La crisi economica taglia i fatturati anche all'ecomafia
Diminuisce di quasi 3 miliardi il fatturato delle ecomafie rispetto all’anno precedente (22 miliardi), attestandosi sui 19,1 miliardi. In calo anche i reati ambientali accertati, per un totale di 27.745, così come le denunce (24.623) e i sequestri realizzati (7.055). Cresce, invece, a 188 il numero delle persone arrestate. In aumento gli incendi, con un’impennata al 49%, che hanno mandato in fumo più di 37.000 ettari. E gli immobili costruiti illegalmente nel 2015 sono 18.000. Questi i principali dati del Rapporto “Ecomafia 2016, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia“ di Legambiente, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat, presentato il 5 luglio al Senato. Il Rapporto traccia un primo bilancio degli effetti della legge 68/2015, la norma che punisce i reati contro l’ambiente, entrata in vigore nel maggio 2015. E il bilancio mostra “dati e numeri, in parte in flessione, che dimostrano quali effetti può innescare un impianto normativo più efficace e robusto come i nuovi ecoreati” nonostante l’Italia sia “segnata ancora da tante illegalità ambientali”, ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente.
Come spiega Legambiente, il business dei clan si ferma a 19,1 miliardi a causa “principalmente della netta contrazione degli investimenti a rischio nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, che hanno visto nell’ultimo anno prosciugare la spesa per opere pubbliche e per la gestione dei rifiuti urbani sotto la soglia dei 7 miliardi a fronte dei 13 dell’anno precedente”. Se, nel complesso, i reati ambientali sono diminuiti, è aumentata però l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove ne sono stati registrati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale a fronte del 44,6% del 2014. La Campania è maglia nera per numero di reati con 4.277 casi, più del 15%. Seguono Sicilia (4.001), Calabria (2.673) e Puglia (2.437). Il Lazio resta la regione del centro Italia con maggiori infrazioni (2.431), mentre la Liguria detiene il primato nell’area settentrionale del Paese. Anche su base provinciale la Campania presenta dati più impressionanti: le province di Napoli (1.579) e Salerno (1.303) sono tra le più colpite, seguite da Roma (1.161), Catania (1.027) e Sassari (861).
Sul versante della corruzione legata agli illeciti ambientali, che rappresenta l’altra faccia delle ecomafie, è la Lombardia la regione con il più alto numero di indagini (40). Seguono Campania (39), Lazio (38), Sicilia (32) e Calabria (27). Secondo i dati raccolti da Legambiente, da gennaio 2010 a maggio 2016 le inchieste condotte sulla corruzione in materia ambientale sono state 302, con 2.666 persone arrestate e 2.776 denunciate.
Allarmanti anche i dati sul ciclo del cemento: i reati accertati nel 2015 sono stati quasi 5mila, 13 al giorno, e sono stati effettuati 1.275 sequestri. Ancora una volta, la Campania si conferma regione leader, con il 18% delle infrazioni a livello nazionale, seguita da Calabria, Lazio e Sicilia. Anche su scala provinciale, la Campania ha la peggio: Napoli con 301 reati, Avellino con 260, Salerno con 229 e Cosenza con 199.
Per quanto riguarda il traffico illecito dei rifiuti,al 31 maggio 2016 le inchieste sono diventate 314, con 1.602 arresti, 7.437 denunce e 871 aziende coinvolte in tutto il territorio nazionale.
Nonostante un impatto timidamente positivo della legge 68/2015, Legambiente denuncia che rimangono ancora molti fronti aperti sul piano normativo. “E’ fondamentale che il Parlamento approvi altre leggi in questa ultima parte di legislatura, che permettano di contrastare sempre più duramente le ecomafie, liberare il Paese dalla zavorra delle illegalità e promuovere la sua riconversione ecologica” – ha dichiarato Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente. “C’è bisogno con urgenza della legge sui delitti contro gli animali, della norma per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di quella contro le agromafie e della costituzione di una grande polizia ambientale sempre più strutturata sul territorio che faccia tesoro dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato negli ultimi decenni”.
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