L'esempio morale di Mattarella all'Italia che vuole salvarsi

1 gennaio 2019
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Grazie Presidente Mattarella! Un discorso sobrio, quello degli auguri di fine anno, che è una severa lezione politica ed etica. Una lezione di stile, che tutta la classe dirigente e tutti i cittadini dovrebbero imitare, per esprimere il significato dell’unità nazionale e della “comunità di vita” fondata sulla condivisione di valori, prospettive, diritti e doveri, del rispetto reciproco, bandendo, perciò, ogni forma di odio e di insulto.

Il richiamo alle domande di sicurezza è servito al Presidente per ricordare che le aree sociali e territoriali maggiormente esposte sono quelle condizionate dalle mafie, le periferie urbane inadeguate, la mancanza di lavoro, i livelli di istruzione non sufficienti, la diseguaglianza sociale, la mancanza di prospettive per i giovani, l’inadeguatezza dei servizi socioassistenziali per gli anziani e i pensionati.

L’augurio del Presidente di poter migliorare e tutelare il Welfare State italiano, di preservare e potenziare il Servizio sanitario nazionale del quale ricorre il 40° anniversario dell’istituzione, gli ha consentito di poter esaltare il lavoro del volontariato e lo spirito di solidarietà che non possono essere tassati. Il richiamo alla legge di bilancio gli ha consentito, inoltre, di richiamare il ruolo insostituibile del Parlamento e della concertazione con le forze sociali che non possono essere compressi o escluse dalle scelte di politica pubblica. Ogni uso strumentale della paura va bandito dalla pratica politica e da ogni confronto elettorale, compreso quello che coinvolgerà i 400 milioni di europei nella prossima primavera.

Non sovranismi dunque, ma riconferma dello spirito fondativo dell’Europa unita nella pace, come quello nel quale credeva il giovane Megalizzi, vittima di un attentato terroristico, assunto come simbolo di quell’Europa progressista schierata a difesa della libertà degli individui e della comunità, capace di lavorare per un mondo non più dominato da poteri finanziari e geopolitici non democratici e dal pericolo sempre incombente delle guerre locali o della regressione in un nuovo spirito di guerra fredda.

Gli auguri significativamente rivolti a tutti, compreso i cinque milioni di immigrati che lavorano, studiano, vivono in Italia, a Papa Francesco per il suo impegno contro la povertà, la disuguaglianza sociale, le mafie, la corruzione, per la pace e la fratellanza tra tutti i popoli hanno riconfermato il ruolo attivo, e non da notaio, che il Presidente ha svolto e intende svolgere a difesa della comunità e dei valori costituzionali oggi messi in discussione dal populismo e dal cosiddetto sovranismo.

Per tutto ciò, grazie Presidente.

 di Vito Lo Monaco

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