L'appello: task force contro la corruzione negli enti locali

Politica | 20 gennaio 2020
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Un osservatorio sovra-comunale sulla criminalità organizzata e la costituzione di un polo di alta formazione per consiglieri e dirigenti: è la doppia proposta del centro studi Pio La Torre rivolta a cittadini e amministratori per tenere mafia e corruzione fuori dai Comuni. Di questo e altro si parlerà alla conferenza organizzata mercoledì 22, alle 16.30, nell'aula consiliare del Comune di San Cipirello (Pa), sciolto per mafia nel giugno scorso. Un invito a discuterne rivolto a quanti, tra cittadini, rappresentanti sindacali e attivisti delle associazioni culturali e del terzo settore, chiedono da Nord a Sud una maggiore trasparenza amministrativa.

Sarà presente la commissione straordinaria del Comune - che ha patrocinato l'iniziativa - insieme al presidente provinciale delle Acli (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani) Antonino Tranchina, Francesco Todaro (legale dell'associazione), Francesco Citarda (Libera Terra)Enzo Campo (Cgil Palermo)Leonardo La Piana (Cisl Palermo – Trapani) e Gianni Borrelli (Uil Palermo)

“L'obiettivo della conferenza di San Cipirello è stimolare la ribellione unitaria delle tante energie democratiche, oggi silenti - spiega Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre - e liberare la gestione della cosa pubblica dalle infiltrazioni mafiose. Un'attività di sensibilizzazione che abbiamo avviato nel 2015 con un protocollo di intesa stipulato insieme ad Anci Sicilia e rivolto ad amministratori locali, manager e funzionari dei Comuni. Gravi sono le responsabilità delle classi dirigenti per non aver saputo prevenire e contrastare tale degrado, pur in presenza di un'efficacia repressiva dello Stato”. 

Secondo i dati di Avviso Pubblico nel 2019 gli enti locali sciolti per mafia sono stati 21: la Sicilia, con 7 casi, è seconda solo alla Calabria (8).  Dal 1991, anno di entrata in vigore della legge che disciplina tale istituto, in totale nel nostro Paese sono stati 249 gli enti locali sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata (tra questi, anche un capoluogo di provincia e 5 aziende sanitarie), di cui 80 in Sicilia (terza regione dopo Calabria e Campania). Nella sola provincia di Palermo, i decreti di scioglimento sono stati 33 (2 annullati, 1 archiviato) e non mancano i casi plurimi: 3 volte è stato sciolto il Comune di Misilmeri, 2 volte Altavilla Milicia, Bagheria, Cerda, Villabate.


Cosa è successo a San Cipirello

Lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità”.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, ha deliberato il 19 giugno 2019 lo scioglimento del Consiglio comunale di San Cipirello. Dopo approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso che compromettono il buon andamento e l’imparzialità dell’azione amministrativa. La gestione del Comune è stata pertanto affidata ad una Commissione straordinaria per un periodo di diciotto mesi.

L’accesso ispettivo a San Cipirello si era concluso il 26 marzo. La commissione, inviata dal Prefetto Antonella De Miro il 20 novembre del 2018, aveva passato al setaccio per quattro mesi i documenti e i provvedimenti del Comune. Sotto la lente di ingrandimento l’operato dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Geluso. Dai controlli è emerso il “possibile piegarsi dell’amministrazione comunale ai voleri della locale criminalità mafiosa”.

  • I voti di Cosa nostra: In occasione delle elezioni amministrative del giugno 2017 alcuni esponenti della locale organizzazione criminale si attivarono per procurare voti in favore di Vincenzo Geluso. In particolare viene citato il sostegno della moglie e del figlio del capomafia Salvatore Mule durante i comizi, sui social e davanti il seggio elettorale.

  • La figura del sindaco e di altri amministratori: Sotto la lente di ingrandimento della Prefettura è finita la figura del sindaco Geluso: dai suoi trascorsi giudiziari alle più recenti denunce. Ma anche le frequentazioni con criminali locali e il “bacio sulla guancia” con il boss Mulè.

Nella relazione di scioglimento vengono inoltre scandagliate anche le posizioni del presidente del Consiglio comunale e le attuali e vecchie frequentazioni di due assessori, quattro consiglieri di maggioranza, uno di minoranza e tre dipendenti comunali.

  • Il sostegno dei famiglie dei boss anche sui social network: “Bravo Vincenzo” e “grande Vincenzo” scriveva il figlio del boss. L’incoraggiamento a Geluso non solo “virtuale”: durante i comizi, la moglie e il figlio del condannato per mafia occupavano le prime file.

L’indagine racconta anche “la festosa partecipazione del sindaco, di assessori e di consiglieri comunali all’inaugurazione di un’attività commerciale esercitata in capannoni realizzati abusivamente dal figlio di un presunto prestanome di Giovanni Brusca. E anche durante l’incontro con la cittadinanza, organizzato dall’amministrazione comunale il 6 luglio 2018, le forze dell’ordine notarono la presenza di diversi “soggetti di interesse info-investigativo”. Alcuni, con precedenti penali, stazionarono accanto ai componenti dell’amministrazione comunale per tutta la durata del comizio.

In tema di appalti e servizi affidati la relazione ministeriale evidenzia “scarsa trasparenza e atti illegittimi” e “affidamenti a soggetti legati alla locale consorteria mafiosa”.

Nel settore della raccolta dei rifiuti è emerso un sostanziale monopolio del servizio dal quale hanno tratto vantaggio due imprese i cui titolari sono «vicini» al primo cittadino e/o stretti congiunti di soggetti contigui o riconducibili alla locale criminalità”. Per gli affidamenti si faceva ricorso a “plurime procedure negoziate e ripetute proroghe”. Attenzione è stata posta anche attorno alla gestione del micro-nido comunale, assegnato con una procedura viziata ad un’associazione di cooperative che hanno poi assunto familiari di mafiosi e la moglie di un consigliere di maggioranza.

Anche per quanto riguarda la gestione del cimitero comunale, al cui interno sono state eseguite numerose opere abusive, viene evidenziato come le ditte e i mezzi che si aggiravano tra i loculi appartengono a soggetti con frequentazioni mafiose. Viene contestata anche l’illegittima gestione del patrimonio comunale e tardivi controlli sull’abusivismo edilizio. Così come è stata rilevata una scarsa azione di controllo da parte dell’Amministrazione comunale guidata da Geluso in tema di accertamento e riscossione di tributi. A beneficiare della mancata riscossione, nominativi riconducibili all’Amministrazione, imprese che avevano rapporti col Comune e soggetti organici o contigui alla criminalità locale.

 di Antonella Lombardi

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