La famiglia per Nicholls? Un cane a tre zampe che zoppica

Cultura | 30 gennaio 2015
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Lo struggente “Un giorno” è alle spalle. Ma – per chi ha l'età giusta, è marito o moglie, o genitore di adolescenti – potrebbe essere anche più struggente “Noi” (431 pagine, 18 euro), nuovo romanzo di David Nicholls, pubblicato ancora dall'editore Neri Pozza. Non una coppia, o non solo una coppia sotto la lente d'ingrandimento dello scrittore britannico, che ha una prosa tutt'altro che originale o raffinata, ma un bisturi che sa come scavare nelle dinamiche familiari, nei  cortocircuiti dei rapporti umani, nella mezza età, nella fragilità e nelle routine di certi matrimoni, e nell'incessante pendolo che va tra passato e futuro.

Il prestesto narrativo è un viaggio – intrecciato a un gioco di flash-back – lungo l'Europa che Douglas Timothy Petersen, biochimico, sua moglie Connie, organizzatrice di eventi artistici e il figlio Albie dovrebbero fare assieme: questa famiglia però, in una delle metafore di Nicholls, è un cane a tre zampe che zoppica, quindi è chiaro che alla fine i conti non torneranno. E, a un certo punto, le cose precipitano. Dialogando con la danese Freja lo stesso Douglas – che narra in prima persona – spiega che, nel bel mezzo del tour europeo, il figlio, ribelle e confuso, ha lasciato i genitori per girovagare con una suonatrice di fisarmonica e la moglie è rientrata in Inghilterra, meditando di lasciarlo definitivamente. La metamorfosi di Douglas che ne seguirà non salverà tutto il salvabile, ma aprirà uno squarcio sulla routine familiare, sulle difficoltà di comunicazione che sussistono fra generazioni, su un dolore forse mai rimarginato (la morte della prima figlia, poco più che neonata).

Fra insicurezze ed errori, un coraggio che oscilla tra farsa e dramma (a Douglas ne capitano di tutti i colori, attaccato dalle meduse nel mare di Barcellona, dimentica i bagagli alla stazione di Firenze...), il protagonista tratteggiato da Nicholls e la sua vita sfilacciata s'incamminano sul solco di un romanzo di formazione molto particolare, visto che riguarda un adulto, un uomo di mezza età, piuttosto che un giovane di belle speranze. I limiti della storia sono in certa superficialità geografica e in qualche luogo comune; i guizzi, invece, si reggono in certi dialoghi e trovate brillanti (il punto di vista dello scienziato a proposito di certe opere d'arte, per esempio). Il finale sa più di sconfitte che di vittorie, ma magari sono punti di vista, e comunque assomiglia terribilmente alla vita.

 di Salvatore Lo Iacono

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