L'erba invade la stele che ricorda Rosario Livatino
Un "arco di trionfo" o comunque un' opera che ricordi il sacrificio del giudice Rosario Livatino sulla strada statale 640 all' altezza del km 10 in cui fu ucciso la mattina del 21 settembre del 1990. Sulla stessa superstrada, dove proseguono i lavori per il raddoppio che dovrebbero concludersi nel gennaio del 2018, dovrebbe essere ricordato allo stesso modo anche il giudice Antonio Saetta, ucciso insieme al figlio Stefano il 25 settembre 1988. La proposta fu lanciata un anno fa dall' ex direttore dell' Inail di Agrigento Salvatore Cimino e fu fatta propria da Cgil, Cisl, Uil e Legambiente.
«Un
anno fa lanciammo questa idea, ma dall' Anas ancora nessuna
risposta», ha detto su Facebook il segretario generale della Cgil di
Agrigento Massimo Raso pronto a rilanciare la proposta all' Anas che
l' anno scorso ha raggiunto circa mille adesioni su Facebook dove è
stata realizzata una pagina ad hoc intitolata «Vogliamo gli Archi
Antimafia sulla SS 640».
Fino
all' anno scorso, percorrendo la vecchia Ss 640, era possibile al km
10 raggiungere in contrada Gasena il luogo in cui Livatino, mentre
andava a lavoro senza scorta, fu ucciso da una raffica di colpi di
pistola. Proprio lì, tre anni fa, a spese dei genitori, fu
realizzata una piazzola di sosta con una stele in ricordo del giudice
"martire della giustizia e della fede", come lo definì
Papa Giovanni Paolo II anticipando di fatto l' avvio del processo di
canonizzazione del magistrato di Canicattì. Adesso il nuovo
tracciato della superstrada, nega di fatto l' accesso alla piazzola,
quasi impossibile per gli automobilisti di passaggio raggiungere il
luogo per una preghiera, un momento riflessione, una foto ricordo,
per portare un fiore a uno degli eroi di questa terra.
«In
vista dell' anniversario dell' assassinio del giudice Rosario
Livatino - ha detto ieri il leader della Cgil agrigentina - proporrò
a Cisl, Uil e Legambiente di tornare alla carica. L' idea era del
direttore dell' Inail Salvatore Cimino, mi piacque subito e la
rilanciai. Mi spiace davvero che di quella proposta nessuno se ne sia
fatto carico, deputati, istituzioni, partiti. In fondo é una
proposta meno cervellotica della 'strada degli scrittori' che su
quella strada non sono mai transi tati rispetto a chi in quella
strada ha trovato una morte crudele ed il cui sacrificio va
ricordato. Ovviamente - ha aggiunto - le due proposte non sono
alternative, ci mancherebbe. Ci saremmo aspettati una risposta
formale. E, invece, solo silenzio. Credo che, al contrario, ripensare
a quelle tragedie tutte le volte che si passerà dalla Ss 640 sia
giusto e serva a gridare il nostro profondo disprezzo per la mafia
che ha seminato sangue ed impedito a questa terra - ha sottolineato
Raso - lo sviluppo che meritava».
«La
nuova Ss 640 esclude completamente - ricorda Salvatore Cimino - il
ricordo di questo brutale fatto di mafia. La vita di Livatino va
glorificata umanamente, per la gloria divina ci penseranno altre
istituzioni, qui è opportuno che il vile gesto di terminare la vita
trasformi quella vita in trionfo. Ecco perché credo che l' arco,
simbolo del passaggio, del trionfo, della conquista di una nuova
dimensione di vita civile sia il giusto simbolo, per chi crede e per
chi non crede nel divino, cioè per tutti coloro che credono nell'
uomo giusto».
Il premio bontà Paolo VI assegnato all' associazione «Amici di Rosario»
È
stato assegnato all' associazione "Amici di Rosario Livatino"
il prestigioso "Premio della Bontà Paolo VI" edizione
2016. La cerimonia di consegna si svolgerà nei prossimi giorni a
Concesio, in provincia di Brescia, durante gli eventi della
"Settimana montiniana". Il premio, dedicato alla figura di
papa Montini, nativo di Concesio, è promosso dal Comune di Concesio
nel solco del messaggio evangelico lanciato dal defunto pontefice che
considerava "i più deboli i più vicini a Dio". Quest'
anno il riconoscimento va all' associazione culturale agrigentina,
presieduta da Giuseppe Palilla, impegnata a promuovere una sempre
maggiore conoscenza del giovane magistrato di Canicattì per il quale
è in corso il processo di canonizzazione attraverso ricerche
archivistiche, studi, conferenze, com memorazioni, pubblicazioni che
ne illustrino la vita, la profonda professionalità e
spiritualità.
Al
"giudice ragazzino", ucciso dalla mafia il 21 settembre del
1990 sulla strada statale 640, è stato dedicato il "Percorso
per animatori vocazionali" dal titolo "Vocazioni e santità:
io sono una missione" che si è concluso nei giorni scorsi nella
città dei templi. È stata la testimonianza di Rosario Livatino -
"martire della giustizia e della fede" come lo definì papa
Wojtyla nel suo viaggio storico ad Agrigento - ad accompagnare
presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e novizi,
coppie di sposi, giovani, educatori e catechisti verso l' obiettivo
di "formare alla cultura vocazionale color che sono preposti,
nei propri ambienti - ha spiegato monsignor Pietro Maria Fragnelli,
vescovo di Trapani e delegato Cesi per le Vocazioni - alla promozione
delle vocazioni e all' accompagnamento spirituale".
Intanto,
procede il processo di canonizzazione di Rosario Livatino. Tra i
testimoni che la Postulazione della causa di beatificazione sentirà
prima di mandare tutti gli atti in Vaticano, c' è anche Gaetano
Puzzangaro, uno dei quattro killer che sedici anni fa tesero l'
agguato al giudice in contrada Gasena. L' assassino, originario di
Palma di Montechiaro, un anno fa scrisse una lettera riservata all'
arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, per
chiedere perdono innanzi a Dio e per aver fatto parte di quel
commando omicida. E come Puzzangaro, in carcere, sarebbe cambiato e
ha chiesto perdono anche un altro dei killer: Domenico Pa ce.
(Giornale di Sicilia)
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