L'utopia del lavoro per rinascere dalle macerie Covid
Il prossimo martedì 24 novembre dalle 9 alle 11 il Centro Studi Pio La Torre terrà la seconda videoconferenza del Progetto educativo antimafia e antiviolenza rivolto agli studenti delle scuole italiane secondarie di secondo grado (www.piolatorre.it-progettoeducativo2020/2021). Discuteranno con gli studenti- su “Un nuovo modello di sviluppo sostenibile in Italia per cancellare disuguaglianze e povertà e assicurare pace, lavoro e progresso”- il Prof. Antonio La Spina della Luiss di Roma e il ministro per il sud Peppe Provenzano, moderati da Franco Garufi del Centro Studi. Nella discussione con gli studenti, in videoconferenza dalle loro residenze, sarà discusso anche quanto è emerso in questi nove mesi di pandemia da Covid-19 che ha causato in Italia, in Europa e nel mondo, milioni di vittime e enormi danni economici. La pandemia sta evidenziando tutte le contraddizioni e le debolezze economiche, infrastrutturali, sociali, sanitarie, politiche di ogni paese e tra le varie aree del mondo; sta esasperando le disuguaglianze sociali, di reddito, territoriali accrescendo la povertà di milioni di esseri umani. Ciò è evidente nelle aree meno sviluppate e anche in quelle più sviluppate dell’Occidente dove si registra il fallimento di un modello di sviluppo che mette in forse, se non dovesse cambiare, il futuro del Pianeta e dell’umanità. In questo quadro le contraddizioni e i nodi strutturali di un paese come l’Italia, dove coesistono una questione meridionale e una settentrionale, il divario tra città e campagna, tra aree metropolitane, periferie e infrastrutture, esigerebbero una classe dirigente, non in permanente conflitto tatticistico per riscuotere qualche effimero vantaggio nel sondaggio settimanale, ma dotata di un forte pensiero programmatorio del futuro del Paese e delle nuove generazioni. La pandemia ha bruciato sinora enormi risorse umane, economiche, finanziarie. Si sono persi posti di lavoro, punti percentuali di Pil (solo in Sicilia l’8%), nello stesso tempo la rivoluzione digitale ha creato nuove premesse di sviluppo da utilizzare per la crescita solidale della società. Infatti, c’è chi sta arricchendo di più e altri che diventano più poveri. Fra coloro che si stanno avvantaggiando della crisi ci sono le mafie che dispongono di enormi risorse finanziarie con i loro traffici illeciti che consentono loro di infiltrarsi nell’economia legale approfittando delle difficoltà delle famiglie e delle imprese. Dalla crisi dobbiamo uscirne scegliendo un nuovo modello di sviluppo capace di sciogliere i nodi sopraccennati. Il modello neoliberista perseguito sin dagli anni ’80 con l’illusione che il processo di globalizzazione economica, senza alcun vincolo di governance democratica dei governi e della politica, avrebbe risolto tutti i problemi dell’umanità è fallito, come dimostrano l’aumento della quota di reddito nelle mani del 10% dei più ricchi e il calo della quota del 50% dei più poveri. Occorre ripensare un nuovo modello di sviluppo che preveda investimenti pubblici per infrastrutture, la riconversione energetica, la digitalizzazione di un paese come l’Italia che copra tutto il suo territorio e superi il divario tra Nord e Sud. Sono scelte che vanno impostate e coordinate a livello nazionale e a livello europeo cogliendo l’occasione unica e irripetibile dell’intervento finanziario dell’UE per la ricrescita economica-sociale postpandemica. Occorre elaborare politiche secondo nuovi princìpi di partecipazione, di crescita sociale ed economica, rispettosi dell’ambiente, guardando al futuro dei nostri nipoti, mettendo da parte gli egoismi. Su questa scelta di fondo si misurerà la credibilità della classe dirigente sia a livello nazionale che europeo e internazionale. Per quanto riguarda l’Italia e l’Europa, dove sinora si è riusciti a fronteggiare l’ultra destra populista, sovranista, nativista, indebolita dalla sconfitta di Trump, ma non scomparse dai territori (v. in Italia il loro radicamento elettorale sempre al di sopra del 40%), lo schieramento di sinistra e di centrosinistra non appare ancora unito e convincente sulle politiche per il futuro. Per essere convincente deve riuscire a formulare un nuovo pensiero che rilanci un’idea di “socialismo partecipato” del ventunesimo secolo, svincolandosi dall’accettazione del pensiero neoliberista, senza riproporre l’alternativa delle nazionalizzazioni. L’obiettivo di uno schieramento progressista del ventunesimo secolo deve prevedere una nuova utopia del lavoro, della scuola, della libertà di stampa, dell’uguaglianza di genere e sociale, del rispetto, in definitiva, della dignità di ogni persona e della democrazia compiuta.
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