La Corte dei conti ai comuni siciliani: troppe spese e poche entrate

Economia | 26 agosto 2016
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Consistenza numerica e funzionale, spesa di Regioni, Province e Comuni nel triennio 2012/2014 passata a setaccio dalla Corte dei Conti che focalizza la sua attenzione sulla “spesa per il personale degli Enti territoriali- Relazione 2016”. L’esercizio preso in considerazione è il 2014, in quanto ad esso si riferiscono i dati del conto annuale delle spese per il personale delle amministrazioni oggetto dell’indagine, acquisiti dalla Corte dei Conti, congiuntamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica, per il tramite del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro il 2015, ai sensi dell’art. 60, co. 2, d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165.

La relazione riguarda l’ambito di competenza in materia della Sezione delle autonomie e delle Sezioni regionali di controllo ed espone gli elementi più significativi attinenti alla consistenza e alla spesa del personale delle Regioni, delle Province e dei Comuni, con riguardo anche agli effetti di specifici interventi normativi e a taluni profili giuridici di rilievo risultanti dalle analisi e dalle pronunce delle predette Sezioni della Corte.

 Si tratta della Relazione sul costo del lavoro, con la quale le Sezioni Riunite della Corte svolgono una valutazione complessiva della spesa per il personale nelle amministrazioni pubbliche. I dati del conto annuale del personale sono utilizzati dalla Corte ai fini del referto annuale al Parlamento sulla gestione delle risorse finanziarie destinate al personale del settore pubblico. Con riguardo alla numerosità del personale alle dipendenze di Regioni, Province e Comuni, i dati SICO -SIstema COnoscitivo del personale, il sistema informativo di cui si avvale l’Igop (Ispettorato Generale per gli ordinamenti del personale e l’analisi dei costi del lavoro pubblico)- sono stati posti a raffronto, per quanto riguarda le Regioni, con quelli della popolazione in età lavorativa rilevata al 31 dicembre 2014, allo scopo di individuarne la quota “assorbita” dalle Regioni stesse; mentre, per quanto riguarda gli enti locali, il raffronto è stato operato tra personale dipendente e numero di abitanti, così da porre in maggior rilievo un dato di consistenza media del personale rapportato all’entità dei residenti nell’ente esaminato.

  Le Sezioni Riunite per la Regione Siciliana, nella relazione allegata alla deliberazione di parificazione del rendiconto generale dell’ente per l’esercizio finanziario 2014, hanno ricordato le criticità che, negli anni, hanno impedito la razionalizzazione della spesa del personale. In particolare hanno evidenziato l’anomalo utilizzo delle politiche assunzionali regionali, il disagio sociale derivante dal basso grado di occupazione; il sovradimensionamento delle strutture centrali e periferiche, e la proliferazione di posizioni dirigenziali.

E inoltre l’espandersi del perimetro pubblico attraverso enti e organismi esterni; la creazione di uno statuto giuridico ed economico di favore e di irragionevoli disarmonie rispetto agli altri comparti del pubblico impiego. Negli ultimi anni è emersa la tendenza a una graduale contrazione della spesa, in linea con il contenimento del dato occupazionale e in presenza del blocco della dinamica retributiva. Su tale solco, la spesa per retribuzioni e pensioni del personale regionale registra nel 2014 una riduzione del 3% rispetto al precedente esercizio; nell’ultimo quinquennio, invece, la flessione complessiva è stata pari a otto punti percentuali in corrispondenza di un decremento del personale di ruolo del 7,6%.

La spesa per le sole retribuzioni, compresi gli oneri riflessi, nel 2014 registra un’incidenza sulle entrate correnti pari all’11,7%, a riprova della rigidità dell’aggregato, che resta pressoché immutata nel tempo. Il dato occupazionale resta elevato, nonostante la tendenziale contrazione degli ultimi anni. Nella relazione citata si osserva che “la consistenza numerica dei dipendenti di ruolo della Regione nel 2014 rappresenta il 23,5% dell’ammontare complessivo del personale di tutte le Regioni. Il numero dei dirigenti è, poi, il 36% di tutti i dirigenti regionali in Italia, con un rapporto di 1 dirigente per ogni 9 dipendenti (a fronte di un rapporto di 1 / 16 delle altre Regioni ordinarie e di 1 / 19 di quelle a statuto speciale).

