La legge sui beni confiscati tutela il lavoro pulito
Economia | 21 novembre 2015
LA LEGGE 1138, che non può essere definita la "norma Saguto", nasce da una proposta di legge di iniziativa popolare per la quale la Cgil ha raccolto le firme in tutta Italia assieme ad Acli, Arci, Avviso pubblico, Centro studi Pio La Torre, Legacoop, Libera e Sos impresa. Questa legge, che apporta numerose modifiche al codice antimafia, è frutto di un lungo lavoro fatto dalle organizzazioni promotrici che ha portato alla raccolta di 120 mila firme in Italia, delle quasi 12 mila a Palermo e 25 mila in tutta la Sicilia. Due anni e mezzo fa abbiamo consegnato alla Camera le adesioni, a sostegno delle proposte contenute nel disegno di legge dal titolo "Misure per favorire l' emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata". È la prima volta da quindici anni che una legge di iniziativa popolare viene discussa e approvata da un ramo del Parlamento, riconoscendo il ruolo e il valore dell' associazionismo democratico. La Cgil, nella sua lunga storia, ha pagato un prezzo di sangue altissimo nel contrastare la mafia e il suo sistema di potere, a partire dalle battaglie fatte per l' assegnazione delle terre e per il lavoro a quelle per conquistare più diritti e democrazia, dentro e fuori le fabbriche. Noi siamo figli e prosecutori di quelle lotte, che hanno avuto come protagonisti Orcel, Verro, Carnevale, Rizzotto, La Torre e tanti altri. Questa storia diventa legge proprio con Pio La Torre, sindacalista e uomo politico, consentendo a magistrati, poliziotti e carabinieri di ottenere finalmente risultati positivi nella guerra ai clan con la sottrazione dei patrimoni mafiosi.Fatti come quelli che hanno investito i vertici delle Misure di prevenzione sono gravissimi ma per fortuna circoscritti. Il malcostume generato dal comportamento di singoli non può delegittimare il lavoro di tutti i magistrati e degli amministratori giudiziari perbene.La nostra proposta di legge nasce anche per questo: per arginare le gestioni incontrollate, che lavoratori e cronisti avevano da tempo percepito, e che si sono tristemente evidenziate negli ultimi tempi. Proprio per questo una delle urgenze è quella di rendere più funzionali le misure di prevenzione, assicurando maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori con la rotazione degli incarichi e coinvolgendo più soggetti per un controllo democratico, con il tavolo permanente in prefettura, previsto dalla norma.Solo così i comportanti non trasparenti di pochi non riusciranno a vanificare la lotta antimafia, che continua. Proprio per questo riteniamo importante sostenere le proposte confluite nel testo approvato alla Camera e depositato al Senato. Lunedì 23 novembre prossimo alle 9,30, a Palazzo Branciforte Butera, a Bagheria, città diventata luogo simbolo della rivolta delle coscienze, torneremo a discutere della legge 1138 assieme al magistrato Pietro Grillo, presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani, al relatore alla Camera Davide Mattiello, a delegati di aziende sequestrate e confiscate. Il senso dell' iniziativa "Contro le mafie riattiviamo il lavoro" è quello di condividere con le associazioni firmatarie e la Chiesa di Bagheria, protagonista di iniziative antimafia, un percorso che porti all' approvazione definitiva di questo testo. Siamo convinti che la legge, col sostegno delle migliaia di cittadini che l' hanno voluta, possa costituire un riferimento operativo capace di dare risposte per invertire il trend che condanna il 90 per cento delle aziende a non sopravvivere alla confisca definitiva, riportando lavoratrici e lavoratori nel tunnel della marginalità, della disoccupazione e anche dell' illegalità, fatta di lavoro nero, lavoro grigio, lavoro non retribuito.Restano tante le situazioni disperate, come quelle delle aziende sequestrate a Michele Aiello e di "Gelato In", due storie emblematiche di Bagheria. Dai lavoratori portuali agli edili, dai lavoratori degli alberghi e della sanità a quelli delle cave e delle aziende agricole sotto sequestro, sono tanti i casi che hanno bisogno di adeguate e immediate risposte.
di Enzo Campo
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