” se poi non vengono presi provvedimenti. Dovremmo rendere giustizia a persone come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, coloro che hanno lottato per garantirci un futuro migliore, le commemorazioni per questi grandiosi uomini servono solo se seguite da azioni concrete. Sono molto contenta per questa iniziativa intrapresa dalla mia scuola come anche da tante altre scuole italiane, ci fornisce una fortissima arma, quella dell’informazione, che ci permette di crescere immaginando una società senza l’opprimente presenza della mafia e della criminalità. Nel mio tempo libero, amo guardare la televisione, mi piacerebbe che venissero mandati in onda programmi più educativi che permettano a grandi e piccini di apprendere la triste situazione in un contesto diverso. Preferirei vedere ciò, anziché continui litigi e programmi inconcludenti. Preferirei vedere un maggior impegno civico che coinvolga tutti e non tutta questa rassegnazione ed indifferenza, chiedo forse troppo? Oggi, il magistrato Giovanni Falcone avrebbe avuto 82 anni, la mafia potrà anche aver portato via la sua vita, ma non i suoi insegnamenti, non il suo coraggio e la sua testimonianza. La criminalità organizzata continua ad investire sempre di più, ci basta vedere i volti trasfigurati di odio di grandi lavoratori che hanno perso tutto per la mafia, che vivono in un clima di terrore con la costante paura di perdere anche la propria vita oltre ai beni materiali. Non stiamo giocando al buono e al cattivo, spero di poter credere nelle nostre istituzioni, di poter essere più fiduciosa e in futuro di non essere mai vittima di estorsione.

È vero, gli uomini passano, ma le idee resteranno sempre. (Giovanni Falcone)


TESTO RIFLESSIVO SULLA PRIMA CONFERENZA PROGETTO PIO LA TORRE.

ARIANNA SARCINA VA Chimico

Giovedì 21 ottobre, alle ore 9:00, abbiamo assistito alla prima videoconferenza del Progetto Educativo Antimafia dell’anno 2021-2022, trasmessa dal Centro Studi Pio La Torre.

Il tema trattato è stato il Quarantesimo anniversario della legge Rognoni – La Torre, discutendo dell’evoluzione giuridica, politica ed economica.

I relatori che hanno preso parte a questa videoconferenza, sono: Antonio Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo, Vincenzo Militello, docente dell’Università di Palermo e Walter Veltroni, regista.

L’argomento centrale che è stato affrontato riguarda la legge Rognoni – La Torre, la quale ha introdotto il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel Codice Penale Italiano, all’articolo 416 Bis.

Questa legge è stata approvata dal Parlamento Italiano, a seguito dell’omicidio del segretario del Partito Comunista Italiano (siciliano) Pio La Torre.

Secondo il mio parere, questa legge rappresenta un punto di svolta nella nostra società, poiché ha introdotto la confisca obbligatoria delle cose destinate a commettere reato, nonché del profitto, o del prezzo, che ne costituiscono l’impiego.

L’evento a cui mi riferisco riguarda il fatto che i beni di cui dispone il mafioso possono essere sequestrati, se si ha motivo di ritenere che siano il frutto di attività illecite.

Troppo spesso, però, siamo portati a pensare che la mafia sia un’associazione riguardante solo finalità non legali, ma in realtà non è così, anzi questa conferenza mi ha fatto riflettere proprio sul modo in cui le organizzazioni mafiose agiscono infiltrandosi anche nelle attività lecite.

Purtroppo, in Europa la dimensione di diffusione della criminalità attraverso le organizzazioni si accompagna al venir meno dei controlli intraeuropei.

L’aspetto che più mi ha interessato della conferenza riguarda la risposta che il regista Veltroni ha dato alla mia domanda, ossia cosa noi ragazzi potessimo fare di concreto per contribuire a combattere quest’organizzazione criminale. Condivido appieno il pensiero di Veltroni, poiché anche secondo me, la mia generazione ha una grande possibilità, cioè quella di poter comunicare grazie a molti strumenti a nostra disposizione.

