La depressione non è solo economica, usciremo dalla crisi

27 dicembre 2018
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Mai come in questo tempo il rituale augurio di “Buon anno” assume un significato più vero e profondo. Guardando ai primi diciotto anni trascorsi del XXI secolo, chiunque percepisce che la crisi decennale che li ha investiti non è ancora passata. Si può sperare in un futuro migliore con l’ottimismo della volontà, ma il pessimismo della ragione fa temere il peggio.

La manovra di bilancio ha messo in evidenza, al di là delle polemiche, che il Parlamento non è più sovrano, svuotato dalla retorica della (falsa) democrazia diretta (gestita tramite un sito di società informatica privatissimo); non ci sono stanziamenti significativi per gli investimenti pubblici per l'economia, per la scuola, per la ricerca, per la sanità, per il Sud, gli unici che possano contribuire a rovesciare l’attuale tendenza alla decrescita e alla perdita di competitività del sistema Italia; la povertà non è stata né cancellata né aggredita in modo soddisfacente; sono state messe da parte le azioni di solidarietà, equità e giustizia sociale continuando a deprimere le condizioni dei più deboli; le grandi opere infrastrutturali sono messe in discussione; lo sviluppo delle imprese produttive è minacciato dalla politica fiscale; la rappresentanza del mondo del lavoro non è presa in seria considerazione, mentre i pensionati “ricchi” (quelli che superano i 1500 euro mensili!) saranno ancora tra i più penalizzati.

Non ci interessa il gioco delle parti tra Conte, Salvini e Di Maio. Esprimiamo la nostra preoccupazione per il pericolo reale di involuzione democratica o di democrazia illiberale (se si preferisce questa contraddittoria definizione) che accentua il decisionismo dell’esecutivo senza riconoscere alcun altro contropotere istituzionale e sociale. La prova si ha anche nella manovra di bilancio quando si stabilisce che le organizzazioni no profit paghino il doppio di tasse. Si continua a non tenere in considerazione il peso negativo dell’economia criminale, della corruzione nella vita democratica e sociale del paese.

Il mezzogiorno e la crescita del suo divario dal Nord sono affrontati con qualche misura insufficiente ed assistenziale, mentre i pochi crapuloni (v. Papa Francesco) del paese e del mondo consumano di più, mentre i tanti non hanno pane.

Come riscoprire dunque una nuova utopia del cambiamento e del socialismo, della libertà, dell'uguaglianza,della  fraternità, se le forze sociali e politiche che ad essa diversamente si ispirano non fanno fronte comune?

Primo, occorre riconoscere il valore del lavoro senza il quale ogni possibile crescita favorirebbe l’accumulo di ricchezza per pochi; secondo, bisogna investire risorse pubbliche nell’innovazione e nella  ricerca da mettere a disposizione di tutti i settori produttivi del sistema Italia; terzo, rafforzare e non indebolire i diritti sociali e civili di tutti i cittadini che vivono sul suolo italiano ed europeo; quarto, ridare all’Ue la finalità sociale e politica di diventare gli Stati Uniti d’Europa capace di controbilanciare le altre potenze; quinto, sconfiggere tutti i sovranismi e i populismi in Europa e nel mondo per conservare la pace mondiale e allontanare ogni pericolo di guerra locale e globale.

Può riprendere slancio un nuovo schieramento progressista in Italia e in Europa se si abbandona la subalternità culturale e politica di questi anni al "dio mercato" e si riproponga il valore del lavoro, dell’etica e dell’economia, della finalità sociale del profitto partendo dalla dignità di ogni individuo e collettività sociale indipendentemente dal colore della pelle o dalla religione.

Il Centro Pio La Torre, che ricorda sempre Pio, intransigente e comunista (italiano), formula così il suo ben augurante:

Buon Anno!




Mai come in questo tempo il rituale augurio di “Buon anno” assume un significato più vero e profondo. Guardando ai primi diciotto anni trascorsi del XXI secolo, chiunque percepisce che la crisi secolare che li ha investiti non è ancora passata. Si può sperare in un futuro migliore con l’ottimismo della volontà, ma il pessimismo della ragione fa temere il peggio. La manovra di bilancio ha messo in evidenza, al di là delle polemiche, che il Parlamento non è più sovrano, svuotato dalla retorica della (falsa) democrazia diretta (gestita tramite un sito di società informatica privatissimo); non ci sono stanziamenti significativi per gli investimenti pubblici per l'economia, per la scuola, per la ricerca, per la sanità, per il Sud, gli unici che possano contribuire a rovesciare l’attuale tendenza alla decrescita e alla perdita di competitività del sistema Italia; la povertà non è stata né cancellata né aggredita in modo soddisfacente; sono state messe da parte le azioni di solidarietà, equità e giustizia sociale continuando a deprimere le condizioni dei più deboli; le grandi opere infrastrutturali sono messe in discussione; lo sviluppo delle imprese produttive è minacciato dalla politica fiscale; la rappresentanza del mondo del lavoro non è presa in seria considerazione, mentre i pensionati “ricchi” (quelli che superano i 1500 euro mensili!) saranno ancora tra i più penalizzati. Non ci interessa il gioco delle parti tra Conte, Salvini e Di Maio. Esprimiamo la nostra preoccupazione per il pericolo reale di involuzione democratica o di democrazia illiberale (se si preferisce questa contraddittoria definizione) che accentua il decisionismo dell’esecutivo senza riconoscere alcun altro contropotere istituzionale e sociale. La prova si ha anche nella manovra di bilancio quando si stabilisce che le organizzazioni no profit paghino il doppio di tasse. Si continua a non tenere in considerazione il peso negativo dell’economia criminale, della corruzione nella vita democratica e sociale del paese. Il mezzogiorno e la crescita del suo divario dal Nord sono affrontati con qualche misura insufficiente ed assistenziale, mentre i pochi crapuloni (v. Papa Francesco) del paese e del mondo consumano di più, mentre i tanti non hanno pane. Come riscoprire dunque una nuova utopia del cambiamento e del socialismo, della libertà, dell'uguaglianza,della fraternità, se le forze sociali e politiche che ad essa diversamente si ispirano non fanno fronte comune? Primo, occorre riconoscere il valore del lavoro senza il quale ogni possibile crescita favorirebbe l’accumulo di ricchezza per pochi; secondo, bisogna investire risorse pubbliche nell’innovazione e nella ricerca da mettere a disposizione di tutti i settori produttivi del sistema Italia; terzo, rafforzare e non indebolire i diritti sociali e civili di tutti i cittadini che vivono sul suolo italiano ed europeo; quarto, ridare all’Ue la finalità sociale e politica di diventare gli Stati Uniti d’Europa capace di controbilanciare le altre potenze; quinto, sconfiggere tutti i sovranismi e i populismi in Europa e nel mondo per conservare la pace mondiale e allontanare ogni pericolo di guerra locale e globale. Può riprendere slancio un nuovo schieramento progressista in Italia e in Europa se si abbandona la subalternità culturale e politica di questi anni al "dio mercato" e si riproponga il valore del lavoro, dell’etica e dell’economia, della finalità sociale del profitto partendo dalla dignità di ogni individuo e collettività sociale indipendentemente dal colore della pelle o dalla religione. Il Centro Pio La Torre, che ricorda sempre Pio, intransigente e comunista (italiano), formula così il suo ben augurante: Buon Anno!

Vito Lo Monaco



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