L'Italia ha abbandonato il Mezzogiorno
La Svimez rilancia l'allarme sulla condizione del Mezzogiorno con uno studio, pubblicato sull'ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, che dimostra come negli anni della crisi le agevolazioni nazionali concesse alla PMI siano drasticamente diminuite nel Sud, sia in percentuale che in numeri assoluti, in maniera assai più marcata che nel resto d'Italia. Gli esperti di via Pinciana, rielaborando i dati del ministero per lo sviluppo economico (MISE), denunciano il crollo del sostegno all'industria nel Mezzogiorno con il taglio dell'85% delle agevolazioni concesse e del 67% di quelle erogate.
Ho creduto opportuno verificare la fonte, cioè la relazione che il MISE appronta ogni anno sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive (è rintracciabile sul sito del ministero): da quella del 2013 risalta innanzitutto il numero eccessivo degli strumenti agevolativi esistenti (configurabili come aiuti di Stato in senso ampio, cioè le amministrazioni centrali e locali), che sono ben 845, di cui 45 nazionali e 800 regionali. La spesa totale a livello paese per incentivi nel periodo 2007-2012 ha ammontato a 24,904 miliardi di euro (tabella 2.3 pag.29).
Con riguardo alla ripartizione territoriale degli interventi complessivi, per dati. cumulati 2007-2013, il Centro-Nord ha assorbito la quota più significativa delle agevolazioni concesse ed erogate, con 17,4 miliardi di euro contro 11,6 miliardi di euro al Sud. Sul versante delle erogazioni il dato osservato nel Centro Nord si attesta intorno ai 12,8 miliardi di euro, mentre il Mezzogiorno ha assorbito circa 10 miliardi di euro. Il Centro-Nord permane, perciò, su un livello di concessioni significativamente superiore al Mezzogiorno “in virtù dell'effetto sostituzione delle agevolazioni concesse a livello nazionale con le agevolazioni concesse regionali”.
In sostanza il riequilibrio delle agevolazioni sul terreno economico territoriale ha visto un crescente contributo delle amministrazioni regionali e locali, a fronte del calo di quelle nazionali. Infatti, la diminuzione complessiva delle agevolazioni da 9,6 miliardi di euro del 2008 ai 3,6 miliardi del 2012 viene parzialmente compensata dalla crescita di circa un miliardo delle agevolazioni regionali tra il 2007 e il 2011. Per quanto riguarda gli obiettivi orizzontali, la finalità di politica industriale che registra i più alti livelli di agevolazioni è “ricerca, sviluppo ed innovazione tecnologica”; dal punto di vista della classe dimensionale dei soggetti beneficiari emerge una netta prevalenza da parte delle PMI, che hanno assorbito nel 2012 circa 3,2 miliardi (82% degli interventi) contro i 400 milioni delle grandi imprese (18).
E' di particolare rilievo l'arretratezza del nostro paese rispetto ai principali stati membri dell'Unione Europea: l'Italia spende in aiuti di Stato (in percentuale al PIL 2011) lo 0,24%, la Germania lo 0,53%, la Francia addirittura lo 0,62%; la media UE-27 si attesta allo 0,51%, più del doppio del nostro paese. Se ci si sofferma sul 2012, si riscontra che per il Centro Nord l'ammontare delle agevolazioni concesse raggiunge i 2,2 miliardi di euro, in calo rispetto ai 3,3 dell'anno precedente.
Nel Mezzogiorno, invece, le agevolazioni per il 2012 si fermano a 1,4 miliardi di euro, attestandosi ad un livello significativamente inferiore rispetto al Centro-Nord, seppure in crescita rispetto al 2011 (circa 1,1 miliardi di euro). Nel Centro-Nord nettamente superiore appare anche l'effetto leva sugli investimenti: con riferimento al solo 2012 l'effetto leva è pari a 4 nelle regione centro-settentrionali mentre è di poco superiore a 2 nel Mezzogiorno. A parere del MISE, lo squilibrio a favore del Centro-Nord fatto registrare nel 2012, è interamente attribuibile agli interventi regionali. Infatti “a fronte di un allineamento nelle risorse nazionali (Centro-Nord 671 milioni di euro; Mezzogiorno 680), per le agevolazioni concesse a livello regionale le differenze sono marcate (Centro- Nord 1,6 miliardi di euro, mezzogiorno 780 milioni).
