La città raccontata dalla lapa, l' idea girovaga del teatro Ditirammu
Lo sapevate che le cupole in intonaco rosso di San
Cataldo nacquero soltanto nel 1882 quando l' architetto Giuseppe
Patricolo mise mano al rifacimento completo della chiesa che nel
frattempo, tolta ai Benedettini, era stata persino trasformata in un
ufficio postale? E che la cappella ha proprio ospitato un ufficio di
corrispondenza?
Storie.
Che a Palermo rimbalzano come mattonelle di un racconto mediterraneo
fatto di uomini, personaggi e luoghi. Se poi a narrartelo è un
gruppo di giovani figlioli che mentre parla - là davanti -
improvvisa una tarantella...
beh,
il gioco è fatto, il turista affascinato, il cappello teso riceve
contributi. E' un progetto nuovo e bello che andrebbe registrato come
brand: il Teatro Ditirammu è uscito fuori dal suo micro teatrino di
50 posti ed è salito su una «lapa», già proprio una lapa «da
sbarazzo» addobbata a mo' di palcoscenico. E su questo poco
ortodosso Carro di Tespi rivisto, sono saliti gli allievi della
Compagnia della Folleria di Elisa Parrinello.
Quattro
fermate - per il momento, ma diventeranno di più - seguendo il
percorso dell' itinerario arabo -normanno. La residenza degli
imperatori di ierie di oggi, ovvero Palazzo dei Normanni; il potere
della Chiesa, la Cattedrale; uno dei simboli di Palermo, le cupole di
San Giovanni degli Eremiti, e i mosaici straordinari della Martora
na. In ognuno dei siti, i ragazzi forniscono al pubblico in soli 15
minuti, notizie sul monumento, sui personaggi che vi sono legati,
sulle vicende storiche, sulle tradizioni e le storielle, riprendendo
l' antico uso dei cantastorie.
«È
una vera "lapa", un motocarro Ape Piaggio che ho comprato
in un momento di follie - ride Vito Parrinello, deus ex machina del
Ditirammu che continua imperterrito a tenere in vita a suon di teatro
e musica, con la moglie Rosa Mistretta; e di passare definitivamente
il testimone ai figli, Giovanni ed Elisa, per il momento non se ne
parla, perché Vito e Rosa si divertono troppo - ; ci abbiamo
allestito sopra una sorta di piccolo teatro viaggiante, adatto ad un
massimo di tre o quattro artisti».
Scoperta
per la prima volta in occasione della presentazione della Biblio lapa
del Centro Studi «Paolo Borsellino» - anche questa una Lapa
adattata a biblioteca viaggiante - è già alla sua terza uscita e il
pubblico, turisti e non, sembra gradire parecchio, almeno a quanto
mostrano le monete raccolte nel cappello che «gira» alla fine di
ogni performance. Sì, perché questi ragazzi hanno raccolto l'
eredità degli artisti da strada, e alla fine raccolgono un
contributo che dividono tra loro. «Resta interamente nelle loro mani
- spiega Vito Parrinello - anche perché è un progetto che hanno
preparato e sviluppato autonomamente, noi abbiamo solo dato un
supporto pratico. Ho consigliato la strada da prendere e i modi della
scrittura, e li vorrei spingere a proporlo anche in inglese».
La
«lapa» del Ditirammu ha ricevuto il patrocinio del Comune che l' ha
autorizzata ad entrare, in orari prestabiliti, nella zona pedonale.
Ogni domenica, alle 11,30, parte il percorso.
Per
le prime puntate, hanno dato una mano anche gli artisti storici del
Ditirammu, Stefania Blandeburgo, Marco Manera, i Tamuna, Daniele
Billitteri e i suoi ideatori Rosa Mistretta, Elisa, Giovanni e Vito
Parrinello. C' è anche una pagina Facebook dove saranno pubblicati i
luoghi, le date e gli orari. E presto, dopo l' itinerario arabo
normanno, si passerà ai «Triunfi pi Santa Rusulia», al Teatro
Massimo e allo street food. In fondo non è altro che una versione
moderna dei vecchi cantastorie a cui Palermo era abituata.(Giornale di Sicilia)
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