L'Onu adotta la convenzione di Palermo contro le mafie

Società | 20 ottobre 2018
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Sarà finalmente applicata in pieno

la Convenzione Onu contro la criminalità organizzata

sottoscritta a Palermo nel 2000 e nata dall’intuizione di

Giovanni Falcone sull'importanza della cooperazione tra i Paesi

nella lotta alle mafie.

E’ stata, infatti, approvata all’unanimità, al termine della

nona sessione della Conferenza sulla Convenzione delle Nazioni

Unite contro la criminalità organizzata transnazionale tenutasi

a Vienna, la risoluzione Onu che consentirà di controllare, tra

l'altro, la legislazione in materia dei 189 Stati che 18 anni fa

aderirono alla Convenzione.

Alla Convenzione Onu di Palermo

aderirono, nel 2000, 189 su 193 Paesi. Negli anni al testo

iniziale, che prevede strumenti comuni di contrasto al crimine

organizzato, si sono aggiunti i Protocolli sulla lotta alla

tratta di esseri umani, sul traffico illegale di migranti, sulla

fabbricazione e sul traffico illeciti di armi da fuoco.

Il meccanismo di revisione della Convenzione, votato oggi

all’unanimità a Vienna, consente di superare gli ostacoli che

finora hanno impedito una piena attuazione di quello che è il

primo strumento comune agli Stati nel contrasto a fenomeni

criminali sempre più globali attraverso un controllo sulle

legislazioni degli Stati, sull'organizzazione giudiziaria, sulle

attività di repressione e prevenzione e sulle tecniche

investigative.

La risoluzione approvata ha avuto la cosponsorizzazione, tra

gli altri, dell’Ue, degli Usa, della Cina, del Giappone e della

Russia.

La Convenzione di Palermo muove dall’intenzione di

"avvicinare» le legislazioni nazionali nella lotta al crimine

organizzato, sia sotto il profilo norme incriminatrici, sia

sotto quello della prevenzione e mira a migliorare i meccanismi

di cooperazione giudiziaria tra gli Stati. Il nucleo centrale

della Convenzione è costituito dalla nozione di reato

transnazionale commesso da organizzazioni criminali «stabili».

La Convenzione impone agli Stati-parte la previsione di alcuni

reati come l’associazione criminale, il riciclaggio, la

corruzione, l’intralcio alla giustizia, a cui si sono aggiunti,

per effetto dei tre Protocolli, la tratta di esseri umani, il

traffico di migranti e i reati legati alla fabbricazione e al

traffico illegali di armi da fuoco.

Ai lavori di Vienna hanno partecipato 800 esperti e

rappresentanti di diversi Stati. Per l’Italia all’apertura dei

lavori c'era una delegazione composta dal ministro della

Giustizia Alfonso Bonafede, dal procuratore nazionale Federico

Cafiero De Raho, da Maria Falcone, presidente della Fondazione

che porta il nome del giudice ucciso a Capaci,

dall’ambasciatrice e dal consigliere giuridico presso la

rappresentanza permanente alle Organizzazioni Internazionali a

Vienna Maria Assunta Accili Sabbatini e Antonio Balsamo.

«La Convenzione di Palermo e i suoi Protocolli sulla tratta di esseri umani, il traffico di

migranti e le armi da fuoco rimangono i principali strumenti

globali contro il crimine organizzato per consegnare i colpevoli

alla giustizia e sostenere le vittime»ha detto il direttore

esecutivo dell’Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro droga e

crimine organizzato) Yuri Fedotov dopo l’approvazione

all’unanimità, a Vienna, della risoluzione Onu che introduce il

meccanismo di revisione della Convenzione di Palermo contro il

crimine organizzato. «Il meccanismo di revisione può

ulteriormente rafforzare le risposte e la cooperazione della

giustizia penale attraverso la Convenzione e aiutare a

identificare i bisogni di assistenza dei singoli Stati», ha

spiegato.

«La sessione ha inoltre concordato nuove risoluzioni sul

rafforzamento dell’attuazione del protocollo contro la

fabbricazione e il traffico illecito di armi da fuoco», ha

aggiunto. All’apertura della sessione, il direttore esecutivo dell’UNODC

ha inoltre accolto con favore l’adesione del Sudan ai protocolli

sul traffico di migranti e sulle armi da fuoco.

«Oggi si realizza il sogno di

Giovanni di una piena cooperazione tra gli Stati nella lotta

alla criminalità organizzata. Davanti a mafie globali che

operano ben oltre i confini nazionali, dare piena attuazione e

migliorare la Convenzione di Palermo del 2000 era fondamentale», ha sottolineato Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci e presidente della Fondazione che del giudice porta il nome.

«Giovanni aveva intuito quanto fosse importante un’azione

comune a tutti i Paesi contro la criminalità organizzata - ha

aggiunto - già negli anni '80, quando, da pioniere, avviò la sua

collaborazione con gli investigatori americani nell’inchiesta

Pizza Connection. Il risultato raggiunto oggi è la realizzazione

di una sua lungimirante visione».

 di Angelo Meli

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