La Commissione antimafia che non c'è e la libertà dei boss di aggredire il Pnrr
Politica | 7 gennaio 2023
Approvata la finanziaria e il bilancio, passate le feste natalizie, nemmeno la befana ha portato la notizia di un impegno dei gruppi parlamentari nazionali per la ricostituzione a breve della Commissione parlamentare antimafia. Nel frattempo si è scatenato l’uragano dello spoil system attivato dal governo. La ricostituzione della Commissione antimafia risponderebbe a una esigenza oggettiva di analisi del fenomeno mafioso con le sue capacità di adeguamento ai mutamenti sociali e politici; segnalerebbe una sensibile attenzione del Parlamento per sostenere l’azione di contrasto antimafia delle forze dell’ordine e della magistratura; darebbe rilievo nell’agenda politica all’intera questione e alla sua pericolosità per la vita democratica. La minaccia di infiltrazione delle mafie nella spesa delle risorse del Pnrr, la gestione dei traffici illeciti vecchi e nuovi compreso quello delle nuove droghe facilmente acquistabili dai giovani impongono azioni repressive e misure di prevenzione culturali, educative nelle scuole, tra le famiglie, nei territori e nelle istituzioni. La semplice ricostituzione della Commissione antimafia non scioglierebbe automaticamente tutti questi nodi se non è accompagnata dalla scelta della classe dirigente politica, sociale ed economica di isolare quei suoi settori collusi o compiacenti o indifferenti nei confronti delle varie mafie. Non bisogna dimenticare che senza protezione politica o istituzionali le mafie sarebbero semplici organizzazioni criminali facilmente cancellabili dalla azione repressiva.
Il Parlamento siciliano, dal canto suo, ha provveduto a ricostituire la sua Commissione antimafia che potrà perciò avviare subito i lavori di analisi, di ascolto sociale, di orientamento istituzionale per contrastare corruzione e mafie e sollecitare l’attività di quella nazionale.
In questo quadro rientra la prossima riedizione, nel quarantesimo anniversario, della “Marcia popolare antimafia Bagheria-Casteldaccia”che si terrà il prossimo VENERDI’24 FEBBRAIO (concentramento ore 9 a Bagheria via Diego D’Amico presso la scuola Carducci e conclusione alle 11 in Piazza Matrice di Casteldaccia) promossa dal Centro studi Pio La Torre con l’adesione richiesta delle scuole e dei comuni del comprensorio compreso quello del capoluogo e aperta a tutte le associazioni antimafia, culturali e sindacali. La manifestazione , dopo i saluti istituzionali, sarà conclusa dai rappresentanti degli studenti delle primarie, secondarie di primo e secondo grado.
Gli obiettivi della marcia sono sostanzialmente tre: trasmettere alle nuove generazioni la memoria della prima marcia che si tenne il 26 febbraio 1983 attraverso la strada provinciale Sp88, via di fuga dei killer mafiosi, che dal 2014 su proposta del Centro La Torre è intitolata “Marcia antimafia 26 febbraio 1983”. Essa vide la ribellione popolare di fronte le centinaia di assassini della seconda guerra di mafia che coinvolse, su iniziativa del “Comitato popolare di lotta contro la mafia” di Casteldaccia, migliaia di cittadini di diverso orientamento politico, il movimento studentesco , le chiese locali, il vescovado, amministratori comunali e sindacati; interessare i giovani alla Politica (con la P maiuscola) sottraendoli alla sfiducia o all’indifferenza; stimolare gli anticorpi intellettuali in tutti i cittadini per rifiutare le mafie e i loro traffici illeciti pericolosi per la vita e la democrazia.
