La città raccontata dalla lapa, l' idea girovaga del teatro Ditirammu

Cultura | 8 agosto 2016
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Lo sapevate che le cupole in intonaco rosso di San Cataldo nacquero soltanto nel 1882 quando l' architetto Giuseppe Patricolo mise mano al rifacimento completo della chiesa che nel frattempo, tolta ai Benedettini, era stata persino trasformata in un ufficio postale? E che la cappella ha proprio ospitato un ufficio di corrispondenza?
Storie. Che a Palermo rimbalzano come mattonelle di un racconto mediterraneo fatto di uomini, personaggi e luoghi. Se poi a narrartelo è un gruppo di giovani figlioli che mentre parla - là davanti - improvvisa una tarantella...
beh, il gioco è fatto, il turista affascinato, il cappello teso riceve contributi. E' un progetto nuovo e bello che andrebbe registrato come brand: il Teatro Ditirammu è uscito fuori dal suo micro teatrino di 50 posti ed è salito su una «lapa», già proprio una lapa «da sbarazzo» addobbata a mo' di palcoscenico. E su questo poco ortodosso Carro di Tespi rivisto, sono saliti gli allievi della Compagnia della Folleria di Elisa Parrinello.
Quattro fermate - per il momento, ma diventeranno di più - seguendo il percorso dell' itinerario arabo -normanno. La residenza degli imperatori di ierie di oggi, ovvero Palazzo dei Normanni; il potere della Chiesa, la Cattedrale; uno dei simboli di Palermo, le cupole di San Giovanni degli Eremiti, e i mosaici straordinari della Martora na. In ognuno dei siti, i ragazzi forniscono al pubblico in soli 15 minuti, notizie sul monumento, sui personaggi che vi sono legati, sulle vicende storiche, sulle tradizioni e le storielle, riprendendo l' antico uso dei cantastorie.
«È una vera "lapa", un motocarro Ape Piaggio che ho comprato in un momento di follie - ride Vito Parrinello, deus ex machina del Ditirammu che continua imperterrito a tenere in vita a suon di teatro e musica, con la moglie Rosa Mistretta; e di passare definitivamente il testimone ai figli, Giovanni ed Elisa, per il momento non se ne parla, perché Vito e Rosa si divertono troppo - ; ci abbiamo allestito sopra una sorta di piccolo teatro viaggiante, adatto ad un massimo di tre o quattro artisti».
Scoperta per la prima volta in occasione della presentazione della Biblio lapa del Centro Studi «Paolo Borsellino» - anche questa una Lapa adattata a biblioteca viaggiante - è già alla sua terza uscita e il pubblico, turisti e non, sembra gradire parecchio, almeno a quanto mostrano le monete raccolte nel cappello che «gira» alla fine di ogni performance. Sì, perché questi ragazzi hanno raccolto l' eredità degli artisti da strada, e alla fine raccolgono un contributo che dividono tra loro. «Resta interamente nelle loro mani - spiega Vito Parrinello - anche perché è un progetto che hanno preparato e sviluppato autonomamente, noi abbiamo solo dato un supporto pratico. Ho consigliato la strada da prendere e i modi della scrittura, e li vorrei spingere a proporlo anche in inglese».
La «lapa» del Ditirammu ha ricevuto il patrocinio del Comune che l' ha autorizzata ad entrare, in orari prestabiliti, nella zona pedonale. Ogni domenica, alle 11,30, parte il percorso.
Per le prime puntate, hanno dato una mano anche gli artisti storici del Ditirammu, Stefania Blandeburgo, Marco Manera, i Tamuna, Daniele Billitteri e i suoi ideatori Rosa Mistretta, Elisa, Giovanni e Vito Parrinello. C' è anche una pagina Facebook dove saranno pubblicati i luoghi, le date e gli orari. E presto, dopo l' itinerario arabo normanno, si passerà ai «Triunfi pi Santa Rusulia», al Teatro Massimo e allo street food. In fondo non è altro che una versione moderna dei vecchi cantastorie a cui Palermo era abituata.(Giornale di Sicilia)



 di Simonetta Trovato

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