L'ostinata e piacevole affabulazione di Go dal finale deludente
Non riesce a congedarsi a dovere dal lettore l'esordiente di talento Justin Go, autore per Einaudi del romanzo “L'ostinato scorrere del tempo” (572 pagine, 21 euro), tradotto da Carla Pamieri. Lo Stile Libero dello Struzzo, qualche anno fa, aveva portato alla ribalta in Italia un ben più fluviale volumone, “Il petalo cremisi e il bianco” di Michel Faber (che ha poi battuto altre strade...) e adesso prova a ripetersi con un debuttante statunitense, appunto Justin Go, che per scrivere la sua prima fatica ha, molto romanticamente, gettato al vento una carriera di avvocato, per trasferirsi a Berlino e scrivere la storia che gli ha capovolto il destino personale.
“L'ostinato
scorrere del tempo” ha ingredienti eterni, un andamento picaresco, piani
temporali diversi, un'immensa eredità (quella che Tristan Campbell, giovane
californiano d'oggi, può ricevere se dimostrerà di essere il legittimo erede),
una grande storia d'amore (fra Ashley e Imogen, all'inizio
del Novecento), scorre
lungo tre continenti ed è investito dalla Grande Guerra, tanto di moda nel
centenario del suo inizio. È un frullato epico, sanguinoso e romantico, roba
che si rivolge a un ampio spettro di lettori. La scintilla del plot è la passione
fra l'aristocratico britannico Ashley Walsingham – eroe
del primo conflitto bellico, poi disperso negli anni Venti durante una
spedizione sull'Everest – e la ribelle e libera Imogen Soames-Andersson, scomparsa
nel nulla: una passione breve e bruciante. Il romanzo si accende ulteriormente
col racconto in prima persona di Tristan, che attraversa l'Europa in qualche
settimana (ripercorrendo le tappe del vecchio amore fra Ashley e Imogen) a
caccia di tracce e documenti, per dimostrare biologicamente che è il bisnipote
di Imogen, come richiestogli da uno studio legale di Londra. Il viaggio,
naturalmente, diventa una scoperta personale per Tristan, un immergersi nei
propri sogni e desideri, il sentirsi sempre più vivo in una lotta contro il
tempo, un po' come il suo antenato alpinista. Rispetto ad Ashley Tristan sarà
decisamente più fortunato in amore.
Tanta
ostinata e piacevole affabulazione, tanta sapiente costruzione narrativa, però,
pecca in coda, quando l'epilogo lascia a dir poco interdetti. Roba sorprendente,
se si pensa agli editor che affollano gli Stati Uniti.
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