Noi ragazzi possiamo divulgare le nostre idee, per combattere la mafia, anche a scuola, contribuendo a far crescere una cultura antimafiosa, la quale può essere diffusa attraverso la musica, il teatro, la fotografia e i testi.

Poiché la mafia si alimenta soprattutto di un collasso culturale, civile ed etico, possiamo svolgere ogni azione abituale, ma con un intento civile, cioè con un’intenzione di suscitare rabbia, indignazione e speranza attorno a questo tema che ha segnato il destino del nostro Paese.

Sicuramente la scuola ha un ruolo importante, e può aiutarci, perché oltre a trattare argomenti riguardanti la storia antica e le civiltà del passato (per esempio Babilonesi, Egizi, Sumeri, …) può approfondire questi argomenti di attualità, come la mafia, che ci troviamo ad affrontare, cercando di combatterli e trovando una soluzione, poiché per noi è molto interessante apprendere cosa c’è realmente dietro al sistema mafioso.

La scuola deve essere una scuola di comunità e quindi di legalità.

Il Presidente Balsamo ci ha spiegato che non ci si deve più limitare ad applicare delle sanzioni penali che incidono sulla libertà personale, ma bisogna soprattutto influire in modo radicale sulle strutture economiche del potere mafioso.

Spero che noi tutti riusciremo a prendere esempio da Pio La Torre, il quale è stato capace di mantenere sempre il suo pensiero, anche di fronte ai momenti di incomprensione, debolezza o in cui si è trovato ingiustamente accusato.

Secondo me, il suo modello è quello che ciascuno deve seguire, non cedendo alla tentazione del cinismo o all’idea che nulla può cambiare.

Molte cose possono migliorare con il contributo di ognuno di noi, a partire dalle istituzioni e dallo Stato, in quanto la mafia agisce proprio quando esso non funziona, infiltrandosi nelle pieghe della società.

Proprio in tale direzione va la scelta di utilizzare i beni sequestrati per scopi benefici, sociali e culturali: scelta coraggiosa, esemplare e sinonimo di cambiamento radicale.



I testi degli alunni della prof.ssa Pasqualina Corpolongo classi 5 C LSA e 4B LSA ITI Pacinotti Fondi LT


Sofia Popolla

5^C LSA

I.T. A. PACINOTTI, Fondi


LA LOTTA CONTRO LA MAFIA: un futuro migliore


Nell’incontro di Giovedì 21 Ottobre 2021 abbiamo assistito alla videoconferenza del progetto Pio La Torre riguardante la mafia e la reazione tra quest’ultima e la Legge Rognoni-La Torre.

Il tema fondamentale della conferenza riguardava proprio quest’ultima: si celebra nel dibattito il quarantesimo anniversario e l’evoluzione giuridica, politica ed economica della legge.


Prima di esprimere le mie riflessioni, ritengo necessario dire il minimo indispensabile sulla legge in questione.

La legge 13 settembre 1982, detta anche legge Rognoni-La Torre è una legge che contiene misure di contrasto e di prevenzione nei confronti della mafia.

Nei confronti del condannato, questa legge prevede la confisca penale dei beni posseduti.

Questo sicuramente da filo da torcere alla mafia, che fonda il suo dominio proprio sulla potenza e sulla ricchezza: non a caso, quelli che vengono considerati “boss mafiosi” sono proprietari di moltissimi beni, ottenuti non con il lavoro, bensì con la morte di vittime innocenti.


Come stato affermato dai relatori, la mafia non è l’anti-stato, anzi, è parte attiva dello stato ed essa si fa avanti grazie alla debolezza di quest’ultimo.

La mia riflessione parte proprio da questa domanda: perché la mafia continua ad esistere?

Dopo aver visionato la conferenza ho potuto trovare delle risposte a questa domanda.

