La difficile scelta delle donne tra figli e lavoro: ogni giorno 5 licenziate in Sicilia

Società | 27 maggio 2022
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Tra crisi economica e insufficienze del welfare il
lavoro femminile in Sicilia stenta a decollare. Solo il 29,3% delle
donne lavora, mentre 1.455 lavoratrici madri nel 2021 hanno
abbandonato ( a fronte i 98 uomini) per le difficoltà legate ai compiti
di cura. Il lavoro femminile, inotre, spesso “ha il volto di una
sommatoria di discriminazioni , è debole, povero, precario, intriso di
disuguaglianze e gap a partire da quello salariale e dei percorsi di
carriera”. Sono dati emersi nel corso dell’assemblea regionale delle
delegate della Cgil Sicilia. “ Serve un piano straordinario per
l’occupazione femminile- ha detto Elvira Morana, responsabile per le
politiche di genere alla Cgil Sicilia- e una strategia regionale per la
parità di genere. Nella situazione data di fondamentale importanza- ha
aggiunto- è la partita del Pnrr che potrebbe aiutare a superare
l’attuale asfittica situazione dell’economia siciliana partendo
dall’obiettivo di emancipazione economica e sociale delle donne della
nostra regione”. Non solo diritti contrattuali delle donne ma anche
diritti di cittadinanza: si allarga dunque il terreno rivendicativo per
un sindacato che chiede anche “adeguata infrastrutturazione sociale” per
avviare un percorso che riguarda tutti, non solo le donne. “ Lo
sviluppo -ha sottolineato Gabriella Messina, segretaria regionale Cgil-
passa dall’empowerment delle donne, dalla loro valorizzazione e dal
riconoscimento del potenziale che possono esprimere. Il lavoro e i
diritti delle donne- ha aggiunto- ma anche la garanzia di pari
opportunità nei percorsi di carriera, così come in quelli della politica
sono una questione che riguarda tutti, un cambiamento che si rende
necessario per lo sviluppo della nostra regione”. All’assemblea delle
delegate molte le testimonianze dai luoghi di lavoro: donne medico,
insegnanti, impegnate nel commercio, rider, nei servizi della Cgil, nei
customer center. Dalla delegata di Almaviva che chiede il sostegno di
tutti in una vertenza in cui lo Stato non ha garantito il rispetto della
clausola sociale e in cui in tanti, soprattutto donne, rischiano di
perdere il lavoro, alla delegata della Filcams che da insegnante nella
sua terra, il Senegal, andava in giro per i campi a ricordare che
“cultura è libertà”. Dalla dirigente medico che ricorda l’impegno
estenuante durante la pandemia e le difficoltà delle donne nelle
progressioni di carriera, all’operatrice dei servizi Cgil che dà conto
delle difficoltà delle lavoratrici madri che si presentano agli
sportelli”.


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