La generazione che si perde nella palude della Dad
Più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso e quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%). Questi sono alcuni dei dati emersi dall’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da IPSOS per Save the Children su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni. I ragazzi si sentono esclusi dalle scelte per il contrasto alla diffusione del Covid, che li hanno visti penalizzati nell’interruzione delle attività scolastiche in presenza: il 65% di loro è convinto di star pagando in prima persona per l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia, il 43% si sente accusato dagli adulti di essere tra i principali diffusori del contagio, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola.
Quasi un adolescente su due (46%) parla di “anno sprecato” che seppur nella costrizione di vivere in un mondo di incontri solo virtuali, ha fatto riscoprire a molti il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei: anche se quasi un quarto degli adolescenti (23%) dichiara che, in questo anno di pandemia, ha capito che uscire non è poi così importante e che si possono mantenere le relazioni anche online. Di contro, l’85% dei ragazzi intervistati afferma di aver capito quanto sia importante uscire con gli amici, andare fuori e relazionarsi “in presenza”. Tra le “privazioni” che i ragazzi hanno sofferto di più, anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età (63%). Volgendo lo sguardo al futuro, solo 1 su 4 pensa che “tornerà tutto come prima” (26%) e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% vede l’esperienza che sta vivendo come uno spartiacque che sdogana, anche dopo il vaccino, il fatto che “staremo comunque insieme in modo diverso, più online” (43%).
Le diseguaglianze già consolidate rischiano infatti di allargarsi fino ad escludere molti bambini e ragazzi. L’Istat ha evidenziato come 1 bambino o ragazzo su 8 (il 12,3%) tra i 6 e i 17 anni, circa 850 mila giovanissimi, non ha a disposizione né pc né tablet, strumenti fondamentali per restare al passo della didattica a distanza (dati 2018-2019); nel Mezzogiorno questa quota sale fino a 1 minore su 5 (il 19%). Una quota molto alta di studenti 6-17enni, quasi la metà (il 45,4%, oltre 3 milioni 100 mila bambini e ragazzi) ha difficoltà con la didattica a distanza, a causa della carenza di strumenti informatici in famiglia, o perché questi risultano del tutto assenti o perché devono comunque condividerli con altri fratelli e/o sorelle, o comunque perché inferiori a quanto sarebbe necessario. Una quota del 39,7% degli studenti 6-17enni, infatti, vive in famiglie in cui sono presenti altri studenti che dovrebbero utilizzare le dotazioni tecnologiche in contemporanea per seguire le lezioni, ma non ne hanno a disposizione un numero sufficiente per tutti. A loro si aggiunge un’ulteriore quota del 5,7% che vive in famiglie in cui non sono presenti altri studenti, ma che non hanno alcuno strumento tecnologico a disposizione. Alle difficoltà relative alla disponibilità degli strumenti tecnologici, si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati. Nel 2018, in Italia, secondo i dati Istat, oltre 4 minori su 10 (il 41,9%) vivevano in condizioni di sovraffollamento abitativo. Questo fattore, in un periodo di lockdown, di impossibilità di uscire di casa e di condivisione obbligata con il resto della famiglia del poco spazio a disposizione, incide notevolmente sulla capacità di bambini e di ragazzi di concentrarsi sugli studi, di seguire con la dovuta attenzione le lezioni online, di poter fare i compiti in tranquillità. “Corriamo il rischio- ha detto Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children- che le lunghe assenze dalla scuola si trasformino in definitivo abbandono e che tante ragazze e ragazzi in questa grave crisi economica finiscano per ingrossare le fila del lavoro sfruttato”.
Per quanto riguarda la presenza di casi di Coronavirus a scuola, approfondendo ulteriormente i dati della ricerca IPSOS, più di 7 ragazzi su 10 riportano di casi positivi fra gli studenti e/o i docenti: in 4 casi su 10 si tratta di compagni di classe (41%), in 1 caso su 4 (26%) dei propri docenti. Nonostante la presenza di casi Covid a scuola fra studenti e/o docenti abbia generato preoccupazione nel 74% degli intervistati, i ragazzi positivi sono stati supportati dai compagni di classe nella stragrande maggioranza dei casi (82%); in qualche caso (14%), tuttavia, gli intervistati segnalano che i ragazzi contagiati si sono ripiegati su se stessi e in alcuni casi, anche se limitati (8%), purtroppo sono stati contagiati dai compagni di classe. Secondo quanto affermano i ragazzi intervistati, sono previste in media circa 26 ore di DAD settimanali dagli istituti superiori. La totalità dei ragazzi intervistati sta frequentando le lezioni a distanza. Guardando alle assenze nell’ultimo mese, la stragrande maggioranza dei ragazzi (86%) ha fatto 1 o 2 assenze, ma 1 ragazzo su 14 (7%) ne ha collezionate 5 o più di 5. Problemi di connessione e copertura di rete (28%) e problemi di concentrazione durante le lezioni online (26%) i motivi principali che portano a non frequentare regolarmente le lezioni online. L’8% dichiara di aver fatto più assenze rispetto all’anno scorso, ma la percezione rispetto al trend dei propri compagni di classe è ben diversa: più di 7 ragazzi su 10 (72%) dicono di avere almeno un compagno che sta facendo più assenze rispetto allo scorso anno, un dato che sale in particolare tra i 16-18enni, con 75% contro 69% dei 14-15enni. Più di un ragazzo su 4 (28%) afferma che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni, in particolare 1 su 3 al Centro Italia. Il 7% afferma che i compagni di scuola “dispersi” a partire dal lockdown sono tre o più di tre.
