L’economia illegale non conosce crisi, il fatturato supera 206 miliardi

Economia | 5 dicembre 2015
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 L’economia illegale non conosce crisi, il fatturato supera 206 miliardiEvasione, lavoro nero, droga, contrabbando  e prostituzione: la crescita è consistente e salva il Pil italiano  Oltre 206 miliardi di euro: a tanto ammonta l'economia non osservata nel nostro Paese. È l'insieme di economia sommersa e illegale: si va, nel primo caso, dai grandi capitoli delle sotto-dichiarazioni di fatturato e costi, all'impiego di lavoro irregolare, passando per quelli più piccoli come mance o affitti in nero; mentre nel secondo caso si comprendono traffico di stupefacenti, prostituzione e contrabbando di sigarette. Nel complesso, insieme, valgono 206 miliardi di euro, pari al 12,9% del Pil, nel 2013: a indicarlo è l'Istat nel report che aggiorna le stime al triennio 2011-2013 e rileva come la loro incidenza sul Prodotto interno lordo sia cresciuta.  A pesare di più è ovviamente il sommerso: il solo valore aggiunto creato dall'economia sommersa è di circa 190 miliardi di euro, pari all'11,9% del Pil nel 2013, in aumento dall'11,7% nel 2012 e 11,4% nel 2011. Un peso comunque non indifferente lo hanno le attività illegali: sempre nello stesso anno, il valore aggiunto generato da traffico di droga, prostituzione e contrabbando di sigarette vale circa 16 miliardi di euro, pari all'1% del Pil. Questi aggregati sono ormai considerati nel sistema dei conti nazionali.  Senza considerare l'indotto (1,3 miliardi di euro), la parte del leone la fa la droga. Le attività legate al traffico di stupefacenti arrivano a segnare un valore aggiunto pari a 11,5 miliardi di euro nel 2013 (1 miliardo in più rispetto al 2011).Per la prostituzione, le stime nel periodo di riferimento restano stabili a 3,5 miliardi di euro.Il contributo di valore aggiunto dalle attività di contrabbando di tabacco segna invece 0,3 miliardi di euro (0,1 miliardi di euro in più dal 2011).  Sempre in questo tema, i dati indicano che a salire è anche la cifra di quanto si spende: la stima della spesa delle famiglie per questi prodotti e servizi, nel 2013, infatti risulta pari a 18,4 miliardi di euro, in crescita dai due anni precedenti (18,1 miliardi nel 2012 e 17,0 miliardi nel 2011). Con un peso sul totale della spesa per consumi che arriva all'1,9%. Circa 14 miliardi sono spesi per droga, 3,9 miliardi per prostituzione e 0,4 miliardi per sigarette di contrabbando. La dinamica generale, si sottolinea nel report Istat, è influenzata dai consumi di sostanze stupefacenti, che segnano un incremento.In generale, la fetta più grande del valore aggiunto dell'economia non osservata è fatta dalle sotto-dichiarazioni (47,9%), seguita dal lavoro irregolare (34,7%); il 9,4% arriva dalle altre componenti (come fitti in nero e mance) e per l'8% dalle attività illegali. Tra i settori, il primato spazia da quello domestico, di commercio e trasporti, attività di alloggio e ristorazione e costruzioni a quello dei servizi professionali. Una piaga continua ad essere il lavoro nero. Nel 2013 le unità di lavoro non regolari sono risultate 3 milioni e 487 mila, per lo più dipendenti (2 milioni e 438 mila unità, in calo dell'1,2% dai 2 milioni e 467 mila nel 2011). Il tasso di irregolarità è però risultato pari al 15% nel 2013, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 2011. A incidere è la contrazione dell'occupazione.

  

Alcuni esempi di strada

   

Verificare in modo diretto i dati sullo stato di salute dell' economia italiana a volte è molto semplice: basta scendere in strada. Per verificare, ad esempio, quelli diffusi ieri dall' Istat sull' aumento del sommerso e delle attività illegali in Italia, che nel 2013 è stato di circa 206 miliardi di euro (pari al12,9 per cento del Pil e in aumento rispetto al 2012) si può partire da Napoli. Si può bere il caffè o mangiare una pizza in un bar di uno dei vicoli, senza ricevere alcuno scontrino (8 su 10 non lo emettono, secondo un' indagine AdnKronos). Prendere l' autobus senza biglietto con la sicurezza che i controllori saliranno all' ultima fermata. Passeggiare nei mercati di piazza Garibaldi, dove si vende merce contraffatta o comprare quella nascosta nelle cantine: originale, rubata o contraffatta nelle fabbriche di lavoratori in nero dell' hinterland napoletano. E rivenduta a un terzo del prezzo rispetto al negozio.Scansando decine di spacciatori e relative vedette, si può andare a lavorare come operai nei cantieri della zona. In nero, a giornata, per guadagnare 50 euro nel peggiore dei casi e per essere pagati con i voucher lavoro nei migliori. Anche se, con un solo voucher (come raccontato sia dal Fatto che da Report) spesso viene usato anche per tre giorni. Nel 2013 le unità di lavoro non regolari sono risultate 3 milioni e 487 mila. Il pomeriggio si può andare al porto. I container sono un misto di merce legale e di contrabbando. Quest' ultima è ben nascosta, ha spiegato Edoardo Francesco Mazzilli, direttore dell' ufficio investigazioni Antifrode dell' Agenzia delle Dogane: sotto montagne di banane o di ananas, si celano sigarette, droga e ogni genere di merci di contrabbando. "Parlare di Napoli -diceva - è come riferirsi a un e sempio universale. Le dinamiche sono le stesse in molte altre città di Italia". Di sera, le strade attorno alla stazione si popolano: prostitute, travestiti, ragazzine e giovani uomini. Il garante dell' Infanzia della Campania, Cesare Romano, ha più volte spiegato come la zona del Centro Direzionale pulluli di minorenni che si concedono per pochi euro. La prostituzione, minorile e non, ha raggiunto un valore di circa 3,5 miliardi di euro così come lo spaccio di dro ga (11,5 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto al 2012). Insieme al contrabbando, valgono quasi l' 1 per cento del Pil. E ancora, il lavoro nero nell' industria tessile veneta, il caporalato in Puglia e Calabria. Pochi giorni fa, a Metaponto la Guardia di Finanza a individuato una società di costruzioni che aveva omesso di dichiarare entrate per un milione di euro. Ieri, a Lucca, è stata scoperta un' evasione di 18 milioni di euro: un calzaturificio produceva quasi tutto in una seconda sede tunisina. Insomma, l' Istat la chiama "non osservata" per la connaturata difficoltà nel quantificarla con precisione, ma questa economia è sotto gli occhi di tutti e dall' anno scorso è inserita nel calcolo dei conti adottato da tutti i paesi europei. Pare, poi, non conoscere crisi per la gioia di un Pil che, nell' ultimo trimestre, haregistratoun aumento dello 0,2 per cento: al di sotto delle attese e non abbastanza per assicurare al governo sul raggiungimento del +0,9 per cento entro fine anno, previsto dal Def. Nel 2013, il solo valore aggiunto dall' economia som mersa, è stato di circa 190 miliardi di euro. Nel2011 era pari all' 11,4 per cento del Pil. Ma da dove arrivano questi numeri? Quasi la metà (il 47,9 per cento) deriva dalla mancata dichiarazione fiscale degli operatori economici: parliamo di circa 99 miliardi di euro. Altri 71 miliardi derivano dal lavoro irregolare e 19 miliardi da attività come fitti in nero e mance. Le pratiche illegali, invece, producono un valore di circa 16 miliardi.

 di Francesca Scaglione

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