Basta riflettere sulle conseguenze delle droghe sulla vita dei giovani e della famiglie che ne sopportano i disagi o sulla libertà di mercato per le imprese e sul ritardo di sviluppo nelle aree dove le mafie operano incontrastate. Come quarant’anni fa la marcia aprì una nuova stagione dell’antimafia che con l’approvazione della Legge Rognoni-La Torre consentì lo svolgimento del primo maxiprocesso, segnò la sconfitta della mafia degli anni ottanta e novanta, generò una legislazione antimafia esemplare e ancora valida per contrastare le nuove mafie adattatesi ai mutamenti sociali e politici. L’antimafia forte della sua lunga esperienza storica, memore del fatto che senza protezione politica non esisterebbero le mafie, deve sapere adeguare la sua vigilanza e azione democratica in difesa dello sviluppo civile e democratico come prescrive la nostra Costituzione nata dalla sconfitta del nazi-fascismo.
di Vito Lo Monaco
Il Parlamento siciliano, dal canto suo, ha provveduto a ricostituire la sua Commissione antimafia che potrà perciò avviare subito i lavori di analisi, di ascolto sociale, di orientamento istituzionale per contrastare corruzione e mafie e sollecitare l’attività di quella nazionale.
In questo quadro rientra la prossima riedizione, nel quarantesimo anniversario, della “Marcia popolare antimafia Bagheria-Casteldaccia”che si terrà il prossimo VENERDI’24 FEBBRAIO (concentramento ore 9 a Bagheria via Diego D’Amico presso la scuola Carducci e conclusione alle 11 in Piazza Matrice di Casteldaccia) promossa dal Centro studi Pio La Torre con l’adesione richiesta delle scuole e dei comuni del comprensorio compreso quello del capoluogo e aperta a tutte le associazioni antimafia, culturali e sindacali. La manifestazione , dopo i saluti istituzionali, sarà conclusa dai rappresentanti degli studenti delle primarie, secondarie di primo e secondo grado.
Gli obiettivi della marcia sono sostanzialmente tre: trasmettere alle nuove generazioni la memoria della prima marcia che si tenne il 26 febbraio 1983 attraverso la strada provinciale Sp88, via di fuga dei killer mafiosi, che dal 2014 su proposta del Centro La Torre è intitolata “Marcia antimafia 26 febbraio 1983”. Essa vide la ribellione popolare di fronte le centinaia di assassini della seconda guerra di mafia che coinvolse, su iniziativa del “Comitato popolare di lotta contro la mafia” di Casteldaccia, migliaia di cittadini di diverso orientamento politico, il movimento studentesco , le chiese locali, il vescovado, amministratori comunali e sindacati; interessare i giovani alla Politica (con la P maiuscola) sottraendoli alla sfiducia o all’indifferenza; stimolare gli anticorpi intellettuali in tutti i cittadini per rifiutare le mafie e i loro traffici illeciti pericolosi per la vita e la democrazia.
Basta riflettere sulle conseguenze delle droghe sulla vita dei giovani e della famiglie che ne sopportano i disagi o sulla libertà di mercato per le imprese e sul ritardo di sviluppo nelle aree dove le mafie operano incontrastate. Come quarant’anni fa la marcia aprì una nuova stagione dell’antimafia che con l’approvazione della Legge Rognoni-La Torre consentì lo svolgimento del primo maxiprocesso, segnò la sconfitta della mafia degli anni ottanta e novanta, generò una legislazione antimafia esemplare e ancora valida per contrastare le nuove mafie adattatesi ai mutamenti sociali e politici. L’antimafia forte della sua lunga esperienza storica, memore del fatto che senza protezione politica non esisterebbero le mafie, deve sapere adeguare la sua vigilanza e azione democratica in difesa dello sviluppo civile e democratico come prescrive la nostra Costituzione nata dalla sconfitta del nazi-fascismo.
Ultimi articoli
- Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione
- Perché l’Occidente si autorinnega
- Ovazza, storia di un tecnico
prestato alla politica - Si smantella l’antimafia
e si indebolisce lo Stato - C’era una volta l’alleanza progressista
- Vito Giacalone, un secolo
di lotte sociali e politiche - Violenza sulle donne, come fermare
l’ondata di sangue - Ovazza, l'ingegnere ebreo comunista
padre della riforma agraria - Uno studio sui movimenti
studenteschi e le università