 Si tratta di valori che, solo in parte, per via dell’autonomia differenziata, possono trovare giustificazione nelle attribuzioni alla Regione di funzioni altrimenti di competenza statale. Ed invero, queste Sezioni riunite hanno già avuto modo di rilevare nei precedenti giudizi come il settore pubblico sia stato utilizzato per arginare, attraverso politiche assunzionali di portata superiore alle effettive esigenze, il disagio sociale derivante dall’incapacità del tessuto produttivo di assorbire la forza lavoro espressa nell’Isola. Ciò ha, peraltro, determinato la pressoché assoluta chiusura alle opportunità di reclutamento attraverso le ordinarie procedure concorsuali e meritocratiche, sostituite da lunghi e complessi percorsi di stabilizzazione del personale precario, con il conseguente innalzamento dell’età anagrafica del personale in servizio che ha generato una vera e propria frattura generazionale, oltre all’evidente vulnus di valori più volte presidiati dalla Corte costituzionale”.

  La Corte ha evidenziato come gravino sul bilancio regionale anche gli oneri derivanti dal pagamento delle retribuzioni in favore dei dipendenti di strutture e organismi riconducibili alla Regione: tra questi, si segnalano gli oneri per il personale stagionale c.d. forestale avviato dalle strutture periferiche del Comando Corpo Forestale e del Dipartimento dello sviluppo rurale, oneri che qualora fossero consolidati alle spese del personale di ruolo della Regione contabilizzate in rendiconto, farebbero lievitare l’importo del 30% circa, nonché quelli, altrettanto rilevanti nell’ammontare, delle società partecipate dalla Regione (oltre 270 milioni di euro, in corrispondenza di circa 7.300 addetti), concentrati in gran parte proprio nelle società a partecipazione totalmente pubblica.

L’elevato volume dei costi e del dato occupazionale si inserisce in un quadro di criticità del sistema delle società pubbliche regionali, già oggetto di specifici rilievi da parte della Corte. É emerso, infatti, come le stesse siano state utilizzate non già come soluzione efficiente per il migliore perseguimento di scopi pubblici, ma piuttosto come strumento elusivo di divieti e vincoli legislativi. Le gestioni, invero, espongono pesanti e reiterate perdite e richiedono continui interventi di soccorso finanziario, mentre gli obiettivi contrattuali e la qualità dei servizi erogati sfuggono a controlli peraltro carenti. Nei Comuni delle Regioni a Statuto Speciale il decremento complessivo è del 3,61%, in linea con la media nazionale.

In relazione al personale inserito nella tipologia denominata “categoria”, che registra una flessione pari del 3,53%, a fronte di una tendenziale stabilità degli organici a tempo indeterminato in Trentino-Alto Adige/Sudtirol (-0,07%), la riduzione più significativa si registra nel Comuni siciliani (-5,20%). Pressoché omogenei gli altri Comuni. La riduzione risulta molto più accentuata, invece, per i contratti di tipo flessibile (-3,92%) che registra in Valle d’Aosta un decremento del 27,94%. Nell’ordine seguono la Sardegna (-19,03%), il Trentino-Alto Adige/Sudtirol (-8,44%) e la Sicilia (-4,07%). Nei Comuni di quest’ultima Regione, nonostante la menzionata riduzione, risultano in servizio ben 48.653 unità di personale (in diminuzione rispetto al 2013), di cui 35.928 nella voce “categorie”, in cui confluisce anche il personale contrattista, e 12.725 nella voce “altro”. Nei Comuni delle Regioni a Statuto Speciale, la riduzione del personale con contratto flessibile è del 3,92%. Delle 15.929 unità di personale, quasi l’80% risulta in servizio nei Comuni siciliani, per lo più con contratto a tempo determinato (10.120 unità) e, sia pur in misura molto più ridotta, con contratto LSU (2.594 unità, i cui valori sono pressoché stabili).

 di Melania Federico

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