Più di 1 ragazzo su 3 (35%) ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Uno su 4 deve recuperare materie e, fra coloro che devono recuperare, il 23% ha 3 o più di tre materie insufficienti. Confrontando la propria performance di questo anno in termini di materie da recuperare, il 35% afferma di averne di più rispetto allo scorso anno, con ampie oscillazioni regionali: 44% al nord ovest e 26% al sud. Oscillazioni che si ripetono anche sulle diverse fasce d’età: ben 1 su 4 fra i ragazzi di 16-18 anni afferma di aver meno materie da recuperare a fronte di solo il 14% degli studenti di 14-15 anni. 4 ragazzi su 10 (38%) bocciano l’esperienza con la DAD. La principale difficoltà sperimentata nella fruizione della didattica a distanza è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online (citata da quasi un ragazzo su 2, 45%) e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti (41 e 40% rispettivamente); seguono i problemi tecnici dovuti alla scarsa digitalizzazione dei docenti e la noia (33% ciascuno). Guardando alle dotazioni dei ragazzi, quasi 2 adolescenti su 10 (18%) dichiarano di aver a disposizione un dispositivo condiviso con altri e quasi uno su 10 (8%) si trova a frequentare le lezioni in una stanza con altre persone. Più di 7 ragazzi su 10 (72%) ritengono che con la DAD sia più difficile imparare cose nuove e socializzare con i compagni. Quota di poco inferiore (68%) considera più difficile concentrarsi durante le lezioni e 1 su 2 (51%) ritiene infine che sia più difficile rispettare il programma scolastico. Non vi è accordo per quel che riguarda il confronto distanza/presenza sulla difficoltà di sostenere una interrogazione orale (il campione risulta più o meno equamente distribuito fra coloro che ritengono che con la DAD sia più facile/più difficile/uguale rispetto alla didattica in aula). Quanto al modo di fare lezione, oltre un terzo degli studenti, il 37%, afferma che la totalità dei propri insegnanti ha continuato a fare lezione allo stesso identico modo di prima, “come se fossimo in aula” anziché dietro ad uno schermo; il 44% sostiene che la maggior parte dei docenti si è comportata così, ma qualche insegnante ha introdotto delle novità; il 19% degli studenti afferma, invece, che la maggior parte dei suoi docenti ha sperimentato nuove modalità di insegnamento. Tra le novità introdotte, i ragazzi segnalano, nell’ordine, l’arricchimento delle lezioni con video e filmati (65%); l’utilizzo della modalità “asincrona”, lezioni digitali caricate dai docenti sulla piattaforma e poi liberamente fruibili dagli studenti (49%); l’impiego di esercizi interattivi, giochi didattici e test (40%); l’utilizzo di App (27%), e via così, fino ad arrivare ad uno sparuto 3% che ha visto i propri docenti cimentarsi anche nell’utilizzo di “giochi di ruolo”.
Anche
la sfera della socialità
risulta
impattata negativamente dalla lontananza da scuola: per quasi 6
studenti su 10 (59%) la propria capacità
di
socializzare ha subito ripercussioni negative, così
come
il proprio umore/stato d’animo
(57%) e una quota di non molto inferiore (52%), sostiene che le
proprie amicizie siano state messe alla prova. Per il 18% anche le
relazioni con i propri familiari sono peggiorate, anche se una
percentuale quasi corrispondente (19%) registra invece un
miglioramento delle relazioni familiari durante questo periodo di
convivenza forzata (più tra il 16-18enni, 21% rispetto al 15% dei
14-16enni). Quasi un ragazzo su 4 (24%) pensa che l’allontanamento
da scuola stia avendo ripercussioni negative anche sulla propria
salute. Difficoltà
anche
sul fronte delle attività
extrascolastiche,
sospese per la maggior parte dei ragazzi che le praticavano:
mediamente quasi 1 intervistato su 20 dichiara che non riprenderà
più
le attività
che
ha dovuto sospendere (sport individuale o di squadra, corsi di musica
e canto, teatro, oratorio e altro).
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