L'Italia è sempre più cementificata, diminuiscono gli spazi verdi

Economia | 23 settembre 2019
Condividi su WhatsApp Twitter

Sempre più cemento e meno spazi verdi in Italia. Solo nel 2018 le superfici artificiali nel nostro Paese sono cresciute di   51 km2, in media 14 ettari al giorno, al ritmo di 2 m2 ogni secondo. Nelle aree urbane ad alta densità, lo scorso anno sono andati persi 24 m2 per ogni ettaro di area verde. Quasi la metà della perdita di suolo nazionale del 2018 si concentra nelle zone urbane, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle aree periferiche e meno dense. Questo, in sintesi, il quadro sul consumo di suolo nel nostro Paese secondo i dati 2019 del Rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) – SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente). Fatta eccezione di Torino, dove le aree verdi hanno recuperato terreno (7 ettari di suolo riconquistati), il cemento conquista nuovi spazi in tutte le città, soprattutto in quelle già maggiormente compromesse. È il caso di Roma, dove il cemento cancella in un anno 57 ettari di suolo, e di Milano, con 11,5 ettari sottratti annualmente al suolo. Tra i comuni più grandi – con una popolazione superiore a cinquantamila abitanti - fanno peggio di Milano Verona (oltre 33 ettari), L’Aquila (29), Olbia (25), Foggia (23), Alessandria (21), Venezia (19) e Bari (18). A livello regionale è il Veneto la regione con maggiori incrementi: 923 ettari. Seguono Lombardia (+633), Puglia (+425), Emilia Romagna (+381) e Sicilia (+302). Tra le più grandi città siciliane è Catania quella in cui il cemento ha sottratto più spazio al suolo lo scorso anno (11 ettari). Seguono Siracusa (9 ettari), Agrigento (4 ettari) e Palermo (3,6 ettari). In provincia di Ragusa è Vittoria ad aver subito un maggiore processo di cementificazione nel 2018 (3,4 ettari), mentre nel trapanese è stata Marsala (2 ettari). La maggior parte delle trasformazioni dell’ultimo anno sono dovute ai cantieri (2.846 ettari) per la realizzazione di nuovi edifici e infrastrutture.

Come precisato nel rapporto, il consumo di suolo in Italia, che determina anche un aumento di temperatura nelle città, non è necessariamente abusivo né è proporzionato alla crescita demografica. Il fenomeno, infatti, è in aumento anche nelle aree protette (+108 ettari nel 2018), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1.074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica (+673 ettari) e da frana (+350 ettari), nelle zone a pericolosità sismica (+1.803 ettari). Relativamente al legame con l’andamento demografico, il rapporto fa notare che, sebbene la popolazione italiana diminuisce sempre di più, ogni abitante del nostro Paese ha in carico oltre 380 m2 di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali, un valore che cresce di quasi 2 m2 ogni anno. È come se, nel 2018, avessimo costruito 456 m2 per ogni italiano in meno.

Secondo le prime stime, negli ultimi sei anni l’Italia ha perso superfici che erano in grado di produrre tre milioni di quintali di prodotti agricoli e ventimila quintali di prodotti legnosi, nonché di garantire l’infiltrazione di oltre 250 milioni di m3 di acqua piovana che ora, scorrendo in superficie, non alimentano le falde acquifere. Ed è così che il consumo di suolo produce un potenziale danno economico compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro l’anno, dal momento che i nostri terreni sono sempre più erosi e desertificati. “I dati del Rapporto – ha dichiarato il Presidente ISPRA e SNPA, Stefano Laporta – confermano l’urgenza di definire al più presto un assetto normativo nazionale sul consumo di suolo, ormai non più differibile”. ISPRA e SNPA, all’interno del progetto europeo SOIL4LIFE, stanno lavorando con le regioni alla realizzazione di Osservatori Regionali sul consumo di suolo, ai quali spetterà il compito di supportare le attività di pianificazione sostenibile del territorio.

 di Alida Federico

Ultimi articoli

« Articoli precedenti