Nel Mezzogiorno si è verificato una nettissima flessione degli investimenti agevolati: nel 2012 nel Centro-Nord gli investimenti ammontano a circa 8,8 miliardi di euro, di cui 5 attribuibili agli interventi nazionali e 3,8 agli interventi regionali; nel Mezzogiorno il valore degli investimenti è di circa 2,8 miliardi di euro, di cui 480 milioni per interventi nazionali e 2,3 miliardi di euro per interventi regionali. Dal 2007 al 2012 gli investimenti agevolati nel Sud sono precipitati di circa il 60% passando da 19,3 miliardi di euro a 7,5. Gli interventi regionali hanno indirizzato le risorse in misura maggiore verso gli obiettivi di “sviluppo produttivo e territoriale”.
Ciò spiega, a mio avviso, uno dei dati di maggior impatto della tabella Svimez: tale obiettivo è infatti nel Sud è passato in cifra assoluta dai 1878,6 miliardi del 2007-2009 ad appena 431,9 nel triennio successivo, mentre al Centro-Nord si è mantenuto sostanzialmente stabile (1.116,7 contro 1.040,2). In percentuale si è passati nel Meridione dal 62,7% al 29,3% sul totale Italia. Insomma, il problema del Sud è che alla graduale diminuzione delle sovvenzioni nazionali si è sommata la caduta di quelle regionali , determinando una sostanziale paralisi del sostegno all'apparato produttivo. Un dato di qualche interesse è rilevabile per la Sicilia nel capitolo dedicato al fondo di garanzia, che agevola l'accesso al credito e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese attraverso la concessione di una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti concessi dalle banche.
Nel periodo 2007-2012 la Sicilia ha avuto accolte 27.127 richieste, collocandosi terza tra le regioni d'Italia dopo la Lombardia (38.964) e il Piemonte (32.066) seguita a ruota dalla Campania (22.726). L'ammontare, nel periodo considerato, dei finanziamenti è stato di 2,094 miliardi di euro, il totale delle garanzie assomma a 1,309 miliardi (pagine 104 e 106, tabelle 4.11 e 4.12). Va segnalato, però, che il numero delle sofferenze per l'isola ha subito un'impennata negli ultimi tre anni (su un totale di 508, solo 60 nel 2010, ma 128 nel 2011 e ben 289 nel 2012) a testimonianza delle nefaste conseguenze della crisi sulle PMI della nostra regione.
Per quanto riguarda le agevolazioni regionali concesse nel 2007-2012 per obiettivo (valore percentuale rispetto al totale) la Sicilia brilla per lo 0,0% nell'Internazionalizzazione, dedica solo il 2,9% alla nuova imprenditorialità rivelando scarsissima attenzione ad attività da cui potrebbe trarre benefici la drammatica condizione giovanile, ha un tasso non particolarmente alto (19,7%) per quanto riguarda la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione tecnologica; destina ben il 77,4% allo sviluppo produttivo e territoriale, rivelando una notevole difficoltà delle imprese ad inserirsi nei settori innovativi e il permanere della chiusura rispetto ai mercati internazionali.
Non è questione da poco, dal momento che lo studio della Svimez individua proprio nello “sviluppo produttivo territoriale” il principale elemento di crisi che ha determinato la penalizzazione del Mezzogiorno. La puntuale individuazione (tabella 2 Svimez) delle principali misure di sostegno a favore delle PMI in Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti mostra come in quei paesi il sostegno sia stato affidato ad agenzie e programmi specializzati nell'innovazione, nel sostegno alla ricerca applicata ed all'innovazione, nella facilitazione dell'accesso al credito. Sono gli strumenti che mancano all'Italia e che vengono chiaramente individuati come leve fondamentali per lo sviluppo anche in recenti testi di economia, per esempio “Lo Stato innovatore” di Mariana Mazzucato.
Da questo punto di vista, ed è l'unica osservazione che mi permetto di rivolgere al benmerito istituto diretto dal professor Adriano Giannola, la proposta della fiscalità di vantaggio o compensativa (una vecchia idea che periodicamente ricompare) mi sembra non adeguata alla complessità dei problemi cui siamo chiamati a far fronte ed alla necessità di una radicale rivisitazione della politica economica del paese- mettendo al centro il rilancio degli investimenti produttivi pubblici e privati nel Mezzogiorno- che costituisce il contributo più alto che la Svimez ha dato alla battaglia per la coesione economica e sociale.
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