Sicuramente la mafia ormai è troppo radicalizzata nella società, si trova ovunque: nella politica, nelle istituzioni, nella vita di tutti i giorni. E allora, qual è il modo per sconfiggerla?

Abbiamo appurato che la mafia è molto crudele nei confronti del singolo individuo che “osa alzare la testa” e ribellarsi alle sue condizioni, e ne è un esempio lo stesso Pio La Torre, come moltissimi altri uomini quali Borsellino e Falcone.

Certamente se questa guerra viene combattuta da singoli e pochi eroi che hanno il CORAGGIO di ribellarsi e non da un vero e proprio esercito, la mafia non impiega molto a sterminarli, qualunque sia il loro seguito. Le cose cambiano se a partecipare a questa lotta è l’intera umanità: da questo dobbiamo capire che è importante seguire l’ideologia degli uomini che combattono la mafia, ognuno di noi deve prendere la propria “arma” e lottare contro questo grande nemico che ha a che fare con noi tutti i giorni.

Se dovessi paragonare la mafia ad un personaggio fantastico, la assocerei ad un mostro dalle mille teste, che rappresentano tutte le sue diverse sfaccettature e la sua presenza sotto diversi aspetti nella nostra società. Ma la peculiarità è che non serve nessuna spada mitologica, o chissà quale arma da fuoco per distruggerla: basta un insieme di valori, che può diventare il mezzo più potente del mondo, solo se ognuno di noi collabora nel mettere a disposizione il proprio pezzo di un enorme puzzle.

Quest’insieme di valori non è altro che la legalità unita alla giustizia, all’uguaglianza e alla cultura; valori per cui nella storia si è sempre lottato e per cui molti dei nostri antenati sono morti. Dunque, l’unica cosa da fare è diventare parte di questo esercito e lottare per donare un futuro migliore ai nostri postumi, così come è stato fatto in passato.

Bianca Soscia 5C LSA Pacinotti

Partecipando alla videoconferenza del progetto antimafia il 21 ottobre 2020, ho notato come tutti i mafiosi diano importanza alla loro "carriera" e siano pronti a colpire alle spalle anche la loro stessa famiglia pur di nascondere i loro imbrogli.
L'Omertà è alla basa del rapporto mafioso e corrisponde all'indifferenza su un crimine per convenienza o per paura. La maggior parte dei detenuti ha la possibilità di ricevere un patteggiamento sugli anni da passare in carcere in cambio di informazioni utili per le indagini mafiose; a prima impatto può sembrare che tutti siano predisposti a dare una mano, tuttavia, non è cosi. Questo perché tutti hanno giurato fedeltà alla mafia con un giuramento di iniziazione; altri invece hanno così tanta paura che possa succedere qualcosa che non si permetterebbero mai di dare informazioni utili e di conseguenza mettere a repentaglio la vita dei familiari.
La mafia non bada solo al piccolo territorio ma ha la capacità di avere il controllo sulle varie associazioni segrete a causa di agenti infiltrati ed è per questo che bisognerebbe investire tanto denaro contro questa grande associazione.
Se prendiamo in considerazione i singoli cittadini o degli ex mafiosi è normale che questi manterranno il silenzio pur di vivere, bisogna trovare la forza e il coraggio di ribellarsi, di rendere tutti i cittadini partecipi e solidali nella lotta contro la mafia. Così facendo la mafia non continuerà ad appropriarsi ingiustamente di ogni cosa; con la legge Rognoni-La-Torre emanata nel 13 settembre 1982 viene legato alla mafia tutto ciò che essa illegalmente acquisisce, a partire dagli immobili. Solo così si può sperare che con il tempo venga eliminata. Sarebbe comodo lasciare il problema agli altri o fare finta che non esiste, tuttavia siamo noi la generazione che può cambiare questa realtà.


