L'antimafia di cartone e la lezione di Pio La Torre
A proposito dell'indagine sul giornalista di Partinico, Pino maniaci, Emanuel Macaluso ha auspicato la ricostituzione di un genuino movimento popolare antimafia nel nome di Pio La Torre. Pubblichiamo la risposta di Vito Lo Monaco e l'intervento di Emanuele Macaluso.
Lo Monaco risponde a Macaluso.
Caro Emanuele,
tanti auguri di buona salute,
penso che ti faccia piacere sapere che la tesi di La Torre uomo solo, tanto
usata da alcuni media, da me e dal Centro Pio La Torre è stata ed è
contestata in ogni occasione.
L’ultima è stata offerta dalla celebrazione del 34° anniversario, promosso
dalle Presidenze della Commissione Antimafia e del Centro La Torre il 30
aprile al Teatro Biondo , stracolmo di giovani studenti ( a scuole chiuse) e
da tante delegazioni di scuole di associazioni antimafia, sindacati,
associazioni culturali , laiche e religiose.
Per la prima volta alla manifestazione hanno parlato, oltre i giovani e i
rappresentanti istituzionali, anche il portavoce musulmano della Consulta
delle Culture e l’Arcivescovo di Palermo.
La manifestazione ha ricordato i 40 anni della relazione di minoranza del
1976 firmata da La Torre e Cesare Terranova. La Presidente Rosy Bindi,
che ha concluso il dibattito, ci ha portato la copia di quella relazione che è
stata riapprovata all’unanimità dalla Commissione Antimafia, alla vigilia
dell’anniversario.
Puoi guardare sul sito www.piolatorre.it la registrazione , mentre nel giornale di
Sicilia del 30 puoi leggere il mio articolo di presentazione della
manifestazione, che è solo una delle oltre cinquanta che il Centro tiene
durante l’anno per ricordare le figure di Pio e Rosario ogni giorno e
alimentare, con le sue modeste forze, un movimento da riscossa sociale,
culturale e politico.
Cordialmente
Tuo Vito Lo Monaco
La nota di Macaluso.
Oggi i giornali parlano del “caso Maniaci”. Ne parliamo anche noi per dire cose che non si leggono sui quotidiani. I fatti sono noti: un giornalista siciliano, Pino Maniaci, da tempo possiede una piccola tv, Telejato, nel Comune di Partitico e, negli anni, con le sue trasmissioni dedicate alla mafia e all’antimafia è assurto ad eroe solitario e coraggioso che, minacciato, sbugiardava, smascherava e attaccava mafiosi e complici della mafia.
Ora la Procura di Palermo ha incriminato Maniaci per estorsione. Le vittime sarebbero i sindaci di Partitico e Borgetto e il racconto dei suoi comportamenti, che si leggono anche attraverso le intercettazioni, mostrano squallore, inganni, menzogne e delusione per chi giurava sulla sentinella della legalità. Giovanni Bianconi sul “Corriere del Sera” scrive: “Se c’era bisogno di un ulteriore elemento per ribadire la frantumazione e l’autodistruzione dell’antimafia che consuma se stessa attraverso le speculazioni di chi nasconde interessi privati e privatissimi dietro le bandiere della legalità e del contrasto alle cosche, eccolo arrivare dall’ultima indagine della procura di Palermo”. Ma quale antimafia si frantuma? Quella costruita dai media che hanno esaltato le gesta di questa o quella persona, i notabili del potere, in Confindustria, nelle Camere di Commercio, in alcune imprese, in un diffuso associazionismo antimafia e anche in apparati pubblici e giudiziari?
La verità però era ed è un’altra e noi l’abbiamo segnalato in passato anche su questo spazio. Abbiamo detto e ripetiamo che non c’è più una politica antimafia fatta da una sinistra con il popolo, da una sinistra attiva non solo nelle istituzioni ma nella società, nei centri produttivi, nei quartieri popolari, nella scuola, nello scontro sociale, politico e culturale. Quel che si frantuma, caro Bianconi, è l’antimafia del gesto, della dichiarazione infiammata, delle manifestazioni che si esauriscono dopo qualche ora, degli eroi solitari che sfidano, a parole, tutto e tutti, cioè nessuno. È l’antimafia di cartone.
Nei giorni scorsi, il 30 aprile, ero in ospedale e ho letto quel che si è scritto su Pio La Torre, nell’anniversario del suo assassinio (e di Rosario Di Salvo). La cosa che non si è detta è che La Torre non era un eroe solitario; c’erano il suo partito, il sindacato, un movimento popolare antimafia e per la pace, tutte forze che lui mobilitava non solo per fare proposte in Parlamento ma per operare nella società, nelle fabbriche, nelle campagne, nei quartieri, nei piccoli e gradi centri cittadini. Se non si ricostruisce nella società di oggi (oggi nel 2016), nell’economia di oggi, con i mezzi di comunicazione e di organizzazione a disposizione oggi, un movimento popolare contro la mafia di oggi, non si concluderà nulla. Occorre una rete politica e organizzativa che faccia partecipare il popolo alla politica e allo scontro sociale e civile. Se non c’è questo, la mafia e l’antimafia di facciata possono continuare, in un clima mistificatorio, a convivere. In questo caso, si frantuma il niente
Emanuele Macaluso
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