La bellezza dei baci dalla prigione nazista

Cultura | 24 febbraio 2015
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Un piccolo libro speciale, una storia tra le pieghe della Shoah, una vicenda senza lager in primo piano, ma non meno potente di altri scritti coevi. Poco più di una ventina di lettere scritte da un padre per i suoi figli. Solo così Pali Meller, architetto ebreo ungherese, vedovo da qualche anno, rinchiuso nella prigione nazista di Brandenburg-Gorden, può comunicare con Paul e Barbara (soprannominati Pila e Barra) di 11 e 7 anni, rimasti a casa con la governante.

È finito in carcere per aver falsificato i propri documenti e omesso le vere generalità, sgradite. Il breve carteggio – poco più di un anno di pietose bugie, dal 1942 al 1943 – è stato pubblicato da Marsilio, con il titolo di “Baci di carta” (173 pagine, 16 euro), preceduto da una prefazione del traduttore Carlo Saletti sulla campagna di odio verso gli ebrei nel terzo Reich e sui provvedimenti legislativi contro di loro, e seguito da un profilo biografico di Meller, scritto da Dorothea Zwirner. Condannato a sei anni di carcere (era comunque cittadino ungherese, figlio di una nazione alleata), Pali Meller ne scontò poco più di uno, morendo di tubercolosi. Non un semplice padre premuroso, che fa di tutto per difendere i propri piccoli, Meller, congratulandosi per i componimenti poetici di Paul (a cui consiglia di leggere Rilke, fra gli altri) e per i progressi nella ginnastica artistica e nel ballo di Barbara.

C'è anche un maestro di vita nelle lettere, che insegna agli eredi che cosa è importante, ad esempio la fiducia, nonostante tutto, nei confronti del mondo, e il desiderio di aggrapparsi «alla bellezza delle cose che ci saranno nel futuro». Si susseguono, nell'epistolario, storie minime, qualche pietosa bugia sul suo stato di salute (che peggiorava, facendo i conti con le vessazioni psicologiche e le privazioni fisiche, a cominciare dal razionamento del cibo) e un pensiero di gratitudine assoluta per la governante Franziska Schmitt. «Testa alta – una delle raccomandazioni che suonano da testimonianza – cosicché io possa baciarvi da capo a piedi». Nelle foto che corredano il volume ci sono occhi che guardano al futuro, senza smarrire il passato.

 di Salvatore Lo Iacono

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