RIFLESSIONI SULLA CONFERENZA DEL 21 OTTOBRE 2021 PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA

Sara Pezzola, Giovanni di Benedetto, Samad Kinza Iman 4 B lsa

Durante la videoconferenza, i relatori si sono soffermati sul quarantesimo anniversario della Legge Rognoni La Torre, istituita il 13 settembre 1982, con cui venne introdotto nel codice penale la previsione del reato di associazione di tipo mafioso.

Il convegno è stato aperto da un toccante messaggio da parte del ministro dell’ istruzione Patrizio Bianchi, che ha voluto portare all’attenzione di noi ragazzi come la pandemia abbia influito sull’espansione delle associazione di tipo mafioso.

Il ministro si è espresso con le seguenti parole: “La pandemia è stato un momento su cui abbiamo dovuto riflettere su chi noi siamo veramente”.

Sentire che la nostra Regione, il Lazio, sia stata citata fra le sei regioni italiane in cui i beni confiscati raggiungono l’ 83%, ci ha toccato nel profondo.

Antonio Balsamo con le sue parole ci ha fatto riflettere sulla forza e il coraggio di Pio La Torre che è stato capace di mantenere invariati i suoi pensieri nonostante i ricatti e le accuse infondate.

La scuola è il luogo dove la mafia può essere eliminata, ci rende consapevole della nostra forza. Il fenomeno mafioso non può essere sradicato dal singolo, ma da tutti noi uniti.



