L’ironia contro la mafia al premio Mario Francese
Un dibattito con gli studenti e gli sketch di Ficarra e Picone per spiegare l'importanza dell'ironia nel racconto del malcostume. Poi, la premiazione per chi ha condotto la propria attività giornalistica, svelando gli abusi della criminalità e della politica. A ritirare le targhe in vetro della XVII edizione del premio giornalistico intitolato a Mario Francese, cronista giudiziario del Giornale di Sicilia, ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979, sono stati questa mattina, nella sede del liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo, Lirio Abbate, inviato de L'Espresso, e Federica Angeli, cronista de La Repubblica. I premi sono stati assegnati per l'inchiesta Mafia Capitale, sulle infiltrazioni mafiose e la corruzione nella pubblica amministrazione di Roma. Accursio Sabella, cronista di Livesicilia.it, ha vinto il premio in memoria di Giuseppe Francese, dedicato ai cronisti emergenti.
"Le difficoltà che si trovava ad affrontare Mario Francese nel '79, quando si voleva far credere che la mafia non ci fosse, a Roma esistono ancora oggi - ha affermato Lirio Abbate -. In realtà, c'è una mafia che non spara ma si infiltra nella pubblica amministrazione, a Palermo così come nella Capitale. Questo premio mi gratifica molto, perché riconosce l'impegno dei cronisti, che in questa situazione devono affrontare maggiori difficoltà per svolgere il loro lavoro".
"Abbiamo raccontato la mafia romana, una mafia autoctona e per questo abbiamo ricevuto minacce - ha detto Federica Angeli -. Ma abbiamo raggiunto l'obiettivo di far vedere qualcosa che c'è e che era comodo ignorare. Quindi, questo premio ha un significato particolare, significa che abbiamo svolto bene il nostro lavoro".
"E' un premio che ha un doppio significato - ha dichiarato Accursio Sabella -. Oltre alla mia attività giornalistica viene riconosciuto il lavoro fatto da Francesco Foresta e la sua scommessa su di noi. A lui devo tanto, perché mi ha insegnato un giornalismo che va oltre la notizia e punta al dettaglio".
Ad aprire la manifestazione è stato un video in memoria di Mario Francese, realizzato dalla V E del liceo Vittorio Emanuele II. Nel corso dell'evento, al quale è intervenuto anche il condirettore responsabile del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi, la nipote di Mario Francese, Silvia, attrice, ha recitato una pièce in memoria del nonno: "Mi piacerebbe farlo conoscere e ricordare al di là degli anniversari - ha spiegato - ricorrendo all'arte e all'ironia e avviando una collaborazione con l'associazione Libera e gli studenti nelle scuole". Da qui l'idea dell'associazione "Uomini del Colorado", nome ispirato al celebre saluto di Mario Francese al momento di lasciare la redazione.
Ospiti d'eccezione Salvo Ficarra e Valentino Picone, premiati per il loro impegno nell'evidenziare attraverso il sorriso e l'ironia i paradossi del malcostume italiano: "La satira diventa un importante strumento di denuncia. Nel nostro ultimo film, 'Andiamo a quel paese', ci siamo impegnati a rappresentare quello che vediamo giorno per giorno. Abbiamo raccontato la crisi dell'Italia a partire dalla Sicilia e abbiamo spiegato a Milano che in Sicilia la crisi c'era già prima che cominciasse nel resto del paese. Insomma, siamo sempre avanti.".
Un ritorno dopo 26 anni in particolare per Valentino Picone, ex studente del liceo Vittorio Emanuele II, che ha ricordato padre Puglisi, insegnante di religione nell'istituto, tra il 1978 e il 1993: "Ci ha dimostrato, sorridendo anche nel momento della morte, che la vera sconfitta è diventare tristi. Quindi la sua lezione è di affrontare le difficoltà sempre col sorriso". Le gag del celebre duo non hanno risparmiato né Pif, vincitore della scorsa edizione del Premio, né Sergio Mattarella ("Adesso che abbiamo un presidente della Repubblica palermitano il Palermo non potrà perdere più nemmeno una partita. Anzi, c'è già qualcosa che non va, perché ieri con l'Inter non doveva finire così") e sul recente intervento nel capoluogo siciliano del leader della Lega, Matteo Salvini ("Ha detto che avrebbe tifato Palermo. Ecco perché abbiamo perso").
