La denuncia della Dia: aumentano i crimini ambientali legati ai boss

Società | 18 gennaio 2020
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C'è una «preoccupante estensione» dei crimini ambientali che incide direttamente «sull'ambiente e sull'integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita», con le mafie che ora puntano a mettere le mani anche sulla raccolta 'ufficialè dei rifiuti solidi urbani. L'allarme arriva dalla Dia che, nella relazione semestrale al Parlamento, manda però un messaggio preciso alla politica: se ciò avviene, non è colpa solo dei mafiosi ma anche di imprenditori, amministratori e politici senza scrupoli. L’impennata dei crimini, dicono gli investigatori dell’antimafia, ha un motivo preciso: il settore coinvolge "trasversalmente interessi diversificati». Tradotto, ci guadagnano in molti. Il fenomeno, scrivono, è alimentato "costantemente dall’azione famelica di imprenditori spregiudicati, amministratori pubblici privi di scrupoli e soggetti politici in cerca di consenso, nonché di broker, anche internazionali, in grado di interloquire ad ogni livello». Si tratta di quei soggetti che formano la cosiddetta «area grigia" indispensabile alle organizzazioni criminali per portare avanti tutte le attività di «secondo livello», quelle cioè che destano meno allarme sociale e permettono di infiltrare l’economia legale. «I professionisti e gli imprenditori collusi - spiegano gli analisti - consentono alle cosche di entrare in contatto con un’altra area grigia, altrettanto pericolosa, in cui operano gli apparati infedeli della pubblica amministrazione». Ed è «la corruzione l’anello di congiunzione tra queste due aree grigie», lo strumento attraverso il quale «le cosche diventano, di fatto, un vero e proprio contraente della pubblica amministrazione». Vale per gli affari e vale per i rifiuti, dove si evidenza anche un altro problema, direttamente connesso alla filiera legale: troppo lunga e con troppi passaggi; dalla produzione allo smaltimento, il rifiuto si muove troppo. «Più è lunga la filiera più le organizzazioni criminali trovano spazi di inserimento». 


Al Sud come al Nord, le necessarie scelte di civiltà

Al Sud ma ormai anche al Centronord dove c'è un "brodo di cultura nutriente per la realizzazione di ecoreati». Le cause di questa situazione vanno rintracciate nell’assenza di impianti idonei, primi tra tutti i termovalorizzatori, e nel mancato potenziamento delle infrastrutture per il riciclo dei materiali organici. Per questo servono quelle che la Dia chiama "scelte di civiltà": «la partita in gioco è molto seria e riguarda il futuro delle prossime generazioni. La sola azione giudiziaria non è sufficiente, è assolutamente necessario ridurre il più possibile l’intera filiera». Nella sua relazione la Dia ribadisce poi come la 'Ndrangheta resti la più pericolosa delle organizzazioni, «silente ma più che mai viva nella sua vocazione affaristico imprenditoriale» e sempre più leader a livello mondiale per i traffici di droga. Una mafia che ormai «è ovunque», che viene presa a modello da emulare - come dimostra quel che sta accadendo in provincia di Foggia - e che esprime un «radicato livello di penetrazione nel mondo politico e istituzionale» che le consente di mettere le mani su appalti e commesse pubbliche. 

In Sicilia si rafforza il legame con i boss americani

E se in Sicilia è sempre più forte il legame tra gli 'scappatì di Cosa nostra e le famiglie americane e Matteo Messina Denaro resta un punto di riferimento anche se cresce «l'insofferenza» nei suoi confronti per l’ingombrante latitanza, a far rumore in Campania non sono i clan storici ma i giovanissimi. Una pletora di «aspiranti camorristi» dice la Dia, organizzati in bande spesso senza alcun legame con le organizzazioni ma che agiscono con la stessa violenza «esasperata». Una realtà a cui gli investigatori hanno dato addirittura un nome: «Accademia della camorra». Una sorta di 'scuolà dove si formano i nuovi boss.

L'attacco alle risorse della Regione siciliana

 "In un panorama di stagnazione economico- produttiva, che mortifica le aspettative soprattutto della popolazione giovanile, trova terreno fertile la spregiudicata aggressività delle consorterie criminali che si nutrono delle risorse della Regione, ove invece esse potrebbero prosperare in un ambito di sana incentivazione all’imprenditoria e di leale concorrenza", continua la relazione semestrale della Dia. "Tradizionalmente Cosa nostra si presenta come un’organizzazione verticistica, unitaria e strutturata in famiglie raggruppate in mandamenti, nella parte occidentale e centrale della Sicilia. Nelle province orientali, si affiancano altri sodalizi criminali fortemente organizzati ed inclini ad evitare contrapposizioni con le più influenti famiglie - spiega la Dia -. Nel comprensorio di Gela (CL), la stidda si connota per la tendenza all’accordo con le più pericolose compagini mafiose, soprattutto per la spartizione di illeciti guadagni provenienti dal traffico di stupefacenti, dalle estorsioni e dall’usura. Articolato è anche il rapporto di Cosa nostra con la criminalità locale, che viene spesso impiegata come forma di manovalanza, garantendo in questo modo alle famiglie sia il controllo del territorio, sia la 'fidelizzazionè dei piccoli sodalizi criminali, anche stranieri".

Le pericolose alleanze con le mafie balcaniche e sudamericane

. "Si aggiunga il tentativo, spesso riuscito, di tessere ulteriori alleanze con sodalizi stranieri, ad esempio balcanici e sud-americani, soprattutto per il traffico di stupefacenti. Dall’arresto di Riina, avvenuto nel gennaio del 1993, si è assistito ad una prolungata fase di stallo per l’organizzazione mafiosa. Nella relazione si legge che attività di indagine più recenti hanno confermato la persistente attualità di rapporti tra esponenti di famiglie storiche di Cosa nostra palermitana, cosiddetti perdenti, con elementi di Cosa nostra americana con particolare riferimento alla famiglia Gambino da oltre cinquant'anni radicata negli Stati Uniti - si legge ancora nella Relazione -. Risultano infatti colpiti dai provvedimenti restrittivi, esponenti delle famiglie Gambino, Di Maggio, Inzerillo, Mannino e Spatola, i membri delle quali, all’inizio degli anni '80 in conseguenza della 'seconda guerra di mafia di Palermò furono costretti ad espatriare, trovando rifugio negli Stati Uniti con l’aiuto di affiliati già residenti in quello Stato". "Proprio con riferimento ai gruppi criminali stranieri, è necessario sottolineare come tendenzialmente agiscano con l'assenso delle organizzazioni mafiose del territorio. E’ ormai comprovato come i nigeriani, oltre ad essere stanziati pressochè su tutto il territorio nazionale, rappresentino una presenza importante anche in Sicilia ed in particolare a Palermo - evidenzia ancora la Dia -, dove hanno trovato un proprio spazio, con il sostanziale placet di Cosa Nostra che permette loro di controllare la prostituzione su strada e alcuni segmenti di spaccio di stupefacenti in determinate zone. Gli esiti delle operazioni più recenti confermano ulteriormente una struttura gerarchicamente organizzata e un radicamento tipicamente geografico delle organizzazioni criminali siciliane che stanno mostrando la propensione, da una parte a rivitalizzare i contatti tra le famiglie dell’isola e, dall’altra, a recuperare i rapporti con le proprie storiche propaggini all’estero".

 di Angelo Meli

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