L'antimafia della società civile: la prima videoconferenza del Progetto Educativo con il Centro Pio La Torre

19 ottobre 2015
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“Non bisogna rassegnarsi alla mafia e a chi utilizza in maniera distorta gli argomenti dell'antimafia. Non è facile costruire degli anticorpi, ma è necessario, specie oggi che è in corso una indagine sulla gestione del beni confiscati alla mafia che vede coinvolti ambienti della magistratura".

Così il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, è entrato a gamba tesa sulle ultime polemiche che hanno spaccato il mondo dell'antimafia durante la prima conferenza del progetto educativo antimafia organizzata dal centro Pio La Torre, a Palermo. “Siamo passati da una fase storica in cui la parola antimafia non si poteva neanche utilizzare, fino all'abuso di chi in questi anni ha utilizzato la parola legalità per camuffare percorsi che con l'antimafia non hanno avuto nulla a che fare - ha aggiunto Faraone - ma che anzi sono stati una sorta di tuta mimetica per chi ha cercato di coprire percorsi che con l'antimafia e la legalità non avevano nulla a che fare.

È necessario costruire gli anticorpi utili nei confronti degli avversari della mafia, anche quando l'autorevolezza dei settori più importanti dello Stato è compromessa proprio a causa di alcuni loro rappresentanti”. La conferenza, intitolata “L'antimafia della società civile nella scuola e le politiche istituzionali” è stata seguita da circa 111 scuole. Tra i relatori, oltre al sottosegretario, anche il presidente del centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, e il direttore di Ansa Sicilia, Franco Nuccio.

Al centro del dibattito anche i recenti casi di cronaca che hanno visto sul fronte della educazione alla legalità e all'inclusione proprio la scuola sul banco degli imputati, come ha rilevato il sottosegretario: “Quattro scuole pugliesi hanno rifiutato un ragazzo perché figlio di un boss in carcere, altro che accoglienza. Come si può pensare di chiudere la scuola a chi probabilmente ha bisogno più di altri di spazi di condivisione positivi?”. Faraone ha fatto riferimento al caso del 7 ottobre scorso, quando quattro scuole medie di Bari avevano negato l'iscrizione al figlio di un presunto boss. “Questo ragazzo - ha aggiunto Faraone - ha bisogno di veri luoghi di educazione, di formazione civile, che lo tengano lontano da modelli criminali.

Se la scuola non lavora per superare tutto questo, se la società tutta non si adopera per superare questi preconcetti non andiamo da nessuna parte”. Il sottosegretario ha poi ricordato un altro episodio di discriminazione avvenuto in una scuola di Napoli dove “alcuni genitori hanno chiesto di non iscrivere gli alunni per l'eccessiva presenza di disabili e immigrati, poiché la loro presenza avrebbe rallentato l'apprendimento generale. Purtroppo per troppi anni si è pensato che il diventare cittadini riguardasse esclusivamente le istituzioni e il diventare studenti la scuola - ha detto - Per fortuna la scuola ha fatto tanti passi avanti nella lotta al l'inclusione e all'integrazione”.

In sala, insieme ai ragazzi che hanno aderito al tradizionale progetto antimafia del centro, erano presenti anche gli studenti che partecipano al progetto “Giovani cittadini consapevoli, attivi e responsabili” realizzato dal centro studi Pio La Torre con il sostegno del dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Rispetto allo scorso anno è stato introdotto un nuovo elemento, come spiega il presidente Vito Lo Monaco: “Quest'anno abbiamo sperimentato una nuova forma di partecipazione durante le videoconferenze, predisponendo un’applicazione informatica che consente ai ragazzi di rispondere in tempo reale dal proprio cellulare a un questionario di volta in volta diverso”.

 Nel dettaglio, i ragazzi che si sono iscritti alla piattaofrma digitale sono stati 1176, il 68% composto da ragazze. Diverse le domande che hanno abbracciato i tanti aspetti che compongono la legalità, dai comportamenti di contrasto e prevenzione della mafia a quelli di critica del bullismo e delle ultime frontiere del cyberbullismo. “Il punto da cui partiamo sempre nella costruzione di un sapere condiviso con i ragazzi – sottolinea Lo Monaco - è spiegare la complessità del fenomeno mafioso, vederne tutti gli intrecci con la politica e gli affari.

Complessità che non è facile individuare senza gli adeguati strumenti conoscitivi e culturali. E' per questo che il progetto "Giovani cittadini consapevoli, attivi e responsabili" diventa ancora più rilevante: durante questi mesi i ragazzi aumentano la loro consapevolezza nel contrasto alla criminalità organizzata”.

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 di Antonella Lombardi

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