La lettura tra i bambini e l’accessibilità delle biblioteche scolastiche in Italia.

Società | 1 aprile 2022
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La quota di bambini e di ragazzi che hanno letto almeno un libro nel 2020 si è attestata tra il 50 e il 60%. É la fotografia scattata da unoPercentuali che variano in modo sensibile anche rispetto alla fascia d’età. Emergono tuttavia delle tendenze comuni che caratterizzano i lettori più piccoli rispetto agli adulti: quasi il 60% dei preadolescenti ha letto almeno un libro oltre a quelli di scuola. I giovani dunque leggono mediamente di più: il 53,7% dei residenti tra i 6 e i 24 anni ha letto almeno un libro nel 2020, contro una media della popolazione pari al 41,4%. Secondo i dati Istat la quota di lettori giovani tra il 2019 e il 2020 è leggermente cresciuta, ma le differenze restano comunque significative. Differenti fattori influenzano l’abitudine alla lettura. La condizione della famiglia di origine è certamente uno dei più influenti: se i genitori sono entrambi lettori, è più probabile che lo siano anche i figli e viceversa. Secondo i dati Istat, il 77,4% di minori figli di lettori leggono. Se non leggono entrambi i genitori, la quota scende al 35,4%. Secondo il Rapporto dell’Istat “Produzione e lettura di libri in Italia” pubblicato nel dicembre del 2017, circa una famiglia su dieci non possiede alcun libro. Questa criticità chiama in causa anche la presenza (o l’assenza) di biblioteche sul territorio nonché la loro accessibilità ed effettiva possibilità di fruizione da parte di bambini e di ragazzi.
Secondo Openpolis una questione rilevante riguarda gli orari di apertura al pubblico delle biblioteche. La loro effettiva fruibilità infatti dipende innanzitutto dal tempo in cui restano aperte per gli utenti. Le biblioteche censite che dichiarano un’apertura al pubblico superiore alle 40 ore settimanali sono il 15,4% nel centro Italia, il 9,4% nel nord-est, il 7,7% nelle isole, il 6,8% nel nord-ovest e il 6,6% al sud. A variare tuttavia è anche la quota dei soggetti che non hanno fornito dati su questo aspetto del censimento: pari al 28,3% delle strutture nel sud, al 15,1% nel centro, all’8,4% nelle isole, al 7,5% nel nord-est e al 6,5% nel nord-ovest. Nel confronto regionale - al netto dei non rispondenti - gli orari di apertura superano le 40 ore in oltre il 10% delle biblioteche laziali (18,1%), toscane (17,3%), emiliano-romagnole (14,5%) e venete (10,9%). Prossime alla soglia di una struttura su 10 anche Puglia (9,7%), Sicilia (9,3%) e Liguria (9,1%). Gli orari di apertura più ampi li troviamo nelle biblioteche del Lazio, della Toscana e dell’Emilia Romagna. I territori con meno biblioteche aperte per oltre 40 ore a settimana sono Abruzzo (2,9%, un dato comunque da leggere con cautela, dal momento che quasi la metà delle strutture risulta non rispondente), Basilicata e Trentino-Alto Adige (3%).
In media nelle biblioteche italiane sono presenti 34 postazioni per consultare i libri, leggere e studiare. Il numero di postazioni più elevato si raggiunge in due regioni del nord-est: spiccano infatti i dati di Friuli-Venezia Giulia (61 postazioni) e Veneto (44). Sopra quota 40 anche Sicilia (43), Toscana e la provincia autonoma di Trento (41). Poco al di sotto l’Emilia Romagna, con una media di 39 postazioni per struttura. Le maggiori postazioni per la consultazione e la lettura nelle biblioteche la troviamo nel Friuli Venezia Giulia (61). Un numero medio decisamente inferiore rispetto alla media nazionale si riscontra soprattutto in Molise (15) e Calabria (17). Attorno alla soglia dei 25 posti si collocano Piemonte (24) e Campania (25). In media il 13,6% delle biblioteche italiane dispone di oltre 50 postazioni. Superano tale soglia 8 regioni: Trentino-Alto Adige (24,2%, dato relativo alla sola provincia di Trento), Veneto (23,7%), Emilia-Romagna (19,3%), Toscana (18,4%), Lombardia (15,7%), Lazio (15,5%), Sardegna (15,3%) e Umbria (14%). Sono 10 le regioni che non raggiungono la soglia del 10% di strutture con oltre 50 postazioni. Si tratta di Marche (9,9%), Piemonte (9,8%), Abruzzo (9,6%), Friuli-Venezia Giulia (9,5%), Basilicata (7,5%), Campania (7,1%), Sicilia (6%), Valle d'Aosta (5%), Calabria (2,4%) e Molise (2%).
Dalla lettura dei dati si evince che il rapporto tra biblioteche e minori è più elevato nelle città del centro- nord. Come censito altresì dall’anagrafe di Iccu-Abi (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le informazioni bibliografiche) se si mette in relazione il numero di biblioteche e di strutture assimilate con il numero di residenti tra i 6 e i 17 anni possiamo confrontarne la diffusione. Considerando tutte le strutture presenti nell’anagrafe al 2019, le città con più biblioteche per minore si concentrano soprattutto nell’Italia centrale e settentrionale. Ai primi posti spiccano infatti capoluoghi come Pavia (25,2 strutture ogni 1.000 giovani 6-17 anni), Pisa (20,8) e Macerata (16,3). Seguono Cagliari (11,2), Ferrara (10,8) e Perugia (10,1). Solo due capoluoghi del mezzogiorno (Cagliari e Sassari) compaiano nelle prime 20 posizioni. Mentre nelle ultime 20 i comuni del centro-sud sono molto più numerosi. In particolare 6 città pugliesi (Trani, Foggia, Taranto, Brindisi, Barletta e Andria) e 3 calabresi (Reggio Calabria, Crotone e Catanzaro). Complessivamente appartengono all’Italia meridionale 13 dei 20 capoluoghi con meno strutture per residente tra i 6 e i 17 anni.
 di Melania Federico

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