Teresa Cima, classe 5 B LSA 



Il 21 ottobre 2021 si è tenuta la prima videoconferenza della sedicesima edizione del progetto educativo antimafia, organizzata dal centro studi Pio La Torre. Il tema presentato è un tema insito all’interno della realtà italiana e, in particolare, fondamentale nell'apparato giuridico: si tratta del quarantesimo anniversario della legge Rognoni-La Torre, della sua evoluzione giuridica, politica ed economica. Durante l'incontro tenuto online, noi studenti abbiamo potuto assistere all'importante partecipazione del nostro nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi. Tuttavia, quest'ultimo non è stato l'unico ospite della conferenza. Abbiamo infatti apprezzato la presenza di tre ulteriori relatori: Vincenzo Militello, docente dell'università di Palermo, Walter Veltroni, regista, Antonio Balsamo, presidente del tribunale di Palermo e Franco La Torre, figlio del personaggio che si schierò deciso a combattere la mafia, venendo ingiustamente ucciso, e che oggi ricordiamo come roccia della storia italiana, nonché figura da cui nasce il centro. Tutti i partecipanti erano, come solito, moderati dal Presidente del centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco. Dunque, si celebra l'anniversario di una legge, come detto in precedenza, fondamentale nella storia italiana, perché unica che si è proposta di sconfiggere la mafia, ed è riuscita nel suo tentativo. La mafia del passato, nata dai rapporti organici con la società, nonché braccio armato di una parte della classe dirigente, è stata stravolta da una legge redatta da un politico italiano, Vittorio Rognoni, e un martire della mafia, Pio La Torre. Quest'ultima introdusse il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel codice penale italiano all'articolo 416 bis. La legge fu approvata e riconosciuta come legge n.646 della Repubblica Italiana il 13 settembre 1982, a seguito dell'omicidio di Pio La Torre, avvenuto il 30 aprile del 1982, e del prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, avvenuto il 3 settembre dello stesso anno, nella strage di Via Carini. La legge introduceva la confisca obbligatoria delle cose destinate a commettere reato, nonché delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego. Inoltre, con questa legge, i beni di cui dispone il mafioso possono essere sequestrati, se si ha motivo di ritenere siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego sulla base di indizi come il divario ingiustificabile tra il tenore di vita e l'entità dei redditi apparenti o dichiarati. A seguito di questa legge, vi furono migliaia di beni confiscati principalmente in Sicilia, ma anche a livello nazionale, in regioni come Lombardia, Calabria, Puglia, Campania e Lazio. Dunque, come affermato dal relatore Vincenzo Militello, il significato della legge è molto profondo: esso ci mostra un radicale cambio di paradigmi, misurabile guardando la dimensione del fenomeno giuridico. Precedentemente, non vi erano leggi che trattavano il fenomeno mafioso, e tutti restavano illeciti: venivano portati a giudizio soggetti, colpevoli di un largo insieme di gravi reati commessi, i quali non ricevevano mai un’effettiva condanna, e le persone che uscivano venivano restituite alla società con il potere di indennità e libertà, perché riconosciuti come innocenti. È proprio in questa situazione che si verificano gli effetti pratici della legge, presentati da Giovanni Basile. In primo luogo vediamo finire la fase della mancanza di prove, vengono, dunque, penalizzate le persone con i veri e propri strumenti del diritto e della giustizia. In secondo luogo la classe dirigenziale italiana ha aperto gli occhi davanti al pericoloso fenomeno della criminalità organizzata, che ora viene affrontato con coraggio e senza cinismo. Inoltre, non ci si limita più ad applicare delle sanzioni penali che influiscono sulla vita delle persone, ma si cerca di controllare anche, e soprattutto, le strutture economiche, sul quale si sviluppa il potere mafioso. Grazie a tutte queste norme la lotta alla mafia diventa una vera e propria lotta alla liberazione, degli individui e delle comunità. Queste innovazioni creano anche un importante traccia per il futuro: sono inviti dedicati ai giovani per sconfiggere le nuove mafie. Queste non devono essere combattute solo con le armi della giustizia, ma attraverso l’impegno conseguito da ciascuno di noi. Bisogna  cercare di non chinare mai la testa, proprio come fece la figura di Pio La Torre. Quest’ultimo ha creduto in sé stesso, non si è mai scoraggiato anche nei momenti di incomprensione,  anche nei momenti in cui si è trovato ingiustamente accusato e detenuto, dando così un contributo fortissimo alla vita dello stato. Questo è il modello a cui ognuno di noi deve aspirare: dobbiamo essere in grado di non cedere alla tentazione del cinismo e abbandonare l’idea che niente e nessuno può cambiare la situazione. Proprio da questo punto di vista, il ruolo della società, dell’istruzione, delle università, delle grandi figure importanti è fondamentale ed essenziale. Infatti, come affermato da Walter Veltoni, sono solo queste le potenze in grado di iniettare in noi gli anticorpi che garantiscono la nostra immunità all’omertà, all’indifferenza, al silenzio, a commettere tragici atti del passato. In particolare, come affermato dal ministro dell’istruzione, il nostro più grande ringraziamento va alle persone che nel tempo ci hanno salvato, hanno lottato per principi e diritti legali e sociali: va a tutti i nomi che nel corso della storia ad oggi sono caduti per mano delle mafie, del terrorismo, delle violenze e della corruzione. È proprio per questi personaggi che noi dobbiamo combattere. Un momento della conferenza è stato particolarmente toccante, proprio per questa ragione: il commento del figlio di Pio La Torre, Franco La Torre. Quest’ultimo affronta le sue memorie con rassegnazione e dolcezza. I suoi ricordi conducenti ai pranzi in famiglia, con il padre, la madre e il fratello, i ricordi di una vita vissuta di nascosto, tra spostamenti da un’abitazione non sicura ad un’altra sconosciuta, ai rischi a cui andava incontro, a sentire perennemente la paura di perdere la figura paterna, fino ad arrivare al come narra di non esser mai stato preparato alla morte del padre. È stato uno dei momenti più coinvolgenti delle conferenze affrontate, ed è questo che stimola ed unisce noi ragazzi a contribuire e partecipare nella lotta alla mafia moderna. Una figura come Pio La Torre merita giustizia, la sua morte e il dolore causato alla famiglia e alla nazione in generale, deve essere conosciuto, sentito interiormente e maturato al punto da immedesimarsi nella sua persona e agire, proprio come lui fece in vita, in una lotta che merita un lieto fine. Giovanni Basile consiglia a noi giovani di agire mediante le comunicazioni e le reti, mezzi accessibili a tutti e con i quali esprimere la nostra conoscenza. Dunque, l'impegno della collettività giovanile è quello di vincere le false notizie e non far sentire sole le persone, perché quando una persona è sola può essere colpita più facilmente. Tutto ciò, come detto in precedenza, può essere realizzato seguendo il riferimento della figura di Pio La Torre, persona indimenticabile e dimenticata solo da una violenta organizzazione che lo ha fatto morire per i propri interessi. Il lavoro da lui effettuato è ad oggi venerato da tutto il mondo, a prova del valore insito nel personaggio, determinato da ciò che ha dato e fatto in vita, che la storia rende eterno.


