L'emigrazione giovanile di Balzano vince il Premio Campiello

Cultura | 13 settembre 2015
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La storia di un piccolo emigrante, Ninetto detto Pelleossa, che lascia la Sicilia per Milano ha nettamente vinto la 53/ma edizione del Premio Campiello. Ninetto è il protagonista del romanzo di Marco Balzano, 'L'ultimo arrivatò edito da Sellerio. L'insegnante di liceo milanese ha ottenuto 117 voti staccando nettamente Antonio Scurati che, con il romanzo 'Il tempo migliore della nostra vità, edito Bompiani, si è fermato a 75 voti della giuria popolare dei 300 letterati anonimi. Balzano è autore di una storia che affronta il triste e poco noto problema dell'emigrazione infantile negli anni '50 dello sviluppo economico; una storia che drammaticamente sembra avere molte attinenze con le tragedie dei nostri giorni, in contesti però - come ha ricordato l'autore - dove alla speranza di un possibile sviluppo oggi c'è una emigrazione intercontinentale di gente che fugge anche da scenari di guerra. Il vincitore, euforico ma emozionato, ha definito il suo lavoro «commovente» e alla domanda a chi farebbe interpretare la storia in un film ha risposto senza esitare: «Toni Servillo». La proclamazione del vincitore del Super Campiello, dopo la designazione della cinquina da parte della giuria dei letterati, presieduta da Ilvo Diamanti, nel maggio scorso, è giunta a conclusione di una serata al teatro La Fenice, sotto la «regia» del duo formato da Neri Marcorè e Geppi Cucciari. I due presentatori sono alla terza edizione del Campiello e sono apparsi molto affiatati con scambi di battute e domande piccanti ai finalisti. L'opera di Balzano racconta la storia di un ragazzino che parte e fugge dalla Sicilia lasciando dietro di se una famiglia che, come il padre, preferisce saperlo lontano ma con almeno un cenno di futuro. È una storia difficile, un romanzo che però come ha detto lo stesso autore non è «nè storico nè sociologico» ma durante la premiazione Balzano ha voluto esprimere un ringraziamento alle famiglie «che mi hanno aperto le porte di casa per raccontarmi la loro storia di emigrazione minorile». Nella classifica finale del Campiello - un'edizione dove la «storia» ha avuto un ruolo molto importante - è giunta terza Carmen Pellegrino con «Cade la terra» (Giunti) con 35 voti; un voto sotto, a 34, si è fermato Paolo Colagrande - che nel 2007 aveva vinto il Campiello Opera Prima - con «Senti le rane» (Nottetempo); a 21 voti si è fermato Vittorio Giacopini con «La mappa» (Il saggiatore). Durante la serata, aperta dal presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato che ha ricordato il ruolo fondamentale della cultura per l'impresa, sono stati assegnati anche il Premio Campiello Giovani, quello per l'Opera Prima - andato ad Enrico Ianniello con «La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin» (Feltrinelli) e il Premio Fondazione Campiello a Sebastiano Vassalli, scrittore scomparso nel luglio scorso. Al momento della consegna del riconoscimento alla carriera ritirato dalla moglie Paola Todeschino il pubblico ha accompagnato la consegna con un lungo applauso in piedi. La moglie ha ricordato il rapporto che lo scrittore aveva con i giovani ai quali diceva che lui svolgeva il mestiere più bello del mondo, quello dello scrittore: «Oggi direbbe - ha ricordato Paola Todeschino - che quando una persona non c'è più c'è sempre una storia da raccontare. E lui si è definito 'un nulla pieno di storiè».

Dalla miseria si scappa sempre

Marco Balzano ha passato gli ultimi giorni «con le orecchie tappate»per non sentire le sirene di chi lo dava tra i favoriti al Campiello e, dopo la vittoria, si èlasciato andare con un «è un bellissimo ossimoro», a commento dell'ideale opposizione trail risultato e il fatto che il suo romanzo si intitola 'L'ultimo arrivatò, edito da Sellerio.  Un libro che ha protagonista un ragazzino che lascia la famiglia e dalla Sicilia emigra aMilano, che compie un tuffo nell'ignoto nella ricerca di un futuro negli anni del boomeconomico. Un tema difficile espresso in una storia che è piaciuta a 117 lettori anonimidella giuria dei Trecento che ogni anno, al di là delle scelte della giuria dei letterati,decretano il supervincitore di un premio letterario che ha nella trasparenza uno dei suoi puntidi forza.  Un tema, quello dell'emigrazione, che richiama l'attualità, ma il romanzo di Balzano è nato,dopo una lunga gestazione, ben prima dei drammi sulle spiagge turche. «Quando ho vistola foto del bimbo annegato - dice l'autore - ho provato un dolore profondo; ma no, non cisono correlazioni con il narrare di questo libro». Certo, a cercarlo, un punto comune c'è:«dalla miseria e dalla paura si scappa sempre. Se ho una sola possibilità di vita scappandoda una situazione di guerra fuggo.Io non ho voluto comunque scrivere un romanzo storico, nè sociologico. È una finzione,ma ho voluto ricostruire una forma mentis assolutamente attendibile». Un grazie va così allacasa editrice - che al Campiello ha fatto il bis dopo il successo dello scorso anno conGiorgio Fontana e il suo 'Morte di un uomo felicè -, alla famiglia, ma anche alle tante famiglieche gli hanno aperto le porte per raccontare la loro storia di emigrazione infantile.  Finita una fatica - «prima della serata finale abbiamo girato dodici città e ho avutol'occasione di avere un rapporto con un vasto pubblico. Un vero privilegio» - ne cominciaun'altra, con il nuovo tour di incontri, come a 'Pordenoneleggè il 17 settembre. C'è anchel'impegno della scuola - «sono un insegnante a cui piace scrivere e nella stessa misura unoscrittore a cui piace insegnare» - e di dare corpo al nuovo romanzo. «Ho cominciato ascrivere da un anno, ma non è detto che sia il prossimo a essere pubblicato. Ho in menteanche un'altra storia». Di mezzo ci sono stavolta rapporti familiari, un incontro tra un fratelloe una sorella che si sono persi di vista da anni «e provano a rileggere la memoriafamiliare». Certo potrebbe pesare il riconoscimento ottenuto ieri sera, ma Balzano dice chel'importante «è fare finta che non sia successo nulla».  Intanto, stamane alle 8.30 ha ricevuto un messaggio da Toni Servillo, l'attore a cui hapensato rispondendo a una domanda su una ipotetica trasposizione cinematograficadell'opera. Chissà invece se Roberto Baggio ha letto il libro. Balzano ha fatto il suo nomecome lettore 'idealè: «A una domanda veloce si risponde in modo veloce, ma Baggio è unidolo popolare, un idolo per la mia infanzia. Una persona che per la sua fama e bravura èsempre stata riservata, schiva. Ha portato avanti un grande lavoro di attenzione verso gli altrisenza clamori inutili».Ancora 'l'altrò che torna nella parole dell'autore come nelle pagine del suo romanzo.


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