L'anno terribile dei lavoratori siciliani, persi 400 milioni

27 gennaio 2021
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Il 2020 si è chiuso per la Sicilia con un + 1306 % di ore di cassa integrazione autorizzate  rispetto all’anno precedente, il triplo di quelle successive alla crisi del 2008. Sono più di  67 mila dunque i lavoratori  rimasti  fuori, nei mesi di crisi sanitaria, da ogni circuito produttivo, con una perdita di reddito stimata per ognuno  di loro di oltre 5.900 euro in un anno. E’ quello che emerge da uno studio realizzato, per conto della Cgil Sicilia, dal Centro studi dell’associazione Lavoro & Welfare, presieduto da Cesare Damiano, e  presentato oggi. “La cassa integrazione- ha detto Damiano- rappresenta un termometro per l’andamento dell’economia e dell’occupazione e ne testa  lo stato di salute. Guardando ai dati è evidente che non siamo messi bene e che siamo lontani dal ritorno alla normalità”. I dati sono stati illustrati da Monica Genovese, componente della segreteria regionale Cgil, che ha evidenziato “la necessità urgente e improrogabile di una riforma del mercato del lavoro, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive”

 Dall’analisi di tutte le tipologie di Cig (ordinaria, straordinaria, fondi di solidarietà, cassa in deroga ) emerge che sono andate complessivamente perdute nell’isola 17.549.678 giornate lavorative (526 milioni  in tutto il Paese) e un reddito  totale di 398 milioni di euro al netto delle tasse.  Nel dettaglio le ore coperte dai Fondi Fis hanno avuto un’impennata rispetto allo stesso periodo del 2019 del + 5.645,28% , la cassa integrazione in deroga ha registrato un aumento del 351.603,22% , la Cigs una crescita più contenuta del 30,06% mentre l’aumento più consistente, a causa della scelta caricare tutte le richieste per Covid-19 sulla Cigo, l’ha registrato la cassa integrazione ordinaria con un +2.268, 84% , pari a 42.659.396 ore,  e  picchi nelle province di Ragusa (+4,471%), Caltanissetta (+4.281%), Agrigento (+3521%).  Complessivamente sono state erogate in Sicilia risorse per cassa Covid pari a 1 miliardo e 179 milioni , inoltre 2 miliardi  e 88 milioni del fondo di solidarietà bilaterale artigiano.  Parecchi inoltre i contratti di solidarietà , + 38,89% rispetto al 2019. “Sono numeri- ha osservato il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino- che descrivono un forte peggioramento dell’andamento economico. Con la scadenza degli ammortizzatori sociali e la fine a marzo del blocco dei licenziamenti si determinerebbe nell’isola una situazione sociale difficilissima”. 

Secondo le stime della Cgil verrebbero cancellati più di 70 mila posti di lavoro, il 10% degli occupati dei settori privati  e in tutto il paese si perderebbero fino a un milione di occupati . Ecco perché il sindacato chiede la proroga degli ammortizzatori sociali per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria e il blocco dei licenziamenti. Da accompagnare  con politiche attive e con investimenti per la formazione continua  e la riqualificazione di chi esce dal circuito produttivo, per incentivare nuove competenze e garantire un nuovo ingresso nel mercato del lavoro. “Su questo obiettivo- ha detto Mannino- vanno convogliati i fondi non spesi della vecchia programmazione europea, un ruolo importante spetta dunque alla Regione”. Contemporaneamente, per la Cgil Sicilia, vanno riviste le. politiche attive del lavoro e il ruolo dei centri per l’impiego, “garantendo che programmi come garanzia giovani procedano velocemente e senza intoppi”, ha sostenuto Genovese che ha anche sollecitato un maggior utilizzo nel periodo critico attuale e post pandemia dei contratti di solidarietà. 



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