La difficile trattativa per salvare l'unità e il futuro dell'Europa

Economia | 21 aprile 2020
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 Ad uno che definisce i suoi colleghi “cipressetti del club Repubblica- Verano Illustrato- Huffington Post che fanno il giro delle sette tv a dispensare cattivi consigli, avendo esaurito i cattivi esempi” non si può non ricordare che dirige “Il Fatto quotidiano”, cioè il giornale che in nome dell'”onestà, onestà” ha inventato scandali e praticato sistematicamente la disinformazione. Marco Travaglio è ormai ufficialmente il capo di un giornale- partito che vuole giocare un ruolo decisivo nell'Italia del post virus. Un capo politico che partecipa anche al totonomine, se sono vere le voci dallo stesso quotidiano non smentite, secondo cui un'esponente del CdA dell'editrice sarà la presidente di un' importante holding partecipata dal Tesoro L'operazione politica più raffinata è quella avviata col giornale di domenica e proseguita la mattina del lunedì. Nel fondo di prima pagina ha difeso a spada tratta il presidente del Consiglio Conte gettando veleno su chiunque si sia permesso una critica, sia pur cauta nei suoi confronti; ma contemporaneamente a pagina intera ha pubblicato un'intervista del resuscitato Alessandro Di Battista che, con argomenti che rivelano qualche confusione nelle pur scarse letture su cui si è formato, dà la prima badilata alla fossa del premier, sostanzialmente lanciando l'operazione di Italexit. Come interpretare infatti affermazioni come: “Oggi, con la sospensione del Patto di stabilità, l’Ue garantisce ai Paesi membri la possibilità di indebitarsi ma un domani, a crisi sanitaria conclusa, quelle regole torneranno in vigore. E questo è l’obiettivo di Germania, Olanda, Austria ed altri paesi del nord: aumentare i debiti pubblici di tutti i Paesi europei costringendo tra un anno o due al rientro i paesi più esposti, a cominciare dall’Italia. L’Ue si è sempre comportata in tal modo, cosa ci garantisce che non lo faranno ancora?” Il giovanotto batte a sinistra con l'esaltazione del ruolo del pubblico e riprendendo la polemica contro le spese militari:”Se è vero che il virus è invisibile è altrettanto vero che il liberismo non lo è e non lo sono neppure coloro che hanno preferito comprare F35, inviare militari in Iraq e in Afghanistan o finanziare grandi opere inutili per poi tagliare posti letto negli ospedali rafforzando i ras della sanità privata che restituivano il favore sotto forma di finanziamenti ai partiti” Poi vira subito a destra esaltando la capacità degli italiani di diventare formichine risparmiatrici: “Noi italiani deteniamo, mediamente, una ricchezza privata molto consistente. Questo perché siamo un popolo oculato al contrario di come ci descrivono. I soldi che abbiamo in banca fanno gola al sistema liberista e l’unico modo che hanno per farci spendere è impoverire il nostro Stato e costringerlo, ancor di più, nella spirale dell’austerità che ha prodotto le maggiori diseguaglianze nella storia dell’umanità.” Dopo l'esaltazione della funzione etica della Stato, conclude la sua intervista con un'affermazione originale: “La Cina ha utilizzato al meglio il soft-power, è riuscita a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno.” A far comprare titoli del debito pubblico greco ai cinesi ci provò già Varoufakis e se qualcuno non ricorda come finì, legga “Adulti nella stanza”, il libro dell'economista greco sulla sua esperienza di ministro delle finanze e si informi su chi gestisce il porto del Pireo.

La conclusione di tale raffinato ragionamento politico è chiara: non abbiamo bisogno dell'Unione Europea, anzi se l'Italia esce, essa fallirà. Perciò o ci danno quanto vogliamo o ce ne andiamo. Farneticazioni di cui non varrebbe la pena di occuparsi se non coincidessero con un documento di protesta di una trentina di parlamentari cinquestellati, tra cui il presidente della Commissione bicamerale antimafia Nando Morra e l'ex ministra Barbara Lezzi che protestano contro il pacchetto di nomine concordato per le principali aziende partecipate dal Tesoro, che avranno una funzione fondamentale nella ricostruzione dell'economia italiana. Nell'edizione del lunedì il capolavoro si compie: a piena pagina si riporta l'intervista del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad un giornale tedesco, la Sueddeutsche Zeitung nella quale afferma che il Mes in Italia ha una cattiva fama. “Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti.” Esplicito è l'attacco alla Germania: “Molti Paesi europei hanno guardato finora soltanto ai propri vantaggi, la Germania ha "un bilancio commerciale superiore a quanto prevedano le regole dell'Ue" e con questo surplus non opera da locomotiva bensì da "freno per l'Europa". Tuttavia la chiave interpretativa dell'intervista sta nel seguente scambio di battute: “Se questo (i coronabond ndr) non ci fosse, lei metterebbe il veto? Le risposte sono da manuale degli azzeccagarbugli: “Sono assolutamente deciso a impegnarmi non solo per il bene del mio paese, ma per il bene dell'intera Europa”. Il giornalista da buon tedesco non lascia le cose a metà e incalza “Si o no?”; la risposta è di chiarezza adamantina: “Lascio a lei l'interpretazione.”

