La difficile vita delle donne in Sicilia, vittime consapevoli

Società | 6 marzo 2020
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Conquistano lo spazio, sfidano i grandi della terra in nome dell'ecologia, isolano virus sconosciuti, eppure, i galloni faticosamente guadagnati sul campo non mettono le donne al riparo dalle offese, anzi. Per ogni traguardo vinto, per ogni diritto strappato e non concesso, per ognuna di loro diventata icona di un nuovo limite abbattuto, c'è un record inarrestabile che non conosce miglioramenti: quello dei femminicidi, vertiginosamente in aumento, a fronte di un calo degli omicidi. E cosi se nel 1990 la percentuale dei femmincidi era l'11%, nel 2018 è diventata, secondo l'Istat, il 38,6% con 14 casi da inizio 2020 - di cui 3 in Sicilia registrati soltanto a gennaio - che fanno precipitare il nostro Paese negli inferi dei diritti negati. “Una questione complessa che non meritava lo stop per la paura del contagio da Coronavirus – spiega Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre – per questo abbiamo pensato fosse giusto rispondere all'appello del presidente della Repubblica e continuare il nostro impegno trasmettendo on line la conferenza. Impegno che proseguiremo il 30 aprile, ricordando Pio La Torre e le sue battaglie”. E così rispettando le disposizioni e le distanze di sicurezza, dalla sede del centro studi Pio La Torre si sono confrontate sul tema la sociologa Alessandra Dino, il magistrato Mirella Agliastro, la responsabile del progetto antiviolenza Amorù, Liliana Pitarresi, e la giornalista Serena Termini.

“Delitto d'onore”, “omicidi passionali”, “reato contro la morale e - solo dopo - contro la persona”: a sollevare il tema dell'importanza del linguaggio è il magistrato Agliastro che ha sottolineato le novità introdotte dal Codice rosso. Ma se aumentano le fattispecie di reato, con un occhio ai social dove il “revenge porn” ha messo in luce le fragilità delle vittime, aumentano anche le difficoltà nell'istruire i processi: “Capita che le donne non si sentano pronte ad accusare il padre dei loro figli, ritrattando le accuse – spiega Agliastro - mentre ai giudici servono prove. Bisogna aiutarle a rispettare la propria dignità e fare i conti con la loro sensibilità”.

“Capillare, diffusa sistemica, persistente: la violenza di genere c’è sempre stata - ha detto Alessandra Dino - Il corpo femminile, luogo della differenza, diventa anche luogo dell’accanimento della violenza di genere che spesso evidenzia una volontà di distruggere, insistendo sul viso, quasi a volere simbolicamente cancellarne l’identità”. La sociologa ha poi posto un altro tema, quello dell'inadeguatezza delle parole. A costo che il vuoto non si trasformi in pretesto per evitarle:

“Per quanto sgradita la parola femminicidio ha aperto un dibattito sulla violenza di genere”

E se 8 su 10 vengono uccise dai loro compagni, non si può prestare il fianco alle polemiche strumentali. A ribadirlo, in collegamento video, è stata la vice ministra all'Istruzione, Anna Ascani: “Respingo con forza ogni tentativo di accostare i femminicidi alle differenze di religione: certa retorica vorrebbe ricondurre tutto a una differenza di cultura e di religione, ma i numeri ci dicono che è un problema tutto nostro, siamo una società che deve fare i conti con la sua fragilità e per farlo deve investire nell'educazione. Oggi ci sono più strumenti a disposizione per le donne che vogliono denunciare e che pertanto si sentono meno esposte a pericoli, anche se non tutti gli strumenti sono efficaci e di più si deve fare per proteggere le donne”. E nell'Isola dove, secondo il Rapporto Eures 2019, si registra il poco invidiabile primato per denunce di stalking (35 ogni 100mila abitanti, con 10 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 24,6) si fa strada la rete antiviolenza di Amorù, grazie a un progetto di cui il centro Pio La Torre è partner, e che prevede aiuti concreti con centri di ascolto e cooperative sociali per donne e minori vittime di violenza. Su questo le oltre 110 scuole coinvolte nel Progetto educativo antimafia e antiviolenza del Centro Pio La Torre potranno confrontarsi, grazie alla piattaforma on line messa a loro disposizione, per una settimana, dalla riapertura delle scuole. Perché tra i virus da combattere c'è anche quello dell'indifferenza.

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 di Antonella Lombardi

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