Si è esibito anche Lello Analfino, che con il rapper palermitano Othelloman e Marco Ligabue ha realizzato il video antimafia "Il silenzio è dolo", proiettato per gli studenti. Il leader dei Tinturia ha poi magistralmente improvvisato per gli studenti, senza base musicale, "Cocciu d'amuri", canzone della colonna sonora di "Andiamo a quel paese".
Durante la manifestazione, presentata dai giornalisti Salvo Toscano ed Elvira Terranova, è stato ricordato anche Francesco Foresta, recentemente scomparso, direttore e fondatore del quotidiano online "Livesicilia.it" e dei periodici "I Love Sicilia" e "S", ma anche a lungo sostenitore del premio Francese. La lettera-testamento che ha scritto per i suoi colleghi è stata letta dall'attore Salvo Piparo. Una targa è stata consegnata alla vedova di Foresta, Donata Agnello, e al figlio, Francesco jr. Altri riconoscimenti sono stati assegnati pure alla redazione di Tgs, agli ex redattori di Telecolor e ai giornalisti del settimanale "Centonove", per non avere mai smesso di smascherare il malaffare e la malapolitica. Un premio anche per il giornale online "Tempo Stretto", che ha difeso la libertà di informazione da tentativi di censura di esponenti dell'amministrazione comunale messinese. Tra gli altri cronisti premiati, anche Leone Zingales, "infaticabile nel ricordo di tutte le vittime di mafia e dei giornalisti in particolare, che ha offerto un importante contributo alla crescita della cultura della Memoria come presidente dell'Unione cronisti di Sicilia, in produttiva sintonia con l'Ordine regionale dei giornalisti".
A concludere l'evento un dibattito con gli studenti. Il titolo della manifestazione di quest'anno, organizzata dall'Ordine dei giornalisti di Sicilia, è "La libertà comincia dall'ironia". E in difesa della libertà di stampa, dopo l'attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo, si è pronunciato anche il presidente dell'Odg Sicilia, Riccardo Arena. "Da sempre i siciliani sono stati in prima linea per la libertà di espressione. Il ministro degli Esteri e del Commercio Mariano Stabile, già nell'aprile 1848, fece sì che si potesse pubblicare un giornale satirico, 'Lo Staffile', per il quale si invocava la censura. Un tema che oggi si ripropone, dopo quel che è accaduto a Charlie Hebdo, e che deve vedere tutti impegnati a garantire la libertà di espressione". L'inviato del Corriere della Sera Felice Cavallaro invece ha ricordato Mario Francese: "Era una persona normale, come tante altre finite nella vetrina dell'antimafia. Andava nei mercati, faceva il giro nei paesi di provincia e raccoglieva notizie che non aveva nessun altro. La sua grande capacità fu quella di scoprire che un'azienda di Totò Riina era in odore di mafia e di anticipare il golpe dei corleonesi. Un'intuizione che gli costò la vita". Ne ha parlato anche Franco Nicastro, assunto dal Gds dopo l'omicidio di Francese: "La mentalità di quel tempo era fatta di collusioni e interessi personali. Chi non era integrato in questo sistema era considerato anormale e da espellere. E Mario Francese faceva un'informazione precisa che a volte anticipava le inchieste degli organi inquirenti". Il presidente della giuria del Premio, il caporedattore del Tg5 Gaetano Savatteri, ha contribuito al dibattito, coinvolgendo gli studenti, e ha spiegato la scelta di Abbate, Angeli e Sabella con la qualità del lavoro svolto per far conoscere a tutti che "la mafia in Italia non è più un'esclusiva siciliana, ma ha attecchito e vive in forme autoctone, di vita propria, anche nel resto del Paese".
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