L'erba invade la stele che ricorda Rosario Livatino

Cultura | 6 settembre 2016
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Un "arco di trionfo" o comunque un' opera che ricordi il sacrificio del giudice Rosario Livatino sulla strada statale 640 all' altezza del km 10 in cui fu ucciso la mattina del 21 settembre del 1990. Sulla stessa superstrada, dove proseguono i lavori per il raddoppio che dovrebbero concludersi nel gennaio del 2018, dovrebbe essere ricordato allo stesso modo anche il giudice Antonio Saetta, ucciso insieme al figlio Stefano il 25 settembre 1988. La proposta fu lanciata un anno fa dall' ex direttore dell' Inail di Agrigento Salvatore Cimino e fu fatta propria da Cgil, Cisl, Uil e Legambiente.

«Un anno fa lanciammo questa idea, ma dall' Anas ancora nessuna risposta», ha detto su Facebook il segretario generale della Cgil di Agrigento Massimo Raso pronto a rilanciare la proposta all' Anas che l' anno scorso ha raggiunto circa mille adesioni su Facebook dove è stata realizzata una pagina ad hoc intitolata «Vogliamo gli Archi Antimafia sulla SS 640».
Fino all' anno scorso, percorrendo la vecchia Ss 640, era possibile al km 10 raggiungere in contrada Gasena il luogo in cui Livatino, mentre andava a lavoro senza scorta, fu ucciso da una raffica di colpi di pistola. Proprio lì, tre anni fa, a spese dei genitori, fu realizzata una piazzola di sosta con una stele in ricordo del giudice "martire della giustizia e della fede", come lo definì Papa Giovanni Paolo II anticipando di fatto l' avvio del processo di canonizzazione del magistrato di Canicattì. Adesso il nuovo tracciato della superstrada, nega di fatto l' accesso alla piazzola, quasi impossibile per gli automobilisti di passaggio raggiungere il luogo per una preghiera, un momento riflessione, una foto ricordo, per portare un fiore a uno degli eroi di questa terra.
«In vista dell' anniversario dell' assassinio del giudice Rosario Livatino - ha detto ieri il leader della Cgil agrigentina - proporrò a Cisl, Uil e Legambiente di tornare alla carica. L' idea era del direttore dell' Inail Salvatore Cimino, mi piacque subito e la rilanciai. Mi spiace davvero che di quella proposta nessuno se ne sia fatto carico, deputati, istituzioni, partiti. In fondo é una proposta meno cervellotica della 'strada degli scrittori' che su quella strada non sono mai transi tati rispetto a chi in quella strada ha trovato una morte crudele ed il cui sacrificio va ricordato. Ovviamente - ha aggiunto - le due proposte non sono alternative, ci mancherebbe. Ci saremmo aspettati una risposta formale. E, invece, solo silenzio. Credo che, al contrario, ripensare a quelle tragedie tutte le volte che si passerà dalla Ss 640 sia giusto e serva a gridare il nostro profondo disprezzo per la mafia che ha seminato sangue ed impedito a questa terra - ha sottolineato Raso - lo sviluppo che meritava».
«La nuova Ss 640 esclude completamente - ricorda Salvatore Cimino - il ricordo di questo brutale fatto di mafia. La vita di Livatino va glorificata umanamente, per la gloria divina ci penseranno altre istituzioni, qui è opportuno che il vile gesto di terminare la vita trasformi quella vita in trionfo. Ecco perché credo che l' arco, simbolo del passaggio, del trionfo, della conquista di una nuova dimensione di vita civile sia il giusto simbolo, per chi crede e per chi non crede nel divino, cioè per tutti coloro che credono nell' uomo giusto».


Il premio bontà Paolo VI assegnato all' associazione «Amici di Rosario»

È stato assegnato all' associazione "Amici di Rosario Livatino" il prestigioso "Premio della Bontà Paolo VI" edizione 2016. La cerimonia di consegna si svolgerà nei prossimi giorni a Concesio, in provincia di Brescia, durante gli eventi della "Settimana montiniana". Il premio, dedicato alla figura di papa Montini, nativo di Concesio, è promosso dal Comune di Concesio nel solco del messaggio evangelico lanciato dal defunto pontefice che considerava "i più deboli i più vicini a Dio". Quest' anno il riconoscimento va all' associazione culturale agrigentina, presieduta da Giuseppe Palilla, impegnata a promuovere una sempre maggiore conoscenza del giovane magistrato di Canicattì per il quale è in corso il processo di canonizzazione attraverso ricerche archivistiche, studi, conferenze, com memorazioni, pubblicazioni che ne illustrino la vita, la profonda professionalità e spiritualità.
Al "giudice ragazzino", ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990 sulla strada statale 640, è stato dedicato il "Percorso per animatori vocazionali" dal titolo "Vocazioni e santità: io sono una missione" che si è concluso nei giorni scorsi nella città dei templi. È stata la testimonianza di Rosario Livatino - "martire della giustizia e della fede" come lo definì papa Wojtyla nel suo viaggio storico ad Agrigento - ad accompagnare presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e novizi, coppie di sposi, giovani, educatori e catechisti verso l' obiettivo di "formare alla cultura vocazionale color che sono preposti, nei propri ambienti - ha spiegato monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e delegato Cesi per le Vocazioni - alla promozione delle vocazioni e all' accompagnamento spirituale".
Intanto, procede il processo di canonizzazione di Rosario Livatino. Tra i testimoni che la Postulazione della causa di beatificazione sentirà prima di mandare tutti gli atti in Vaticano, c' è anche Gaetano Puzzangaro, uno dei quattro killer che sedici anni fa tesero l' agguato al giudice in contrada Gasena. L' assassino, originario di Palma di Montechiaro, un anno fa scrisse una lettera riservata all' arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, per chiedere perdono innanzi a Dio e per aver fatto parte di quel commando omicida. E come Puzzangaro, in carcere, sarebbe cambiato e ha chiesto perdono anche un altro dei killer: Domenico Pa ce. (Giornale di Sicilia)


 di Calogero Giuffrida

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