La Commissione Ecomafie: troppi depuratori fuori uso
24 ottobre 2019
La commissione parlamentare di
inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti
e su illeciti ambientali correlati ha audito oggi il comandante
regionale della Guardia di finanza Sicilia generale Riccardo
Rapanotti e i comandanti dei carabinieri del Noe di Catania
Michele Cannizzaro e di Palermo Nunzio Sapuppo. Le audizioni si
collocano nell’ambito dell’inchiesta sulla depurazione delle
acque reflue.
«Le informazioni fornite in audizione alla Commissione
delineano un quadro drammatico - dice il presidente della
Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli - Nonostante sia
circondata dal mare e basi su di esso una fetta importante della
propria economia, la Sicilia continua a essere gravemente
inadempiente sul fronte della depurazione. Gli impianti che
dovrebbero ripulire le acque sono in molti casi macchine per
inquinare, e non mancano situazioni in cui i finanziamenti
pubblici erogati per risolvere il problema non sono stati usati
per questo scopo e sono anzi finiti illecitamente nelle tasche
di privati. Una situazione inaccettabile su cui la Commissione
sta indagando in profondità e con estrema attenzione».
Rapanotti ha riferito in merito a
una serie di indagini svolte dalla Guardia di finanza in Sicilia
in tema di depurazione delle acque. Tra le operazioni, ha citato
il sequestro preventivo, da parte del nucleo di Siracusa,
dell’impianto di depurazione di Priolo Gargallo, dove entro
febbraio 2020 dovranno essere portati a compimento interventi di
adeguamento dell’impianto alla normativa. Il gruppo Enna della
Guardia di finanza ha segnalato all’autorità giudiziaria nove
soggetti che, secondo quanto riferito, attraverso artifici e
raggiri si sono procurati un ingiusto profitto omettendo di
vigilare sulla realizzazione di un impianto di depurazione
nell’area dell’ex Consorzio Asi di Enna: impianto formalmente
ultimato e collaudato, ma mai entrato in funzione. Secondo
quanto riferito, un’indagine del nucleo di Caltanissetta insieme
al comando dei Carabinieri Noe di Palermo ha evidenziato
l'illecita gestione del servizio idrico effettuata con la
connivenza di funzionari pubblici e manager della società Acque
di Caltanissetta Spa che hanno omesso la manutenzione degli
impianti pur avendo a disposizione fondi pubblici dedicati.
Inoltre ha fornito informazioni su un’indagine svolta dal gruppo
di Gela nel comune di Butera, dove seppure sia presente un
impianto di depurazione, i reflui vengono convogliati in un
canalone adiacente. Secondo quanto riferito, da quasi quattro
anni si attende l’allaccio dell’elettricità ed è stato
quantificato un danno erariale alla Regione Siciliana di 4,6
milioni di euro.
Cannizzaro ha dichiarato che la situazione della depurazione
nella Sicilia orientale (area di sua competenza) è drammatica,
con province dove si arriva al 95% di impianti con
l'autorizzazione scaduta. Ha inoltre citato alcune operazioni:
il sequestro dell’impianto di depurazione di Nizza di Sicilia a
seguito della revoca dell’autorizzazione allo scarico, e il
sequestro a Catania nel 2018 di 250 metri cubi di fanghi di
depurazione stoccati in maniera impropria, in una situazione di
carenza di siti di smaltimento. L’area è stata dissequestrata un
mese fa e i fanghi, secondo quanto riferito, sono stati gestiti
correttamente.
Sapuppo ha spiegato che, dalle indagini condotte dal Noe
Palermo, sono emerse negli ultimi anni violazioni connesse
soprattutto alla mancata corretta gestione degli impianti.
Secondo quanto riferito i depuratori, una volta affidati alla
gestione di un amministratore giudiziario, hanno cominciato a
funzionare in maniera efficiente, rispettando i limiti
normativi. E ha riferito problemi nello smaltimento dei fanghi
di depurazione, in passato conferiti nelle discariche che oggi
non riescono più ad accoglierli per mancanza di spazio o
chiusura dei siti. Sapuppo ha portato all’attenzione della
Commissione anche le irregolarità presenti nella formazione
delle tariffe di depurazione. E ha anche dichiarato che la legge
n. 68/2015 sugli ecoreati ha facilitato gli interventi di
contrasto in casi di malfunzionamenti di depuratori, attraverso
la contestazione del reato di inquinamento ambientale.
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