La crisi scatenata dal Covid aggrava la piaga del lavoro minorile

Società | 18 giugno 2020
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Milioni di bambini rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile a causa della crisi economica innescata dalla pandemia di COVID-19, che potrebbe portare ad un incremento del fenomeno dopo 20 anni di progressi. È la fotografia scattata dal rapporto “Covid 19 and child labour: A time of crisis, a time to act” dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e dell’UNICEF. Il numero di bambini che lavora in età precoce, secondo i dati riportati nello studio, è diminuito di 94 milioni rispetto al 2000, ma questo risultato ora è a rischio. Il rapporto rivela, infatti, che i minori già impiegati potrebbero essere costretti a lavorare in condizioni peggiori o più a lungo. Un numero crescente fra loro potrebbe trovarsi coinvolto nelle peggiori forme di lavoro che potrebbero causare dei danni significativi alla salute e alla sicurezza personale.

Mentre la pandemia -spiega Guy Ryder, Direttore generale dell’ILO- crea grande scompiglio nei redditi familiari, molti adulti rimasti senza sostegno, potrebbero ricorrere al lavoro dei figli per sopravvivere”. “Con l’aumento della povertà, la chiusura delle scuole e la diminuzione della disponibilità di servizi sociali, un numero maggiore di bambini- ribadisce Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF- viene spinto verso il mondo del lavoro. Nel re-immaginare il mondo post-COVID, dobbiamo assicurarci che i bambini e le loro famiglie abbiano gli strumenti necessari per affrontare tempeste simili in futuro.Un’istruzione di qualità, servizi di protezione sociale e migliori opportunità economiche possono cambiare le carte in tavola”. 

Lo studio mette altresì in evidenza come la pandemia potrebbe portare ad un aumento della povertà e di conseguenza ad un incremento del lavoro minorile, dato che le famiglie utilizzano tutti i mezzi disponibili per sopravvivere. Ciò è supportato da alcuni studi che dimostrano come in diversi Stati l’aumento di un punto percentuale nella povertà della popolazione comporti almeno lo 0,7% di incremento del lavoro minorile. 

I gruppi vulnerabili della popolazione- come quelli che lavorano nell’economia informale o i lavoratori migranti- soffriranno maggiormente degli effetti della crisi economica: dall’espansione del lavoro in nero e della disoccupazione al calo generalizzato del tenore di vita, dagli shock nei sistemi sanitari all’insufficienza delle misure di protezione sociale.

Gradualmente si raccolgono sempre più le evidenze sul fatto che il lavoro minorile sta crescendo anche in correlazione con la chiusura temporanea delle scuole a seguito del lockdown, che attualmente colpisce più di un miliardo di alunni in oltre 130 Stati. Anche quando le lezioni riprenderanno, alcuni genitori potrebbero non essere più in grado di permettersi di mandare i propri figli a scuola. Di conseguenza, un numero maggiore di bambini potrebbe essere costretto a svolgere lavori pericolosi e in condizioni di sfruttamento.

Secondo lo studio, potrebbero acuirsi anche le disuguaglianze di genere, essendo le bambine e le ragazze particolarmente vulnerabili allo sfruttamento in agricoltura e nei lavori domestici. Il rapporto propone una serie di misure per contrastare la minaccia di una recrudescenza del lavoro minorile: una protezione sociale più estesa; un più facile accesso al credito per le famiglie povere; la promozione di impieghi più dignitosi per i genitori; misure per incentivare il ritorno a scuola dei bambini, compresa l’eliminazione delle tasse scolastiche; maggiori risorse per le ispezioni sui luoghi di lavoro e il rispetto delle norme sul lavoro minorile.

 di Melania Federico

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