L'impegno civile di Simona Mafai, coscienza critica della sinistra

Politica | 16 giugno 2019
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Scompare una figura storica della sinistra siciliana. E’ morta Simona Mafai, per molto tempo dirigente del Pci, senatrice, capogruppo al consiglio comunale, ma anche intellettuale impegnata e protagonista di battaglie civili nel movimento femminile. Aveva 91 anni. Nei giorni scorsi aveva avuto un ictus mentre lavorava al pc. Era la seconda delle tre figlie di due artisti, il pittore Mario Mafai e la pittrice e scultrice Antonietta Raphaël. 

Con le sorelle Miriam, che è stata anche la prima presidente donna della Federazione nazionale della stampa, e Giulia era stata espulsa dalla scuola pubblica dopo le leggi razziali del 1938. Da Genova, dove la famiglia si era trasferita, è ritornata a Roma dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943. Ancora giovanissima, è diventata una militante del Pci. Ha ricopiato i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci prima di assumere incarichi nel partito. Quindi l’incontro con un giovane dirigente del Pci siciliano, Pancrazio De Pasquale, che ha sposato nel 1952 e da cui ha avuto due figlie, e il trasferimento prima a Messina e poi a Palermo. In Sicilia è stata protagonista delle lotte per il divorzio e l'aborto. Nel 1976 è stata eletta al Senato, dove è rimasta fino al 1979. L’anno dopo è passata al consiglio comunale e, come capogruppo del Pci, ha promosso una campagna sui grandi appalti del Comune culminata con il rinvio a giudizio e la condanna di Vito Ciancimino.  

Oltre a un’intensa attività politica, Simona Mafai è stata protagonista di numerose iniziative culturali tra cui la fondazione con la fotoreporter Letizia Battaglia della rivista di cultura «Mezzocielo». Nell’ultimo numero c'è anche un suo articolo ("La battaglia delle parole") in cui analizza l’uso di alcuni termini del linguaggio politico come «popolo», "cambiamento» e «sovranità».

 La camera ardente è stata allestita a villa Niscemi, la sede di rappresentanza del Comune.

Tante le reazioni per la morte di  Simona Mafai. Per il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè,  "se ne va una figura storica della sinistra siciliana, una  coscienza critica di Palermo e una donna sempre impegnata per  l'emancipazione femminile e la trasparenza delle istituzioni».   «La scomparsa di Simona Mafai è la scomparsa di una  protagonista della vita culturale e politica del nostro Paese,  fortemente legata alla città di Palermo, nella quale ha promosso  in tempi lontani battaglie profetiche per i diritti di tutti e  per i diritti in particolare delle donne - afferma il sindaco di  Palermo Leoluca Orlando - L’impegno di Simona Mafai, in coerenza  con prestigiosissimi suoi familiari del mondo dell’arte e della  cultura, è stato un dono alla comunità nazionale e in  particolare alla comunità di Palermo, una città che oggi è  certamente cambiata sul versante della sensibilità per i diritti  anche grazie alle sue battaglie"  Di «voce costruttiva, coraggiosa ed impegnata nel panorama  politico e culturale siciliano e nazionale», parla il capogruppo  del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo. «Ha sempre portato avanti le sue  idee con garbo ma al tempo stesso con estrema fermezza,  riuscendo a coniugare i più alti ideali con obiettivi concreti,  come nella battaglia parlamentare per la preferenza di genere. Ci mancherà», aggiunge. Per il segretario del Pd, Davide  Faraone, «le sue battaglie civili in favore delle donne, il suo  impegno vero contro la mafia, la sua passione politica e i suoi  scritti su Mezzocielo restano patrimonio di chi non si arrende,  di chi pensa che le idee possano cambiare il mondo, di chi non  crede che la Sicilia sia irredimibile».



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