Si conclude così la manovra a tenaglia per costringere il presidente del Consiglio a partecipare al Consiglio europeo del prossimo 23 aprile con posizioni talmente rigide da impedire l'accordo che faticosamente si sta costruendo. Non ci sembra esattamente il viatico migliore per ottenere un risultato positivo al Consiglio. Appare ormai evidente che siamo prossimi al punto di rottura; godiamo oggi di un'indubbia simpatia nella gran parte d'Europa che non si può bruciare per inseguire i tormenti interni degli allievi dell'Elevato. Il PD batta un colpo perché si sta creando una situazione esplosiva, non bastano l'eleganza e la levità di linguaggio con cui il ministro per gli affari europei Enzo Amendola ha segnalato la diversa sensibilità dei democratici sul rapporto con gli altri stati membri dell'Unione. Il sospetto è che mentre responsabilmente si lavora per contenere la pandemia ed affrontare lo tsunami economico e sociale che colpirà prestissimo l'Italia ed il mondo intero, c'è chi va in giro a posizionare bombe ad orologeria. Nulla di nuovo: in un'intervista del marzo 2014 Beppe Grillo1 diceva testualmente; “una parte del debito italiano è immorale...pagheremo quello che possiamo, il resto non lo pagheremo...strappiamo il fiscal compact il MES ... è un fondo salva euro, non salvastati”.


Nel 2014 il coronavirus non lo aveva profetizzato neanche Nostradamus. All'attuale alleanza di governo non vi sono alternative e la soluzione del governo dei tecnici non è praticabile né auspicabile. Però deve essere chiaro che i mesi (forse anni) durissimi che ci aspettano non possono venir gestiti da improvvisatori o, peggio, inconsistenti dottrinari. Non si possono inseguire interessi di potere travestiti da ideologismi: Altrimenti si rischia che il paese non regga. Per puro gusto letterario proponiamo ora un raccontino di fantapolitica.


C'è un paese chiuso da 50 giorni; almeno due terzi dei suoi 60 milioni di abitanti sono a casa e dipendono- oggi per sapere ciò che è loro consentito fare, in prospettiva per la sopravvivenza materiale- dal governo. Il presidente della Repubblica, politico di spessore ed accortissimo costituzionalista, insiste perché si determini il clima di consenso generale necessario ad affrontare una situazione senza precedenti, ma si rende via via conto che la temperie politica va sempre più avvelenandosi e che, permanendo tali condizioni, il governo in carica avrà difficoltà gestire la ricostruzione. Cominciano una serie di riservatissime verifiche per rendere più stabile la situazione, di cui qualche segnale arriva sulla stampa. Gli allievi dell'Elevato, che sono passati puri ed incontaminati attraverso due anni di governo, prima con il diavolo e poi con l'acqua santa, capiscono che rischiano il loro futuro e decidono di giocare d'anticipo. L'occasione è data dal MES, uno strumento di cui si discute da anni, ma che in questo momento serve all'Italia per trovare denaro fresco per l'emergenza. Al presidente del Consiglio, avvocato del popolo, si fa capire che lui è la vittima designata dei “cattivi” e lo si spinge ad una serie di prese di posizioni televisive che fanno discutere. Contemporaneamente lo si delegittima perché al parlamento europeo il partito che lo ha eletto vota contro il MES, chiudendogli ogni spazio di manovra. Uno dei giovani leader carismatici del movimento lancia in un'intervista l'idea che senza l'Italia l'Europa non esisterà più e che la Cina è vicina. Nel ponte tra il 25 aprile e il primo maggio, dopo il fallimento del Consiglio europeo, con la gente chiusa in casa e i soggetti politici e sociali nella materiale impossibilità di mobilitarsi, si fa cadere il governo, si fa un maggioranza sovranista, che il presidente della Repubblica non può bloccare.


Quella notte stessa iniziò la distribuzione delle Lire Nuove alle banche ...(attingendo) tanto alle riserve auree depositate presso la Banca centrale europea quanto al più cospicuo tesoro della Banca d'Italia....Lunedì 3 febbraio 2020 l'Italia si destò con le file ai bancomat...(ma inutilmente),,,i bancomat che erano stati messi in condizione di distribuire Lire Nuove erano pochissimi....Alla BCE si rinnovò in termini perentori la restituzione di 100 tonnellate d'oro: con l'ulteriore precisazione che l'Italia non avrebbe mai ripagato alla scadenza i 350 miliardi di Btp sottoscritti negli anni del quantitative easing...” Chi vuol sapere come va a finire legga il bel libro di Sergio Rizzo2. E' solo fantapolitica, d'accordo, ma il 2 febbraio 2020 è stato appena 78 giorni fa.....

(1) Ringrazio Tommaso Garufi per avermela segnalata

(2) Sergio Rizzo, “02.02.2020 La notte che uscimmo dall'euro”Milano settembre 2018



 di Franco Garufi

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