Alessia Di Trocchio - 4° A LSA


Nella giornata di giovedì 21 ottobre 2021 si è tenuta la prima videoconferenza del centro studi Pio La Torre che aveva per tema il quarantesimo anniversario della legge Rognoni - La Torre e la sua evoluzione giuridica, politica ed economica.

Vi erano collegate più di 155 scuole ed hanno partecipato al dibattito varie figure, tra cui Vincenzo Militello, Walter Veltroni, Antonio Balsamo e Franco La Torre.

Nella videoconferenza si precisava che la legge Rognoni - La Torre, approvata il 13 settembre 1982, introdusse, come fattispecie autonoma, il reato di associazione di tipo mafioso, inserendo un apposito articolo, il 416-bis, nel Codice Penale.

Il preesistente art. 416, infatti, si era rivelato inefficace di fronte alle dimensioni del fenomeno mafioso e alle sue manifestazioni tipiche perché, tra le finalità perseguite dai soggetti uniti dal vincolo associativo, ve n’erano anche di lecite, e ciò limitava enormemente le possibilità di applicare quella norma; infatti Giovanni Balsamo, durante il suo intervento ha dichiarato che il metodo mafioso è difficile da descrivere, quindi è insidioso anche studiarlo per poter poi applicare a questo una norma, ed è essenzialmente questo quello che fece Pio La Torre il quale riuscì a definire, invece, i tratti specifici dell’associazione di tipo mafioso, evidenziando in particolare l’uso dell’intimidazione e la condizione di soggezione che da essa deriva.

Vincenzo Militello, durante il proprio intervento, ha affermato che la legge ha generato una vera e propria rivoluzione formativa in quanto, non solo ha inventato un nuovo tipo di reato ma, grazie ad essa, finì anche la fase di assoluzione per mancanza di prove. Si può affermare, dunque, che è solo grazie alla legge Rognoni - La Torre che il termine mafia entra a far parte del codice civile.

Durante la videoconferenza sono state poste varie domande ai relatori; una di queste era rivolta proprio al figlio di Pio La Torre, Franco, e chiedeva cosa porta un uomo a combattere contro la mafia sapendo di mettere a rischio la propria vita ed anche quella dei propri familiari. Franco ha risposto dicendo che un uomo politico che decide di affrontare tale associazione è consapevole dei rischi a cui va incontro ma, nonostante ciò comprende che il modo migliore per combattere la mafia è accusarla, perché anche fare l’indifferente di fronte ai reati a cui si assiste, magari per caso, contribuisce a fortificare l’associazione mafiosa. Walter Veltroni, ricollegandosi a ciò, infatti, ha affermato che la mafia è un sistema di relazioni e di privilegi che va ad infilarsi nei punti dove non agisce lo stato e questo succede soprattutto a causa dell’omertà delle persone che non hanno il coraggio di testimoniare ciò che vedono, non capendo però che il parlare di ciò che accade all’interno delle associazioni mafiose è lo strumento migliore per combattere queste.

Ed oggi noi abbiamo la possibilità di divulgare che nessun’ altra generazione ha mai avuto, dobbiamo tirar fuori il nostro senso civile.


Coordinamento di  Doriana D'Ettorre



Ultimi articoli

« Articoli precedenti