La gestione scellerata dei rifiuti in Sicilia e il business delle emergenze
Economia | 14 novembre 2016
«La situazione attuale della gestione dei rifiuti in Sicilia, fatta di continue emergenze, risente pesantemente di scelte scellerate effettuate dal 2002 in poi: da una parte la previsione di costruire 4 mega inceneritori ha compromesso lo sviluppo della raccolta differenziata, e dall’altra la costituzione dei 27 Ato ha esautorato i Comuni dalle proprie competenze, provocando una gravissima crisi finanziaria conseguente a una non trasparente gestione di queste società che sono state uno strumento in mano alla politica per il controllo del consenso. Questa pesante eredità non è stata superata dall’attuale presidente della Regione». È quanto si legge nella relazione della commissione parlamentare di inchiesta, presentata oggi allo Steri di Palermo, sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali correlati.
«Le illegalità continuano a trovare terreno fertile perché le competenze regionali, ossia la programmazione e il controllo, sono state utilizzate in maniera a dir poco inefficace - continua la relazione - poco importa se tale programmazione per diversi lustri sia stata di competenza nazionale, poiché la figura del commissario è coincisa con quella di vari presidenti della Regione siciliana. I poteri derogatori, applicati prima con le ordinanze del governo, poi con quelle di somma urgenza del presidente della Regione, non hanno raggiunto i risultati previsti, nonostante il loro utilizzo. Strumenti inefficaci e controproducenti che hanno generato, con le deroghe alle leggi ordinarie e alle disposizioni comunitarie, solo nuove sacche di opportunità agli illeciti».
«In diversi casi le nomine in posti cruciali, decisionali e di controllo, come dimostrato da alcune inchieste, sono state effettuate senza tenere in alcun conto le competenze e le professionalità sulla base di logiche evidentemente estranee al buon andamento della pubblica amministrazione. Prima ancora che l'ambiente - conclude la relazione - a essere inquinato è l'intero sistema di gestione dei rifiuti nella regione, come confermato da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo. Il quadro di corruttela venuto alla luce è caratterizzato da estremi di devastante gravità, avendo fatto emergere tutte le patologie di una impropria interazione tra funzionari pubblici e imprese private».
di Antonella Lombardi
«Le illegalità continuano a trovare terreno fertile perché le competenze regionali, ossia la programmazione e il controllo, sono state utilizzate in maniera a dir poco inefficace - continua la relazione - poco importa se tale programmazione per diversi lustri sia stata di competenza nazionale, poiché la figura del commissario è coincisa con quella di vari presidenti della Regione siciliana. I poteri derogatori, applicati prima con le ordinanze del governo, poi con quelle di somma urgenza del presidente della Regione, non hanno raggiunto i risultati previsti, nonostante il loro utilizzo. Strumenti inefficaci e controproducenti che hanno generato, con le deroghe alle leggi ordinarie e alle disposizioni comunitarie, solo nuove sacche di opportunità agli illeciti».
«In diversi casi le nomine in posti cruciali, decisionali e di controllo, come dimostrato da alcune inchieste, sono state effettuate senza tenere in alcun conto le competenze e le professionalità sulla base di logiche evidentemente estranee al buon andamento della pubblica amministrazione. Prima ancora che l'ambiente - conclude la relazione - a essere inquinato è l'intero sistema di gestione dei rifiuti nella regione, come confermato da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo. Il quadro di corruttela venuto alla luce è caratterizzato da estremi di devastante gravità, avendo fatto emergere tutte le patologie di una impropria interazione tra funzionari pubblici e imprese private».
«Sul mancato aggiornamento del piano regionale dei rifiuti è in corso una indagine da parte della procura di Palermo - si legge ancora nella relazione della commissione parlamentare di inchiesta - a tale mancanza di programmazione corrisponde un approccio costantemente basato sull'emergenza, la contingenza e l’approssimazione. I provvedimenti derogatori escludono dai momenti decisionali o comprimono la capacità di partecipare di enti locali, dell’assemblea regionale siciliana, delle società d’ambito e degli stessi cittadini».
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