L'esercizio italiano dell'arte della cecità

Economia | 25 marzo 2016
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 Non fosse stato per l'attacco terroristico a Bruxelles di martedì scorso, le due notizie, battute dalle agenzie, riguardanti la sostituzione dell'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano e la lettera indirizzata al Governo dai ricercatori, vincitori del concorso per l'assegnazione dei fondi dell'European research council, avrebbero avuto maggiore spazio nei mass-media. Se la Fortuna, deificata nell'antica Roma, elemento principale per favorire il successo in politica, come affermava Gaio Giulio Cesare, avesse l'importanza appena citata, Renzi e il suo governo ne sono ben forniti. Purtroppo un attentato ha distolto l'attenzione dal declino inesorabile dell'Italia in due campi fondamentali, la ricerca, le fibre ottiche e la telefonia, tuttavia, seppure il dolore ha strappato le lacrime anche alla Mogherini, l'esito della strage ha avuto questo effetto! La defenestrazione dell'amministratore delegato nasconde una delle più profonde falle dell'economia europea, cioè il continuo ricorso alla scalata, in questo caso vittima Telecom Italia, di traders e finanzieri d'assalto, a digiuno d'imprenditoria, praticata nei confronti delle aziende più fragili per ricavare plusvalenze in breve tempo, rivendendo l'azienda, successivamente. 


La conquista di Vivendi, società del patron Vincent Bolloré, della primazia azionaria della società italiana, va spiegata, giacché si tratta di una scelta vera e propria, avendo impegnato il ricavato della vendita sul mercato di azioni telefoniche, prima investito in società francesi e brasiliane. Resta il fatto inoppugnabile che il finanziere francese ha preferito puntare sullo stesso settore, per di più su un'azienda in forte calo di fatturato, produttività e investimenti, cioè Telecom Italia. A poche ore, tuttavia, dall'acquisto delle quote, Bolloré ha aperto trattative con Mediaset, come tutti abbiamo appreso dalle agenzie di stampa. Che il francese voglia comprare il Biscione, come ipotizzano alcuni commentatori o che abbia intuito le potenzialità di Telecom e punti a rilanciarla per, poi, venderla, non è dato sapere. Di amore infinito per la propria patria, l'Italia, invece, gronda la lettera indirizzata da diciassette cervelli, titolari dei finanziamenti dell'European research Council, al Governo. 


Sono parte dei trenta vincitori, tredici soltanto lavorano nella Penisola, del più prestigioso e severo bando di ricerca europeo. Questi straordinari ragazzi non si piangono addosso, non smoccolano sul loro destino di talenti, costretti a lasciare l'Italia per seguire la loro passione di studiosi, dicono a Renzi e ai suoi ministri, che, così continuando, la terra che amano tanto, dove sono nati e hanno lasciato cuore e affetti, tra qualche anno diventerà residuale; ovvero quel trentaduesimo posto occupato dall'Italia su quarantuno paesi selezionati per la qualità e l'efficacia dell'insegnamento universitario, scenderà ancora fino ad arrestarsi ai piedi della scala. Diciassette giovani, che non avranno la spregiudicatezza dei nostri politici di ultima generazione ma sanno come funziona il mondo del terzo millennio, hanno gridato che senza saperi e ricerca, senza cultura del merito e professionalità specifiche, l'Italia arretrerà da nazione a economia avanzata, fino a residuale sito archeologico, artistico, naturale, metà turistica prestigiosa ma niente di più, come potrebbe esserlo, oggi, la Grecia o Creta. Per questo hanno indicato sette, coincidente con l'evangelico settanta volte sette, idee per salvare l'Italia, i suoi talenti, la scuola e l'università dalla cecità dei politici, che vivono la loro oscurità come un modo per diversamente vedere! Che la dea Fortuna ci aiuti; già è un passo avanti che Matteo Renzi, dopo aver ricevuto il messaggio non abbia dato loro, ai ricercatori, dei gufi! 
 di Angelo Mattone

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